Pubblichiamo un articolo comparso su La Izquierda Diario della Spagna in occasione dell’80esimo anniversario dell’assassinio di Andreu Nin, dirigente della CNT e del POUM, avvenuto per mano degli stalinisti.


Appena sconfitte le giornate revolucionarie del maggio ’37, la coalizione republicano-stalinista s’incaricò di reprimere violentamente i lavoratori. Andreu Nin fu uno dei trofei di questa coalizione controrivoluzionaria.

Andreu Nin fu sequestrato dallo stalinismo il 16 giugno 1937. Nelle Ramblas c’è una targa di ricordo del posto nel quale fu visto per l’ultima volta. Fu tradotto a Madrid e successivamente assassinato in una cantina dagli agenti segreti del NKVD. Con questa azione, e con altre, lo stalinismo volle castigare il POUM e tutte le forze che non accettavano di sottomettersi alla strategia del Fronte Popolare, e in particolar agli obiettivi di Stalin.

Nin fu un dirigente della CNT e come Segretario del Comitato Nazionale andò nella Mosca post-rivoluzionaria con l’obiettivo d’informare la Centrale della situazione.
Incoraggiò l’ingresso della CNT nell’Internazionale Comunista e andò a vivere in Unione Sovietica diversi anni diventando il numero due dell’Internazionale Sindacale Rossa. Fu testimone del processo di burocratizzazione sovietica guidata da Stalin. E rapidamente si collocò con l’Opposizione di Sinistra per combatterla.

Negli anni successivi, Andreu Nin ruppe con la linea del rivoluzionario russo e fondatore dell’Esercito Rosso per confluire nel gruppo di Maurin e così nel settembre del 1935 fondò il POUM. Il POUM seguì una politica di codismo ai dirigenti de la CNT, pertanto, di collaborazione di classe. Durante quegli anni si adattò al potere repubblicano e anni dopo si dissolse per lo più nelle fila socialdemocratiche.

La repressione contro il POUM

Fu il partito spagnolo più importante che denunciò la burocratizzazione dell’URSS e del Comintern. Alla fine dell’anno 1936 denunciarono la nuova ondata di purghe che gli assassini stalinisti stavano realizzando contro i vecchi compagni del Comitato Centrale Bolscevico di Lenin e Trotskij. Nella battaglia del 3/9/1936 si pubblicò “A Mosca sono stati fucilati, nelle mostruose condizioni che tutto il mondo conosce, Zinoviev, Kamenev, Smirnov e vari militanti bolscevichi nel numero di più di sedici… Trotskij, il compagno di Lenin, il gran organizzatore dell’Esercito Rosso, non ha potuto essere fucilato per la sola ragione que non si trova in Russia, sotto il dimonio di Stalin”.

Gli sbirri di Stalin non possono sopportare questo. Jesus Hernàndez, che fu Ministro della Salute Pubblica e della Sanità, disse che “col POUM eravamo in una guerra di annichilimento”. Nello scontro che si verificò tra le forze burocratiche guidate da Stalin e l’Opposizione di Sinistra fondata da Trotskij, sempre c’erano a lato di queste a pesare le differenze politiche che avevano su come intervenire nella rivoluzione spagnola. Infatti, ci fu una trattativa per ottenere un visto per far si che Trotskij potesse affiancarsi alla rivoluzione in Spagna.

Quando si costituì la Giunta di Difesa a Madrid, a inizio di novembre, l’ambasciatore dell’URSS Rosenberg vietò la partecipazione del POUM a questo organismo. Questo agente stalinista affermava che la direzione del POUM era composta di agenti fascisti. Il 28 di novembre, il console Antonov Ovseenko, in una nota inviata all’impresa non esitò nel segnalare che il giornale poumista, La Battaglia, era un “giornale venduto al fascismo internazionale”. Nel dicembre del ’36 le pressioni del console sovietico ottennero i propri risultati e alla fine il POUM fu espulso dalla Generalitat.

