La mattina presto del 24 maggio 1940, una ventina di uomini armati fece irruzione nella casa di Trotsky a Coyoacán, passando di stanza in stanza a mitra spianato, ma senza ottenere il risultato sperato. Fu la prima azione di una delle tre squadre formate per assassinare il leader rivoluzionario.


Il 9 gennaio 1937, Leon Trotsky arrivò in Messico, sfuggendo ai tentativi di Stalin di eliminarlo nel contesto dei sanguinosi processi di Mosca. In questo senso, stava arrivando in un mondo nuovo che gli avrebbe permesso una tregua dalle vessazioni dello stalinismo in tutta Europa, che aveva fatto pressioni diplomatiche per tenerlo agli arresti domiciliari in Norvegia negli ultimi quattro mesi, con l’intenzione di una successiva estradizione verso l’URSS. Per questo dichiarò al suo arrivo a Tampico

Stalin si sta giocando molto. I suoi calcoli primitivi basati sulla sorpresa e sulla velocità si sono avverati solo a metà. Il mio trasferimento in Messico altera improvvisamente l’equilibrio di potere a scapito del Cremlino. Ho avuto la possibilità di appellarmi all’opinione pubblica mondiale. Dove andrà a finire tutto ciò? [1]

Questo “cambiamento nel rapporto di forze” permetteva al vecchio leader rivoluzionario di lanciare una controffensiva democratica, facendo appello all’opinione pubblica, con comitati di difesa in diversi paesi (USA, Inghilterra, Francia, Cecoslovacchia) che portò alla costituzione della Commissione Dewey e alla sua dichiarazione di innocenza.

L’essere esiliato in Messico permise al Comintern di coinvolgere nella campagna contro Trotsky i militanti messicani, tanto il Partito Comunista Messicano come il capo della Confederazione dei Lavoratori del Messico, e astuto politico di sinistra, Lombardo Toledano. Avvisati della richiesta di asilo, gli stalinisti e i lombardisti condussero un’intensa campagna sui propri giornali e sulla stampa borghese per l’espulsione del leader rivoluzionario. Ma, visti i cattivi risultati, i gli attacchi successivi ordinati da Mosca comprendevano anche l’attacco fisico, come scrive Olivia Gall,

Così, a partire dal marzo 1937, iniziò a delinearsi un piano in cui il Partito comunista messicano (PCM) sarebbe stato chiamato a collaborare a quella che sarebbe stata chiamata, dall’agosto 1938, “l’azione diretta” contro Trotsky, un piano in cui Lombardo Toledano sarebbe stato volontariamente coinvolto. [2]

Una scia di morte spinta da Stalin aveva raggiunto quasi tutta la famiglia di Trotsky: la sua prima moglie, le sue figlie, il figlio Sergei arrestato e poi fucilato, il genero e illustre militante dell’opposizione di sinistra Platon Volkov, padre dell’amato Esteban (Sieva) Volkov. I suoi grandi amici e compagni, da lui stimati, come Adol’f Joffe, spinto al suicidio, il ricordo di Rakovskij (il suo “ultimo legame con la vecchia generazione rivoluzionaria” costretto alla capitolazione e fucilato nel 1941), i suoi segretari Erwin Wolf, Rudolf Klement, simpatizzanti come Ignace Reiss, ex membro della NKVD, e infine suo figlio e stretto collaboratore politico Leon Sedov.

Tuttavia, superando questa carica emotiva negativa, Trotsky, accompagnato dalla sua tenace moglie Natalia, avrebbe continuato a lottare “fino al giorno in cui Stalin li avrebbe lasciati vivere”, come diceva lui stesso. Natalia ha scritto di questo:

Ha compiuto 60 anni. È solo. Si sente come l’ultimo combattente di una legione annientata. Per molti è diventato un simbolo, e lui lo sa. Il suo dovere è quello di mantenere una dottrina, una verità storica, una tensione di speranza. Per tutti questi motivi è condannato. [3]

Lungi dal farsi atterrire dalla lontananza delle terre della sua vecchia militanza, si dedicò a conoscere il Messico e l’America Latina, per la loro cultura e la loro storia e anche per la sezione statunitense in ascesa della Quarta Internazionale, e la lotta di classe nel nuovo centro imperialista in via di consolidamento. Per “il Vecchio” era necessario continuare a lottare per la strategia della rivoluzione socialista mondiale, e ciò significava monitorare da lontano e giorno per giorno il polso della decadente Europa, e prepararsi programmaticamente in vista della vicinanza di una nuova guerra – si sarebbe tenuta a New York alla fine del maggio 1940, una Conferenza straordinaria della IV Internazionale, che approvò un ampio manifesto scritto da Trotsky – di portata mondiale, e delle implicazioni politiche per difendere lo Stato operaio in mezzo alla barbarie capitalista.

