In questi giorni si è consumato l’ultimo atto di terrore perpetrato dall’Isis contro la cultura occidentale.

Il luogo prescelto per questo atto di terrorismo è stato il concerto di una famosissima cantante americana: Ariana Grande. C’è un motivo per cui si è scelto questo evento: colpire ragazzini in età adolescenziale che erano lì per ascoltare un po’ di musica e vivere felici.

Secondo gli inquirenti l’attacco, avvenuto alle ore 22:30 di lunedì 22 maggio presso la Manchester Arena, è stato attuato da un solo uomo che ha fabbricato una bomba grezza con l’aggiunta di chiodi per aumentarne i danni.

Circa 20.000 erano gli spettatori del concerto. All’improvviso un boato scuote l’anima di tutti i presenti: inizia a dilagare il panico e c’è chi, pur di scappare da quell’orrore, si butta sugli scalini. Il bilancio è di 22 morti, una centinaia di feriti e ben 12 dispersi. Molti fra i morti erano ragazzini, il che dà una misura di quanto sia contorto il pensiero umano, di quanto lontano ci si possa spingere spinti a un’ideologia o da una religione.

Si presume che l’attentato sia per mano dell’Isis, tanto che alcuni siti affiliati ne hanno rivendicato ore dopo la paternità.

L’Isis è un organizzazione criminale che recluta ragazzini di strada e li addestra a combattere e ad avere un unico pensiero: uccidere. Nonostante il fatto sia accaduto durante le primarie inglesi, quindi in un periodo di tensione pubblica, le congetture complottiste non stanno in piedi. Questa organizzazione, attiva ormai da anni, ha infatti rivendicato diversi attentati attuati con le stesse modalità.

Sta di fatto che l’Isis, come ogni altra organizzazione criminale non può continuare a mietere vittime giustificandosi con la religione, con un’ideologia sbagliata che domina la mente delle persone e le porta a compiere atti del genere.

Gli attentatori, spesso ancora giovani, provengono da famiglie che hanno perso, del tutto o in parte, quello che gli era necessario per vivere: una casa, un lavoro, una famiglia. È su questo che l’Isis fa leva, dando a queste persone qualcosa in cui credere, un nemico su cui sfogare la rabbia.

L’unico modo per togliere terreno a questo fenomeno sarebbe far cessare i bombardamento messi in atto dai vari paesi, ma probabilmente ciò non basterebbe. I proletari di queste terre martoriate dovrebbero insorgere e ribaltare le sorti delle proprie vite, abbattendo l’Isis, e ricominciare a lavorare per rimettere in sesto la propria condizione.

La violenza genera violenza. Gli abitanti delle maggiori aree di reclutamento dell’Isis, stufi di essere saccheggiati dall’Occidente delle proprie risorse naturali, quali petrolio e gas, hanno dichiarato guerra agli infedeli, persone normali che credono in un’altra religione, che sia giusta o sbagliata. Uno stato di terrore che ormai è insito in tutte le persone e che spaventa molti, tanto che le misure di sicurezza attuate per difendersi sono ormai ai livelli massimi, cosa che permette allo Stato di vigilare e colpire le persone con maggiore forza. L’esercito permanente, che dovrebbe essere abbattuto coma la burocrazia, in questo stato di crisi dà sicurezza alle persone.

Gli interessi economici dello stato prevalgono sulla popolazione, e i proletari vengono colpiti dalle conseguenze. Abbattere lo stato e combattere ogni forma di criminalità è una condizione necessaria affinché il proletario possa avere un tenore di vita dignitoso e non debba essere usato come pedina nelle mani di pazzi.

Doc – Red