Le milizie poumiste soffrirono il sabotaggio da parte della Giunta che sostituì Largo Caballero. Questa le negò armi, paghe e alimenti. Dovevano formare un nuovo esercito. Furono sospesi il settimanale POUM, il Combattente Rosso e La Miccia. Furono chiuse le sedi del partito, i luoghi di residenza, la sede emittente della radio e dei suoi gruppi giovanili non potettero più funzionare. La direzione fu incarcerata e iniziò un processo per alto tradimento, che non fu portato a termine a causa della vittoria del fascismo.

Lo stalinismo represse i comitati

La violenze si esercitò legalmente attraverso le istituzioni di repressione dello Stato borghese o illegalmente, attraverso i servizi segreti e le carceri clandestine e i migliaia di agenti russi che si erano trasferiti nel territorio spagnolo.

La sparizione, e dopo l’assassinio, di Andreu Nin è stato per 80 anni uno dei punti culmine della repressione stalinista nel territorio repubblicano. Il Partito Comunista Spagnolo e il Partito Socialista Unificato della Catalogna organizzarono con l’appoggio del Comintern e del PCUS una enorme struttura repressiva in tutto il territorio repubblicano. Per quello contarono sul beneplacito del Partito Socialista, i partiti repubblicani e, in una certa misura, della direzione della CNT.

Questa repressione era diretta essenzialmente contro i suoi soggetti più o meno intangibili chiamati gli “incontrollati”. Erano incontrollati che non si sottomisero all'”autorità” della Repubblica o della Generalitat. I lavoratori spagnoli conquistarono le strade e il potere quando combatterono il golpe fascista. L’Esercito si divise con gli ufficiali che passarono al fascismo e i soldati si dissolsero tra i lavoratori che combattevano il golpe.
Sebbene il POUM cedette al Fronte Popolare e al potere repubblicano-stalinista, a volte muoveva alcune voci critiche. E per questo anche furono duramente repressi.

Nel luglio del ’36, il potere operaio costruì una molteplicità di organismi come comitati di fabbrica, che gestivano la produzione; comitati di approviggionamento, che organizzavano la distribuzione del cibo; comitati di pattuglie e posti di blocco, che si occupavano della sicurezza; comitati di milizie per organizzare la lotta contro il fascismo, ecc. Tutti questi comitato non si sciolsero e continuarono a funzionare. Lo stalinismo, insieme al Partito Socialista e i partiti repubblicani si misero alla testa per controllare il movimento operaio.

Il Consigliere e Segretario Generale del PSUC, JOan Comorera, si occupo di rompere i comitati di approviggionamento. La questione era di porre fine a questi comitati dei lavoratori. La Generalitat e il Governo centrale decretarono la dissoluzione delle milizie e delle pattuglie operaie per formare un esercito e una guardia di assalto differenciata (regolare Ndr). Questi s’incaricarono di attaccare e distruggere le barricate e di disarmare le pattuglie operaie di controllo. La Guardia d’assalto era armata fino ai denti con fucili nuovi, mentre le milizie tenevano armi del secolo precedente come denunciò Orwell ne Omaggio alla Catalogna.

alla fine di aprile del 37, le pattuglie staliniste cominciarono a disarmare massicciamente le pattuglie organizzate dagli operai anarchici e poumisti, che avevano combattuto il golpe fascista nel luglio precedente. I carabinieri, legati allo Stato catalano, andarono a Puigcerdà per prendere con la forza il controllo della strategica Aduana e la traversata che già era sotto controllo delle forze ciennetiste da luglio e ammazzarono tre militanti della CNT.

Fu a partire dai fatti di maggio ’37 che la repressione stalinista scoppiò. Tentarono di prendere la sede telefonica, che era sotto il controllo dei lavoratori della CNT, con un assalto militare. Dopo aver controllato la ribellione operaia grazie alla collaborazione dei dirigenti anarchici, si dedicarono a seminare il terrore a Barcellona e sotto il governo di Negrin s’imposero manu militari in tutto il settore repubblicano.

La controrivoluzione repubblicano-stalinista prese infine il POUM, un gruppo di anarchici e trotskisti; alla fine, riuscì a porre fine all’esperienza dei comitati dei lavoratori e alla rivoluzione operaia in corso nel territorio repubblicano.
Aprì così le porte alla controrivoluzione fascista di Franco.

Guillermo Ferrari

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.