Contro l’avversario imperialista noi difenderemo l’URSS con tutta la nostra forza. Tuttavia, le conquiste della rivoluzione d’Ottobre gioveranno alla popolazione solo se essa si dimostrerà in grado di affrontare la burocrazia stalinista, come ai loro tempi ha affrontato la burocrazia zarista e la borghesia. [4]

Nello stesso tempo stava preparando, insieme ai suoi fedeli compagni, segretari e capi di piccoli ma fermi gruppi rivoluzionari, l’organizzazione e la tattica per la costituzione di una nuova organizzazione internazionale rivoluzionaria, che era diventata il suo centro di gravità, come scriveva nel suo diario dell’esilio:

Il crollo delle due Internazionali ha posto un problema […] Le peculiarità del mio destino personale mi hanno posto di fronte a questo problema armato di tutto punto di una seria esperienza. Dotare la nuova generazione di un metodo rivoluzionario scavalcando i leader della Seconda e della Terza Internazionale è un compito che, al di fuori di me, nessun uomo è in grado di svolgere. [5]

E con questa convinzione e responsabilità lavorò duramente a Coyoacán. Ma, mentre la casa di Trotsky ribolliva di lavoro rivoluzionario e di ottimismo, le strade di Città del Messico erano infestate da una pletora di sicari che si preparavano a eseguire gli ordini da Mosca. Due di loro erano Roland Abiatte e Charles Martignat, datisi alla macchia quando sono stati identificati come gli assassini di Ignace Reiss, ma c’erano anche i Vidali, Codovilla, Eitingon, Griguliev, tra gli altri.

 

Dialogo tra sicari

Oltre a Trotsky, non c’è un’altra figura importante nel movimento trotskista. Se eliminiamo Trotsky, ogni pericolo sparirà” – Stalin, riportato da Sudoplatov.

Pavel Sudoplatov era uno dei membri più sanguinari dell’apparato stalinista degli anni ’30, responsabile della pianificazione di centinaia di omicidi organizzati dalla GPU (poi NKVD). Alla fine degli anni ’80 ha pubblicato le sue memorie, tra le quali descrive il giorno in cui Stalin e Beria lo hanno nominato vicedirettore del Dipartimento degli Esteri della NKVD:

Trotsky e i suoi sostenitori rappresentavano un grave pericolo per l’Unione Sovietica, perché erano in competizione con noi per diventare l’avanguardia della rivoluzione comunista […] [Pertanto] Beria propose di affidarmi la responsabilità di tutte le operazioni anti-trotskiste della NKVD per sferrare un colpo definitivo alla testa del movimento […] Avrei avuto la missione di mobilitare tutte le risorse della NKVD per eliminare Trotsky, il nemico numero uno del popolo.

Stalin, dopo aver espresso la sua rabbia per il fatto che nel corso del 1937 Spielglass, predecessore di Sudoplatov, non era riuscito a eliminare il leader dell’opposizione internazionale di sinistra, annuì ascoltando il nuovo piano di Beria e pontificava:

Oltre a Trotsky, non c’è un’altra figura importante nel movimento trotskista. Se eliminiamo Trotsky, ogni pericolo sparirà […] dobbiamo finirla con Trotsky quest’anno, prima dell’inizio della guerra, che è inevitabile. Se ciò non avviene, quando gli imperialisti attaccheranno l’Unione Sovietica, non potremo più avere fiducia nei nostri alleati nel movimento comunista internazionale, come ha dimostrato il precedente spagnolo. Faranno fatica a destabilizzare le retrovie del nemico con operazioni di sabotaggio e guerriglia, e avranno anche difficoltà a difendersi dalle infiltrazioni trotskiste.

“Stalin terminò la sua breve analisi della situazione nel mondo dandomi l’ordine di guidare la squadra “boieviki” (truppe d’assalto), incaricata di portare avanti l’azione contro Trotsky, esiliato in Messico”: così Sudoplatov conclude il suo racconto.

