A fine agosto, proprio mentre i rifugiati di Piazza Indipendenza portavano avanti la propria lotta per il diritto ad avere un tetto sopra la testa, nel quartiere di Tiburtino III a Roma, su titoli sensazionalisti di molte se non tutte le maggiori testate nazionali appariva l’inquietante notizia di un assalto al centro di accoglienza per rifugiati gestito dalla Croce Rossa in Via del Frantoio. Motivo della “rivolta” dei “residenti”? Una donna di 40 anni accusava i migranti di averla sequestrata per un’ora all’interno del centro con il proprio nipotino di 12 anni in seguito ad un alterco non meglio specificato. La notizia, anche per via del periodo “turbolento” che stava attraversando la capitale (e che attraversa tutt’ora, pur essendo sparita dalle prime pagine), destò grande scalpore e venne cavalcata come era lecito aspettarsi da gruppi politici nazisti e fascisti creando per qualche giorno un clima irrespirabile quantomeno nei pressi del quartiere che ospita la struttura incriminata.

Dopo pochi giorni le testimonianze, anche da parte dei lavoratori del centro di accoglienza e di alcuni residenti del quartiere, ribaltavano la dinamica e allungavano ombre più che legittime sulla versione della donna, che passava da aggredita ad essere indagata per lesioni aggravate ai danni di un ex ospite del suddetto centro della Croce Rossa. Purtroppo a quel punto il danno era fatto, tutte o quasi le testate nazionali più importanti avevano dato la notizia sulle prime pagine, mentre le smentite sarebbero finite in trafiletti della stampa locale o in siti web molto meno letti. Due giorni fa appare, infine, la notizia che la donna, già trasformata poche ore dopo il fattaccio, da vittima a persona instabile con problemi di alcool e droga, è finita agli arresti domiciliari per aver tentato un furto in un supermercato.

Quello che è accaduto a Tiburtino III è semplicemente il segno dei tempi tristi in cui viviamo, un classico caso di razzismo, utilizzato in maniera inaudita come diversivo dagli organi di stampa per distogliere l’attenzione dai reali problemi che vivono milioni di individui soprattutto nelle periferie delle metropoli, tra questi soprattutto mancanza di casa e lavoro. I giornali, ripetiamo, praticamente tutti, senza preoccuparsi di verificare sul campo notizie tanto gravi, hanno sparato a zero dando per scontata l’aggressione del migrante e che questa aggressione fosse causa dell’assedio al centro di accoglienza, questo a sua volta ha spinto gruppi fascisti estremamente pericolosi ad uscire allo scoperto e ad aizzare il razzismo di una parte degli abitanti del quartiere. Infine, triste epilogo della vicenda, gli stessi giornali sbattono il mostro in prima pagina, parlando dell’arresto della donna da cui si è scatenato tutto lo squallido teatrino per aver rubato merce in un supermercato.

La realtà dei fatti, nonostante sia stata distorta e confusa, pare ora evidente. Si tratta solo di un altro capitolo di una guerra tra poveri che, nei prossimi anni, molto probabilmente vedrà un inasprimento pericoloso, fomentata da razzisti e fascisti e alimentata dalla situazione economica precaria dopo quasi un decennio di crisi e agevolata dall'”antifascismo” solo a parole delle istituzioni, quest’ultimo argomento sarebbe lungo da trattare in questa sede, crediamo che i fatti delle ultime settimane parlino da soli riguardo la natura reazionaria della giunta della sindaca Raggi e del governo del ministro Minniti, evidentemente allo Stato fa comodo avere un capro espiatorio su cui far cadere tutte le colpe e i migranti, clandestini o regolari che siano, sono le vittime predestinate.

L’unico modo per arrestare o rallentare tale percorso altro non è che lottare contro lo stato di cose presente, supportare le lotte di lavoratori e lavoratrici, degli occupanti casa, dei disoccupati, ovvero sostenere la lotta di classe che non conosce altre divisioni che quella tra sfruttatori e sfruttati. Solo avanzando su questo campo si potrà arginare la deriva nazistoide a cui stiamo assistendo, ormai sdoganata, con sfumature sostanzialmente impercettibili, da tutti i partiti di governo e di opposizione, solo così potremo riconoscerci, a prescindere da paese di provenienza, colore della pelle o religione, come fratelli e sorelle sottoposti allo stesso sistema. Sistema costruito per difendere gli interessi di chi possiede centinaia di case e sfrutta i lavoratori migranti e italiani, contro chi è obbligato a occupare per un tetto e viene sfruttato per poche euro l’ora, in una frase: il sistema che difende i padroni contro i proletari.

Di CM