Ultimamente il dibattito italiano sull’emergenza sanitaria si sta spostando verso la ricerca delle responsabilità e delle colpe rispetto all’inadeguata gestione della pandemia. Gestione che ha portato l’Italia ad occupare il primo podio mondiale nella casistica e ad avere il più alto tasso di mortalità al mondo, eppure ciò che sembra preoccupare la politica borghese, oltre alla garanzia di continuità nella produzione delle merci non essenziali e dei profitti, è dire al personale sanitario quale mascherina indossare e come contagiarsi.

Da anni il personale sanitario denuncia la mancanza delle risorse adeguate per garantire a tutti il diritto alla salute. Mancanze che fino ad ora non erano state così lampanti.
Infatti, proprio in questo periodo drammatico, quelle che erano considerate semplici parole di qualche infermiere o medico “impaurito” si sono trasformate in fatti, concreti e drammatici.

I tagli trentennali che hanno depotenziato tutto il Sistema Sanitario Nazionale hanno condotto progressivamente ad una mancanza di personale sanitario adeguato ed ad un progressivo deperimento dei presidi essenziali, cosa che si è ancor più aggravata grazie alla gestione privatistica della sanità, ormai decentrata a livello regionale e sempre più ibrida, attraverso numerosi investimenti dei privati, il che ha portato ad un aumento del carico di lavoro con un consistente calo degli stipendi, pur di garantire un ritorno economico in chi ha investito per speculare sulla salute di tutti.

Lo notiamo dalla mancanza di posti letto e di personale che la necessità che si è fatta emergenza: in questo periodo, infatti, innumerevoli sono gli appelli per la “chiamata alle armi” del personale essenziale (quello che fino ad ora non si è assunto) e per la riconversione di strutture e reparti utili che fino ad oggi erano stati dismessi (si veda il caso delle strutture sanitarie intermedie napoletane, dapprima chiuse e oggi riaperte per far fronte all’emergenza COVID19).

Insomma, la gestione che fino ad oggi ha caratterizzato la sanità su impulso dei governi di tutti gli schieramenti politici è risultata totalmente fallimentare, se non addirittura criminale!

Eppure oggi, noi personale sanitario dobbiamo fronteggiare questa pandemia, dobbiamo combattere questa guerra che questo sistema sociale ha generato.

Ma noi non ci stringiamo a coorte, noi non siam pronti alla morte per le vostre speculazioni e per i vostri profitti, già troppi sono i contagiati ed altrettanti sono i decessi del personale sanitario in questa crisi sanitaria.

Perché? Perché oltre la disgustosa retorica patriottica c’è la volontà di chi ha generato questa guerra, una volontà tesa a garantire sempre meno il diritto alla salute e sempre più il diritto ai profitti di pochi.

Ultimamente abbiamo notato, a tal proposito, un avvicendamento inusuale di linee guida falsate e proposte di legge letteralmente criminali che tutto fanno intendere fuorché una gestione scientifica e scevra di responsabilità dell’emergenza:
Il 14 marzo, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato delle raccomandazioni sull’uso dei famigerati DPI. Raccomandazioni che hanno destato non pochi sospetti sulla fondatezza scientifica di ciò che era riportato: si legge, ad esempio, che in caso di pazienti contagiati occorre adoperare la sola e semplice mascherina chirurgica, a meno che non si eseguano procedure che generino aerosol (intubazioni, bronco-aspirato, etc..), quando poi è noto a tutti (persino il sito dell’Inps-Inail riporta i dati corretti!) che queste non garantiscono una protezione totale del viso esponendo all’ingresso di potenziali droplet o all’uscita degli stessi –il testo suggeriva di far indossare il dispositivo ai pazienti se ben tollerato.


Su questo suggerimento, poi, una sperimentazione è stata condotta: Su MedicalFacts di Burioni si rende noto che uno studio pubblicato su Nature Medicine ha rivelato che probabilmente le mascherine semplici “chirurgiche” potrebbero essere efficaci sui pazienti covid, come barriera di contenimento dei droplet, se indossate da questi ultimi (ossia non dagli operatori medici ed infermieri!!).

Eppure, persino Burioni ci tiene a precisare che una comprovata validità di questa teoria non c’è in quanto lo studio è stato condotto con vari patogeni, tra cui alcuni Coronavirus, ma non il SARS-CoV-2, responsabile dell’attuale pandemia.

 

Da quel testo dell’ISS, poi, abbiamo visto la toppa che questo sistema sociale e produttivo ha messo sulla vergognosa mancanza di dispositivi di protezione individuale adeguati per il personale sanitario: Le mascherine di protezione facciale FFP2 e FFP3 venivano consigliate in casi estremamente specifici, come se le persone non respirassero, come se i pazienti positivi al SARS-CoV-2 potessero tutti controllare il proprio respiro e l’emissione di eventuali virioni. Come se il virus fosse emesso soltanto durante le procedure invasive. Chissà allora perché c’è un così grande contagio in Italia!