Iniziarono così i preparativi per assassinare Trotsky. Sudoplatov chiese l’autorizzazione a reclutare ex combattenti che avevano partecipato a operazioni di guerriglia nella guerra civile spagnola. Stalin gli ordinò:

È vostro compito e dovere del Partito trovare il modo di selezionare personale qualificato, in grado di svolgere tale compito. Vi saranno garantini l’aiuto e il sostegno necessari. Farate rapporto direttamente al compagno Beria e a nessun altro, ma avete la piena responsabilità di questa missione. È necessario prendere personalmente le disposizioni necessarie per inviare una squadra che lascerà l’Europa e si recherà in Messico. Scriverete i vostri rapporti a mano.

 

Tre squadre di criminali

Non si trattava di una sola squadra, ma di tre, che agivano separatamente e che non si conoscevano fra loro. Il principale collaboratore di Sudoplatov è stato Eitingon, un agente anziano della GPU che ha agito nella guerra civile spagnola, conosciuto come il generale “Kotov”. Ben conoscendo gli scagnozzi stalinisti reclutati in Spagna, Eitingon fornì una lunga lista di candidati guidata da David Alfaro Siqueiros, che aveva partecipato alla rivoluzione messicana in giovanissima età (combattendo i villisti e gli zapatisti dalla parte del reazionario Venustiano Carranza) e, avendo servito nel PCM, si era unito ai repubblicani come tenente colonnello nella rivoluzione spagnola dove aveva incontrato Eitingon e altre persone nell’apparato stalinista di spionaggio e repressione.

Sudoplatov scrive nelle sue memorie:

Dovemmo formare una squadra che mettemmo sotto la direzione di David Alfaro Siqueiros, un pittore messicano che Stalin conosceva personalmente. Dopo aver combattuto durante la guerra di Spagna, era tornato in Messico, dove era diventato uno degli organizzatori del Partito comunista messicano.

Ma avevano anche deciso di mettere insieme un’altra squadra guidata da una donna spagnola di origine aristocratica che, nel corso della guerra civile spagnola, si era unita ai combattenti anarco-sindacalisti e da lì fu cooptata nello stalinismo. Caridad Mercader aveva due figli che parteciparono alla guerra civile: uno di loro morì e l’altro, Ramon, fu reclutato da Eitingon in virtù del suo essere totalmente sconosciuto ai trotskisti. Fu così mandato a Parigi, da dove avrebbe iniziato il suo viaggio verso Coyoacan, dopo aver incontrato Silvia Ageloff, la futura segretaria di Trotsky, in quella città.

L’altra squadra in formazione sarebbe stata guidata, su proposta di Beria, da Iosif Grigulevich, responsabile del rapimento e dell’assassinio di Andreu Nin, con agenti itineranti tra Città del Messico e la California. La sua squadra non dovette intervenire, ma questo personaggio appoggiò l’assalto di Siqueiros perché era riuscito ad ottenere la collaborazione di Robert Sheldon Harte, una delle guardie della casa di Trotsky.

 

Attacco all’alba

Il gruppo di Siqueiros conosceva perfettamente la casa di Trotsky grazie a una piantina ottenuta da un altro agente stalinista. Così, al mattino presto, gli uomini di Siqueiros neutralizzarono il presidio di polizia posto fuori la casa, mentre Grigulevich chiamò Sheldon Harte, che faceva la guardia alla porta di casa, per facilitare la penetrazione dei sicari stalinisti e il mitragliamento della camera da letto di Trotsky e Natalia e quella del loro nipote, Sieva (Esteban) Volkov. Spararono duecento proiettili e, mentre si ritiravano, lanciarono bombe incendiarie, portando con sé via Harte per ucciderlo, per impedirgli di informare Grigulevich. Secondo il racconto di Trotsky:

L’attacco è avvenuto nelle prime ore del mattino, intorno alle quattro. Dormivo profondamente, avendo preso un sonnifero dopo una giornata di duro lavoro. Sono stato svegliato dal rumore di una mitragliatrice. Ma mi sentivo molto assonnato: all’inizio pensavo che stessero facendo scoppiare i fuochi d’artificio davanti a casa mia, per festeggiare qualche festa nazionale. Ma le esplosioni erano così vicine che le sentivo dentro la stanza accanto a me e sopra di me. L’odore della polvere da sparo diventa più forte, più penetrante. Era evidente; stava accadendo quello che ci eravamo sempre aspettati; ci stavano attaccando.

