Nonostante un calo di guadagni su base annua, la multinazionale svedese ha realizzato un utile di 406 milioni di euro tra dicembre 2021 e agosto. Tuttavia, vogliono che siano i loro dipendenti a pagare per la crisi.
La catena di moda svedese Hennes and Mauritz (H&M) impiega più di 100.000 persone nei suoi 4.664 negozi in 77 Paesi e in 57 mercati online. Nei primi nove mesi di quest’anno fiscale, che va da dicembre ad agosto, il gruppo svedese ha guadagnato 4,43 miliardi di corone (406 milioni di euro).
Il dato è in calo del 30% rispetto all’anno precedente.
Per compensare questa situazione, H&M ha presentato due mesi fa un piano di riduzione dei costi e di aumento dell’efficienza, che prevede il taglio di 1.500 posti di lavoro. Con questo programma, l’azienda mira a risparmiare 2 miliardi di corone svedesi (183 milioni di euro) all’anno a partire dalla seconda metà del 2023.
Il costo di questo adeguamento ammonta a circa 800 milioni (73 milioni di euro) di oneri di ristrutturazione, che saranno contabilizzati nel quarto trimestre.
L’amministratore delegato dell’azienda, Helena Helmersson, ha rilasciato una breve dichiarazione in cui afferma cinicamente:
Il programma di riduzione dei costi e di efficienza che abbiamo avviato prevede la revisione della nostra organizzazione e siamo consapevoli del fatto che alcuni colleghi saranno colpiti. Li aiuteremo a trovare la migliore soluzione possibile per il loro prossimo passo.
Secondo l’azienda, il calo dei profitti è dovuto alla chiusura delle attività in Russia a causa dell’intervento militare in Ucraina, che le è costato 2,104 miliardi di corone svedesi (193 milioni di euro), e a fattori quali l’aumento dei prezzi delle materie prime, dei trasporti, dell’energia e dei costi di consegna, secondo il bilancio dell’azienda pubblicato due mesi fa.
H&M è il principale concorrente del rivenditore tessile spagnolo Inditex (Zara, Bershka, Stradivarius, Pull&Bear…). Anche se l’azienda fa riferimento alla guerra e alla questione energetica, la verità è che la sua politica di tagli non è nuova. Alla fine dello scorso anno, H&M ha effettuato 1.100 licenziamenti in Spagna e ha peggiorato le condizioni di lavoro di coloro che sono rimasti.
All’epoca, l’azienda diede la colpa alla pandemia e alla “costante crescita del mercato online” e annunciò un processo di “trasformazione e riorganizzazione” in tutto il mondo per avere una struttura “più efficiente”, cioè più redditizia, e per integrare i negozi fisici e online.
L’avidità capitalista, di cui H&M è un esempio, vuole che siano sempre e comunque i lavoratori e le lavoratrici a sostenere i costi delle sue crisi e delle sue guerre.
Traduzione da La izquierda Diario
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