26 maggio 2018, Parigi. Un giovane sans papier (i più, in Italia, tradurrebbero come “clandestino”) di nome Mamoudou Gassama, scala a mani nude quattro piani di un palazzo per salvare da una rovinosa e certamente fatale caduta un bimbo di quattro anni. Il video finisce immediatamente su youtube facendo diventare il ragazzo un caso mediatico ricevendo in pochi giorni milioni di visualizzazioni di entusiasti ammiratori.

Chi è Mamoudou Gassama? Un ragazzo come tanti, nato in Mali ventidue anni fa, costretto a lasciare il proprio paese, attraversare il proprio continente d’origine, passare per il Niger, la Libia, attraversare il Mediterraneo, sopravvivere fino ad arrivare in Francia, dove potrà finalmente farsi una vita lontano dalla paura di morire dentro un lager, in guerra o affogando in mare. La stessa storia di tanti altri lavoratori e lavoratrici, la stessa storia che per troppe centinaia di persone non prevede un lieto fine.

Successivamente al gesto di coraggio lo Stato francese si accorge di lui, Macron stesso decide di incontrarlo e, per premiarlo, gli “concede” la cittadinanza, un diploma che attesta “la riconoscenza della Repubblica” e gli viene proposto di aggiungersi al corpo dei Vigili del Fuoco della capitale francese. Insomma gli vengono concessi documenti e lavoro, quello che ogni ragazzo, uomo o donna, immigrato chiede per vivere la propria vita in pace.

Macron, senza alcuna vergogna o imbarazzo, insomma, fa leva sull’entusiasmo e l’affetto generale scaturito comprensibilmente da un gesto coraggioso per far vedere che l’Europa è incline all’accoglienza, probabilmente anche come gesto politico di sfida ai populismi nazionalisti del Front National e, a livello continentale, della Lega e del Movimento 5 Stelle o dalla destra antieuropeista britannica.

Ma quello che realmente il presidente francese fa è pura e semplice propaganda populista, utilizzare un evento estemporaneo e del tutto marginale di fronte a un tema enorme sia nei numeri in cui si presenta che per gli effetti drammatici che produce per farsi belli davanti all’elettorato di sinistra di sponda piccolo borghese è vergognoso e attesta fuor di dubbio che tutte le carte e le parole sull’uguaglianza, contro la discriminazione e sulle pari opportunità non sono altro che, appunto: carte e parole. Nella realtà decine di migliaia di esseri umani che vivono in Francia (il numero esatto non si conosce dato che per l’instabilità lavorativa un grande numero di questi passa dall’avere i documenti di soggiorno al non averli con grande frequenza) non hanno alcun “diritto” a costruirsi una vita, al massimo possono guadagnarselo in maniera del tutto fortuita diventando “eroi per un giorno”.

E l’operaio egiziano che vive in fabbrica per mantenere la propria famiglia? La lavoratrice siriana fuggita dalla guerra? Il ragazzo disoccupato dell’hinterland parigino? Loro non hanno forse diritto a vivere la propria vita nella stabilità economica e nella tranquillità senza l’assillo di essere deportati nel paese dal quale sono fuggiti? Evidentemente no.

E’ sempre più necessario rivendicare il diritto a muoversi in tutti i paesi da parte di tutti, respingere la logica del migrante “buono” contro il migrante “cattivo”, pretendere documenti e lavoro per tutti, pretendere che tutti a prescindere dal paese e la lingua d’origine e la religione possano partecipare attivamente alla politica dei paesi dove lavorano, studiano, vivono. Solo in questo modo si potranno appianare gli attriti nazionalisti e razzisti in seno agli sfruttati e arrestare il rafforzamento delle forze semi-fasciste e populiste che imperversano in Europa. Non è rischiando la vita con gesti eroici che si dovrebbe conquistarsi la possibilità di vivere, tutti devono poter vivere, tutti devono poter lavorare e se in questo sistema sociale non è possibile allora tutti gli sfruttati devono combattere perché lo diventi, in un modo o nell’altro.

CM