Trotsky continua:

Come ci siamo salvati? Ovviamente grazie a una fortunata coincidenza. I letti erano sotto un fuoco incrociato […] È anche possibile che io e mia moglie abbiamo aiutato l’occasione non perdendo la testa e stando distesi fingendo di essere morti invece di correre per la stanza, gridando aiuto quando era inutile farlo, evitando di rispondere al fuoco perché non aveva senso.

Il nipote adolescente di Trotsky, Esteban, oltre all’enorme spavento, ne uscì con una ferita di striscio all’alluce. La fortuna era dalla sua parte.

L’attacco, condotto dal pittore stalinista David Alfaro Siqueiros, era fallito nonostante la facilità con cui erano penetrati nella casa del leader rivoluzionario russo. Siqueiros fuggì per nascondersi a Michoacan prima di essere accolto dal suo collega stalinista cileno Pablo Neruda, che serviva come console in Messico, ottenendo così un visto per l’esilio autoimposto in Cile. D’altra parte, Pavel Sudoplatov, il principale responsabile dell’operazione, dovette fare rapporto a Beria, il braccio destro di Stalin, e poiché era incaricato di pianificare l’eliminazione di Trotsky, giustificò il suo primo insuccesso:

Il gruppo di Siqueiros non era composto da killer professionisti abituati ad assaltare un obiettivo […] Nel gruppo di Siqueiros nessuno sapeva come perquisire una casa o un appartamento. Erano contadini o minatori con poco addestramento alla guerriglia.

Stalin mi vuole morto

La copertura mediatica in Messico e nel mondo del fallito attacco di Siqueiros costrinse Trotsky a dare una serie di spiegazioni alle autorità giudiziarie e ai giornali nazionali. Nel testo “Stalin vuole la mia morte” [6] si può leggere:

[Stalin] pensava che Trotsky, isolato dall’URSS, privato di un apparato e di risorse materiali, sarebbe stato impotente nell’intraprendere qualsiasi cosa. Inoltre, Stalin calcolò che, dopo essere riuscito a denigrarmi agli occhi del paese, poteva facilmente ottenere dall’amichevole governo turco il mio ritorno a Mosca per il regolamento finale dei conti. I fatti hanno dimostrato, tuttavia, che è possibile partecipare alla vita politica senza apparati e risorse materiali. Con l’aiuto di giovani amici ho posto le basi della Quarta Internazionale, che avanza lentamente ma inesorabilmente. […]

Il movimento a cui appartengo è un movimento giovane, che fin dalla sua nascita ha subito una persecuzione senza precedenti da parte dell’oligarchia di Mosca e dei suoi agenti in tutti i paesi del mondo. In generale, è difficile trovare nella storia un movimento che abbia subito così tante vittime in un periodo di tempo così breve come la Quarta Internazionale. […]

Per questo motivo le persone che hanno aderito alla Quarta Internazionale sono generose, convinte e disposte a rinunciare non solo ai beni materiali ma, se necessario, a sacrificare la loro vita.

In una breve “autobiografia” che espose di fronte alla Commissione Dewey, Trotsky affermò

Durante gli anni dell’esilio sono stato coinvolto nel movimento operaio in Austria, Svizzera, Francia e Stati Uniti. Ricordo con grande gratitudine i miei anni di esilio; mi hanno dato l’opportunità di avvicinarmi alla vita della classe operaia mondiale e di spostare l’internazionalismo da un concetto astratto alla forza trainante della mia vita. [7]

Raúl Dosta

Note

1. “En México”, (9 gennaio 1937), Escritos Latinoamericanos, Buenos Aires, CEIP “León Trotsky” Ediciones, 1999, p.31.

2. Gall, Olivia, Trotsky en México, 2. ed., Messico, CEIICH-UNAM, 2012, p.110.

3. Serge, Victor, Vida y muerte de Trotsky, Buenos Aires, Editorial Indoamericana, 1954, pp. 160-161.

4. Trotsky, Leon, Lettera ai lavoratori dell’URSS.

5. Trotsky, León, ¿Adónde va Francia?/Diario del exilio, Obras Escogidas de León Trotsky Vol. 5, Buenos Aires, CEIP “León Trotsky”, 2013, p. 243.

6. Il testo completo in spagnolo è disponibile qui.

7. El caso León Trotsky, Buenos Aires, Ediciones CEIP “León Trotsky”, 2010.

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