L’essenza ridicola di queste raccomandazioni si è fatta ancor più criminale quando a sostengo di queste si sono diffuse raccomandazioni avverse ai DPI realmente essenziali: Il filtro, secondo i noti ricercatori anonimi dell’ISS, protegge l’operatore e non i pazienti, aumentando il contagio.

Nulla di più manipolato è mai stato detto da persone che dovrebbero gestire la sanità in nome del diritto alla salute di tutti: Ammettere le responsabilità sulla mancanza dei dispositivi adeguati è ciò che ci dovremmo sentir dire da questi criminali, non certo un “siate parsimoniosi”. Il virus non è parsimonioso.

Se il personale sanitario utilizza una FFP2, ad esempio, lo fa con pazienti positivi e sospetti proprio per evitare di essere contagiato e quindi di diffondere il contagio a pazienti non positivi, poiché la classe di mascherine in questione è utile proprio per evitare che il medico o l’infermiere si infetti, dapprima quindi di diventare vettore per ulteriori contagi.

Ma tutto ciò non è stato detto né fatto ed i dati parlano chiaro: dall’inizio dell’epidemia il sistema sanitario regionale-ibrido, sia lombardo che veneto, non ha dedicato corsie preferenziali ai covid, infettando ulteriori pezzi di popolazione negli ospedali; inoltre, non ha fornito le giuste mascherine, portando ad un numero di contagiati tra il personale sanitario superiore alle 10 mila unità, con più di 150 morti tra medici ed infermieri. Dire, oggi, che quelle mascherine non vanno indossare è da criminali.

Il 28 marzo, poi, l’Istituto corregge il tiro: senza ammettere le proprie responsabilità in merito alla diffusione di contenuti altamente pseudoscientifici e lesivi per la salute collettiva, una nuova versione delle raccomandazioni è stata caricata ed aggiornata. Come possiamo noi operatori e professionisti della sanità affidarci a questa gente? Come possiamo mettere nelle mani di chi pretende di non avere colpe la nostra salute e quella dei nostri pazienti?

Rigettiamo totalmente ogni raccomandazione dell’Istituto Superiore di Sanità in materia di prevenzione e pretendiamo i dispositivi di protezione individuale adeguati alla pandemia COVID19 in base alla normativa europea UNI EN 149!

Pretendiamo che il controllo sulla crisi sanitaria passi dalle mani del governo nelle mani dei lavoratori, senza più alcun dato falsificato. Pretendiamo il pieno controllo su questa gestione dato che questo sistema sociale è totalmente fallimentare e degenerato per poter finanche garantire il diritto alla salute collettiva!

Come?
Innanzitutto attraverso l’esproprio senza indennizzo e la riconversione delle industrie tessili e di produzione delle plastiche, con l’instaurazione ed il controllo dei comitati dei lavoratori rispetto ai livelli di sicurezza e di produzione, per la garanzia di produzione delle mascherine FFP2 e FFP3, dei camici, delle visiere, dei caschi e dei calzari per garantire la giusta protezione a chi deve garantire la salute della popolazione.

Attraverso la riconfigurazione generale della sanità italiana, con l’abolizione dell’aziendalizzazione ASL, del decentramento regionale e delle speculazioni private nella sanità, con l’esproprio senza indennizzo della sanità privata e con il ritorno alla gestione delle Unità Sanitarie Locali USL, nelle mani delle assemblee del personale sanitario stabilizzato a tempo indeterminato, con pieni poteri rispetto a tutto ciò che oggi è di competenza di qualche funzionario o commissario, con il riassestamento dell’organico su un funzionamento adeguato, con rapporto di un infermiere ogni due pazienti, di un medico ogni cinque pazienti e di un operatore socio-sanitario ogni due pazienti.

E per far fronte alle necessità economiche della popolazione ed alla crisi economica che verrà dopo questa crisi sanitaria?
Una patrimoniale progressiva che prenda i capitali necessari da chi oggi detiene più del doppio della ricchezza rispetto alla popolazione povera e lavoratrice, capitali utili per rifinanziare la sanità e per garantire a tutti coloro che sono in quarantena e senza lavoro un reddito basilare di almeno 1200€ netti, mentre coloro che non possono lavorare perché le attività non sono essenziali alla salute ed al benessere collettivo, la garanzia del salario pieno da parte dei loro padroni di almeno 1500€ netti.

Soltanto garantendo un controllo scientifico e democratico della pandemia rispetto a chi è in prima linea ed a chi è obbligato a produrre merci e beni realmente essenziali per la sopravvivenza e per la sanità si potrà porre fine a questa ecatombe di proporzioni mondiali. Soltanto togliendo i capitali a chi li ha accumulati a dispetto della salute e del benessere di tutti si potrà porre fine a questo sistema di speculazione, profitti e sfruttamento.

La salute è la nostra. La crisi è la loro!

Michele Sisto

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.