Dopo il successo del film di Patty Jenkins completamente dedicato alla ”Atena moderna”, Wonder Woman, un’altra regista decide di dedicare un’ennesima pellicola alla portentosa amazzone con “Professor Marston & The Wonder Woman”.
Angela Robinson ricostruisce la storia dei creatori della famosa eroina del marchio DC, analizzando il contesto politico e sociale che portarono alla nascita di un personaggio che ha portato una piccola rivoluzione del ruolo femminile nell’arte del fumetto e non solo.

 

Il principio

Il Professor Marston (Luke Evans) è un docente di psicologia presso la prestigiosa università di Harvard che lavora a stretto contatto con la propria moglie: Elizabeth Marston (Rebecca Hall). Mentre il professore riesce ad ottenere una cattedra senza alcun problema, nonostante le innumerevoli qualifiche, Elizabeth non riesce nemmeno ad ottenere un dottorato (PhD), a causa del suo essere donna. Di conseguenza, Mrs. Marston decide di appoggiare e seguire il proprio marito durante le lezioni di psicologia. La psicologia è una materia nuova, da poco diventata indipendente dall’ala della filosofia. Infatti, è un corso frequentato da tante fanciulle che devono solo completare il programma universitario. Se poi a tenere il corso c’è anche un affascinante professore che parla di teorie sessuali, il gioco è fatto: tutte le alunne pendono dalle labbra di Mr Marston, il quale introduce durante queste lezioni la sua teoria dei “Quattro quadranti dell’agire umano” (Influente, Dominante, Stabile e Coscienzioso).
Tra le alunne, risalta la giovane Olive (Bella Heathcote), non solo per l’angelica bellezza, ma anche per un curriculum accademico impressionante. Ben presto, Olive diventa assistente dei due coniugi, aiutando loro nella creazione della macchina della verità. Quello che inizia come un gigantesco esperimento comportamentale\emozionale, sfocerà ben presto in un ménage à trois. Da questa esperienza sentimentale, il professore getterà le basi per il personaggio di Wonder Woman, fondendo le due donne con cui condivide la propria vita. Elizabeth rappresenta la forza ed il cinismo, mentre Olive è il candore, la purezza e la dolcezza. Wonder Woman, infatti, si mostra forte e tenace nei confronti dei propri nemici, ma anche empatica, pronta ad un confronto con loro. La natura dell’uomo, per Marston, è anarchica, basata principalmente sull’uso della forza bruta; mentre l’indole femminile è più propensa al dialogo e alla protezione del prossimo, ergo: “Perché non sono le donne a governare il mondo?”, chiede il professore durante una lezione sulla natura umana.

 

Proibizionismo e femminismo

La vicenda ha inizio nel 1928, in pieno Proibizionismo, quando erano proibite la vendita di alcolici e la diffusione di stampe erotiche o pornografiche: una pesante limitazione per Marston e per l’applicazione sperimentale dei suoi studi sulla sfera sessuale. Il moralismo bigotto, sessuofobico, era un perno fondamentale della società americana del tempo; non a caso, appena i pettegolezzi di questa relazione a tre giunge alle orecchie delle alte sfere accademiche, i coniugi Marston saranno licenziati e Olive espulsa: la donna non doveva uscire dal ruolo di angelo del focolare e di devota al proprio marito e alla crescita e cura della prole. La psicologia aveva appena iniziato gli studi sul piacere femminile, il quale si credeva dipendesse solo dalla congiunzione con l’organo riproduttivo maschile. In sintesi, solo la penetrazione vaginale, atto strettamente legato alla riproduzione, poteva provocare piacere. Di conseguenza, l’attrazione omosessuale tra donne era del tutto esclusa e perfino reclusa nella sfera delle perversioni sessuali, poiché priva di un fine legato alla continuazione della specie.
A questo clima di censura della vita si opponeva il movimento femminista moderno, che ha senz’altro una forte influenza sullo spirito del film.

L’introduzione alla politica femminista del primo Novecento viene introdotta proprio dalla piccola Olive, che si scopre essere nipote di Margaret Sanger, colei che fondò il movimento per il controllo delle nascite e che fu teorica del piacere e della sessualità femminile. I coniugi Marston, entrambi attivi nel movimento, vedono, nei propri studi e nel proprio modo di vivere l’amore e la famiglia, una grande lezione di femminismo. La stessa lezione che il Professor Marston cerca disperatamente di inserire nelle vignette di Wonder Woman.
Le prime stampe del fumetto furono causa di scandali e obiezioni, poiché inserivano esplicitamente pratiche come: bondage, sottomissione e spanking. Tuttavia, secondo la stessa teoria di Marston dei “Quattro quadranti dell’agire umano”, queste pratiche non avvengono solo nell’atto sessuale, ma anche nella comunicazione quotidiana, in politica, nelle aule universitarie, cioè nella stessa società ottusa e bigotta che Wonder Woman combatte.
Ben presto, il professore sarà chiamato a difendere la propria opera davanti alla commissione della Child Study Association of America, che vedeva nel fumetto una possibile deviazione per i pargoli, ignorando completamente gli studi di Freud sulla sessualità infantile. La risposta di Mr. Marston sarà: “Insegno ai lettori a sottostare ad un’autorità amorevole e quella sottomissione è piacevole. I ragazzi lo devono capire se vogliono rispettare donne potenti”.
Dopo la morte di Mr Marston nel 1947, i nuovi editor eliminarono la maggior parte dei temi erotici in Wonder Woman: bisognerà aspettare gli anni ’70 per vedere le originali dinamiche ripristinate.

In conclusione, il film di Angela Robinson è un biopic che, a partire dalle vite dei creatori di Wonder Woman, mostra gli enormi ostacoli e impedimenti che si pongono ancora oggi nella società borghese alla libertà sessuale e a quella della ricerca scientifica, costretta in un mondo del lavoro che aliena e nega la piena libertà d’espressione.

 

Sabrina Monno

 

Nata a Bari nel febbraio del 1996, laureata presso la facoltà DAMS di Bologna e studentessa presso Accademia Nazionale del Cinema, corso regia-sceneggiatura. Lavora prevalentemente in teatro, curando reading di lettura e sceneggiature.