UNA PREMESSA DI METODO
Incapace a mettere sè stessa al centro dello scontro politico e, di conseguenza, del dibattito, la classe operaia ha lasciato il campo dell’analisi politica al pressapochismo e alla superficialità. Questi due elementi vengono rafforzati dalla storica visione campista promossa dagli intellettuali dello stalinismo dal dopoguerra ad oggi, secondo cui il mondo era diviso in due blocchi contrapposti: paesi capitalistici e paesi socialisti. Tale visione, che di per sè ha avuto un senso per tutto un periodo storico dove esistevano ancora Stati operai degenerati – definizione di Trotskij – perde oggi il suo valore essendo venuta meno la base sociale della sua ragione dopo il crollo del muro di Berlino.
Questa pesante eredità favorisce ancora oggi il persistere della teoria dei due blocchi, motivo per cui la nascita dello Stato Islamico sarebbe una “manovra degli americani per destabilizzare un governo antimperialista”. Un paese imperialista ha la possibilità di provare a destabilizzare un governo di uno Stato ad esso nemico, ma ciò non determina automaticamente la natura, la nascita e lo sviluppo di determinati fenomeni politici.
È importante contrastare un approccio analitico superficiale contrario al metodo del materialismo dialettico al fine di ristabilire un’analisi dei fenomeni fondata sui rapporti tra classi sociali, oltre che di relazione tra Stati-Nazione.
Procederemo ad analizzare gli aspetti politici ed economici della recente storia irachena al fine di stabilire una corretta interpretazione del fenomeno dello Stato Islamico, gruppo terroristico che ha più di qualunque altro dichiarato non tanto la propria guerra al c.d. “mondo occidentale”, quanto piuttosto la propria volontà di costruire un proprio Stato confessionale. Per farlo è disposto alla “guerra santa”, ma l’aspetto l’ideologico, cioè di falsa coscienza – definizione di Marx – rappresenta soltanto la giustificazione di un preciso piano economico.
Questo articolo rappresenta il primo di una serie sul fenomeno ISIS. Spiegheremo il processo che ha portato alla caduta di Saddam Hussein nel 2003 durante la Guerra. Senza uno sguardo sul Partito Ba’th e il suo governo in Iraq è impossibile capire lo Stato Islamico.
LA CADUTA DI SADDAM
Il Governo di Saddam Hussein è crollato a seguito di una invasione imperialista guidata dagli USA e dall’Inghilterra. Il Governo americano aveva già provato a destituirlo nella Prima Guerra del Golfo dopo che l’Iraq invase il Kuwait, paese controllato economicamente dalle società americane del petrolio. Dopo l’operazione Desert Storm gli USA arrivano fino a Baghdad, ma decidono di non proseguire rovesciando Saddam per mancanza di un fronte di alleati filo imperialisti minimamente capaci di garantire un futuro governo filo USA (situazione poi ripresentatasi nel 2003 e che ha costretto gli USA a nominare nelle fasi iniziali post guerra un governo direttamente americano sul luogo).
(Saddam Hussein)
Il Consiglio dell’Onu negli anni successivi alla Prima Guerra del Golfo votò l’embargo contro l’Iraq e ciò produsse una crisi catastrofica dell’economia irachena. Per evitare di perire sotto i colpi delle rivolte interne capeggiate dai fondamentalisti islamici sostenuti dalle famiglie saudite, Hussein per tutti gli anni ’90 promosse un’apertura alle borghesie del mondo islamico, arrivando a introdurre diversi elementi della Shari’a nell’ordinamento sociale iracheno. Questo processo iniziato nel 1993 vede la propria esplosione durante la Seconda Guerra del Golfo, dove i gruppi della jihad riescono a prendere il controllo di importanti fette del territorio del Iraq.
Hussein durante questo periodo emanò provvedimenti di islamizzazione dell’Iraq, promosse viaggi alla Mecca e avviò una massiccia propaganda per presentare il cittadino iracheno come un “pio musulmano”. Fece inserire sulla bandiera con la sua figura la scritta Allah Akbar (Dio è grande); apparve diverse volte in TV mentre recitava il rosario; donò 28 litri di sangue da utilizzare come inchiostro per scrivere una copia del Corano.
(Saddam Hussein passato all’Islam)
In questo processo molti degli uomini della burocrazia ba’th cominciarono un graduale e progressivo avvicinamento all’Islam e ai gruppi economici religiosi. Alcuni dei suoi ufficiali passarono con il terrorismo islamico in Afghanistan, altri soltanto durante la guerra del 2003.
I MILITARI DI SADDAM RECLUTATI NEL TERRORISMO JIHADISTA
I militari e la burocrazia furono infatti i primi segmenti a passare con lo Stato Islamico nel 2003 dopo l’invasione degli imperialismi USA e Gran Bretagna. Dapprima costituirono gruppi indipendenti d’ispirazione bathista, successivamente si unirono agli jihadisti, più forti sul piano economico, perchè finanziati dall’Arabia Saudita. Non potendo più i primi gestire il controllo dei pozzi di petrolio finiti nel frattempo sotto controllo americano, fu per loro una scelta obbligata per garantirsi una sopravvivenza come casta burocratica. Gli attuali dirigenti dell’ISIS sono stati infatti esponenti del vecchio governo bathista, dell’intelligence e degli apparati statali di Saddam Hussein.
(Saddam Hussein assieme agli ufficiali del suo esercito)
L’evento che ha innescato il processo d’ingrossamento delle truppe dello Stato Islamico è, però, non soltanto nelle dinamiche sociali irachene dal ’93 fino al 2003 – politiche di Saddam comprese -. Un punto di svolta nella consacrazione dell’ISIS nella regione sta nella dissoluzione dell’esercito iracheno per un’ordinanza del governo filo americano dopo la cacciata di Saddam Hussein. Come un cane che si morde la coda, l’imperialismo emanò un provvedimento che presto gli si ritorse contro.
Paul Bremer III, diplomatico americano che George Bush nominò governatore dell’Iraq, il 23 maggio 2003 sciolse l’esercito del vecchio governo. Per effetto di questo provvedimento oltre 200.000 militari si ritrovarono senza lavoro. Molti di questi si arruolarono direttamente nel gruppo fondato da Al-Zarqawi. Successivamente si unirono anche gli ufficiali discriminati dal processo di smantellamento degli apparati del precedente governo.
(In foto: a sinistra Paul Bremer III; a destra George Bush)
Questo avvenimento è fondamentale per capire le capacità dell’ISIS. Gli uomini di Saddam, infatti, portano al fondamentalismo un elemento nuovo, di discontinuità rispetto alla forma spuria di guerriglia reazionaria messa in campo dai gruppi della Jihad: la capacità politica di amministrare lo Stato e la gestione di campagne militari.
Nel prossimo articolo procederemo ad analizzare la figura di Al-Zarqawi, fondatore dello Stato Islamico.
Note:
1. Jason Burke nel suo ultimo libro, The New Threat from Islamic Militancy
Douglas Mortimer
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.