Buone notizie per gli operai della logistica di Zara iscritti al SI Cobas, che nei primi di maggio hanno finalmente ottenuto dei miglioramenti delle loro condizioni lavorative in seguito ad uno sciopero e a ripetute azioni di boicottaggio davanti ai negozi. Più nel concreto questi miglioramenti prevedono l’applicazione del contratto nazionale della Logistica e Trasporti Merci (che in particolare stabilisce un aumento medio di 108 € al mese per ogni operaio a seconda anche del livello), un nuovo inquadramento aziendale con aumenti di livello e un risarcimento economico.

In realtà lo sciopero che ha coinvolto la cooperativa ModaItalia Malang Logistic, che agisce all’interno del sito della multinazionale spagnola a Reggello (FI) dove per conto di DHL si caricano e scaricano le merci dei negozi Zara, è nato a causa di ulteriori condizioni di repressione e di sfruttamento. Nello stabilimento infatti, dove lavorano circa 50 facchini tutti di origine straniera, si sono alternate ben 17 cooperative: il solito “giochetto padronale” per modificare i contratti dei dipendenti a seconda dell’occasione. Le ricadute concrete di questo stato di cose sono purtroppo ben note ai lavoratori, tra orari al limite della sopportazione umana, turni di lavoro assegnati senza preavviso, soppressione di ferie, malattie, Tfr e tredicesima.

È soprattutto grazie a questa politica di sfruttamento spietato che nel 2017 Zara ha fatturato la bellezza di 17 miliardi di dollari. Non dobbiamo mai dimenticarci di queste cifre da capogiro quando il professore di turno tenta di spiegarci che, nel nome di un fantomatico bene comune di tutta l’azienda, i lavoratori dovrebbero fare sacrifici e accettare forme più o meno legali quali il lavoro in nero, i voucher, i contratti a tempo determinato, i contratti da stagista, i contratti di precariato…

In Italia, stando a quanto afferma l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, gli stipendi sono tassati quasi il doppio: un operaio che percepisce 1350€ mensili al suo titolare costa in realtà circa 2357€, tanto che in Europa l’Italia è al terzo posto per tassazione lavorativa. Contro quelle poche irregolarità sanzionate poi dalla legge esisterebbe il cosiddetto Ispettorato del Lavoro che però, stando ai dati raccolti dal Ministero del Lavoro, nell’ultimo anno (2017) ha diminuito del 16-17% i controlli sui luoghi di lavoro, senza poi contare i mille escamotage che permettono ai datori di lavoro di cavarsela, qualora si rilevino irregolarità, giustificandosi con una difficile situazione economica e presentando ricorsi col fine di sfruttare a proprio vantaggio i lunghissimi tempi della giustizia italiana.

Anche nei casi tutelati dalla legge, quindi, far ricorso non basta, anche perché la legge italiana è molto ambigua e solitamente nei processi vince chi ha l’avvocato più bravo. La vittoria che oggi festeggiamo ci mostra chiaramente, assieme ad altre che il SI Cobas ha ottenuto nel tempo, che solo scioperi, picchetti, occupazioni e sabotaggi fatti con persistenza possono portare a dei risultati che, seppur piccoli, possono servire come come trampolino per avanzare nuove rivendicazioni ed estendere la lotta dei lavoratori a tutti i settori della produzione.

Azimuth

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