Riportiamo il volantino recentemente distribuito dal Coordinamento Operai Autorganizzati FCA allo stabilimento VM Motori di Cento (Ferrara) del gruppo FCA. La situazione della fabbrica, come dicono i compagni, è di sottomissione e paura di fronte a un’azienda che usa ogni strumento per silenziare e isolare i suoi dipendenti a livello sindacale e politico, e per mostrarsi all’esterno come “azienda modello”. La realtà è che l’investor day del prossimo primo giugno a Balocco, con le anticipazioni di Marchionne sul triennio industriale 2019-2022, sarà il primo passo verso l’abisso dei licenziamenti di massa dei prossimi anni, con la riconversione delle attività e degli investimenti FCA, specie nel caso degli stabilimenti legati al diesel, proprio come quello di Cento.


Sono ormai quattro anni che la VM appartiene al gruppo FCA; quattro anni dove il peggioramento delle condizioni di lavoro è sotto gli occhi di tutti; quattro anni dove il clima in fabbrica è ormai quello del carcere: le “guardie giurate” vi perquisiscono, i dirigenti seguono le vostre assemblee, controllano cosa dite, cosa pensate; non basta: vi puniscono con lettere di contestazione per ogni minima cosa che a loro non stia bene.

A cosa serve questo clima di paura e isolamento? A sfruttarvi di più: il padrone vi impone ritmi straordinari per poi costringervi a stare in cassa integrazione. Il risultato? Il salario ve lo paga in parte lo Stato (cioè voi stessi ve lo pagate tramite le tasse), lavorate di più, avrete meno pensioni e ci sono più infortuni, anche se vi mandano in clinica privata e non si viene a sapere fuori dalla fabbrica.

Si bruciano di continuo posti di lavoro con “dimissioni volontarie” (65 in poco tempo a Cento) o con mancati rinnovi di migliaia di contratti di pochi mesi come a Pomigliano; se ci sono tanti colleghi depressi o sotto farmaci, non è un caso o una fatalità: è il clima pesante, precario, di intimidazione che si è creato in fabbrica.

Questi sono tutti frutti dell’accordo nazionale FCA che è peggiore di quello metalmeccanici: Marchionne prende 42 milioni all’anno (200 anni del nostro stipendio), noi dovevamo prendere 2800 euro al mese… li avete visti? In 10 anni abbiamo perso 20.000 posti di lavoro per la chiusura o il forte ridimensionamento di tanti stabilimenti (Termini Imerese, Mirafiori, Cassino, Pomigliano, ecc….). Il padrone rivendica “1800 assunzioni a Melfi”: sì, però col Jobs Act, con 20 turni settimanali, cioè lavoro tutti i fine settimana, e con repressione garantita degli operai che osano alzare la testa contro questo sfruttamento!

Direte: sì, però abbiamo un lavoro, lo stipendio c’è. Il problema è che Marchionne non la pensa come voi!

Marchionne ha comunicato che ci sarà uno stop alla produzione di motori diesel. Questo vuol dire licenziamenti e probabile chiusura nei prossimi anni della fabbrica di Cento come quella di Pratola Serra in Campania.

“Cresce FCA, prima in Europa”: però si annunciano licenziamenti a migliaia anche nelle altre fabbriche, come Pomigliano e Mirafiori: la ricchezza che produciamo diventa tutta profitto per gli Agnelli mentre in tanti rimarremo per strada.

Noi siamo operai che hanno detto basta e che si sono uniti per lottare insieme, per sfidare la repressione dentro le fabbriche, per respingere i licenziamenti, per garantirci un futuro. Apparteniamo a diversi sindacati: i nostri interessi sono gli stessi, aldilà della tessera che abbiamo. Non aver firmato il contratto, come ha fatto la FIOM, non basta! I dirigenti sindacali non hanno scelto la strada della lotta, ma quella del silenzio, della passività, della sconfitta giorno dopo giorno: serve un’altra direzione, una vera risposta all’attacco che Marchionne e gli Agnelli ci hanno lanciato.

Coordiniamoci! Costruite insieme a noi il Coordinamento Operai Autorganizzati FCA, che è già presente in molte fabbriche FCA, che ha organizzato un grande sciopero in tutta Italia lo scorso 23 marzo, con l’adesione di centinaia di operai che con coraggio hanno deciso di alzare finalmente la testa.

 

Coordinamento Operai Autorganizzati FCA

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.