Venerdì 15 settembre un’assemblea di oltre 200 persone all’università La Sapienza di Roma, su proposta dei familiari e dell’avvocato di Khaled El Qaisi, ha lanciato una campagna per la liberazione immediata dello studente italo-palestinese arrestato da Israele.


Lo scorso venerdì 15 settembre si è riunita all’università di Roma La Sapienza un’assemblea di solidarietà a Khaled El Qaisi, studente italo-palestinese arrestato lo scorso 31 agosto mentre stava tornando dalla Palestina in Italia. Khaled, attivista dei Giovani Palestinesi e promotore del Centro di Documentazione Palestinese insieme alla moglie Francesca Antinucci, è detenuto da allora senza un’accusa formale, come migliaia di altri prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane.

Francesca e l’avvocato Flavio Rossi Albertini, che segue il caso, hanno lanciato un comitato per la liberazione di Khaled insieme alla madre di Khaled, Lucia Marchetti, in collegamento audio.

L’assemblea, vista l’affluenza di oltre 200 persone tra studenti e attivisti solidali, ha dovuto svolgersi in un’aula più grande di quella prevista, testimoniando il grande interesse e il potenziale di mobilitazione contro le politiche ultra-repressive e coloniali di Israele, a partire dalla stessa Sapienza in cui Khaled studia lingue e civiltà orientali.

All’assemblea hanno partecipato e sono intervenute varie realtà della sinistra, a partire dall’associazione dei Giovani Palestinesi di cui Khaled fa parte, oltre che professori solidali.

Il primo intervento della moglie, Francesca, ha esposto più in dettaglio il momento del fermo alla frontiera ad Allenby, il sequestro dei documenti, dei telefoni e degli effetti personali, fino all’ammanettamento di Khaled davanti agli occhi di suo figlio, un bambino. L’aiuto di alcuni palestinesi ha permesso alla famiglia sotto shock di arrivare fino ad Amman, in Giordania Da lí una totale assenza di notizie fino ad un incontro in carcere con Khaled del console italiano di Tel Aviv, il quale ha confermato che il prigioniero è sottoposto a lunghi interrogatori quotidiani, per ora apparentemente senza uso di violenza fisica, come invece è la norma per i prigionieri politiche che non godono di cittadinanza occidentale. Francesca ha terminato ribadendo il lancio di un comitato per la liberazione immediata di Khaled. La madre, insieme al fratello di Khaled, collegata in via telematica, ha ringraziato con commozione tutti i presenti per il supporto morale, sottolineando come Khaled abbia un temperamento e un impegno politico all’opposto del caso criminale che Israele sta cercando di addossargli. 

L’avvocato Rossi Albertini ha chiarito gli aspetti legali della vicenda, a partire dal suo carattere illegittimo, oltre che ingiusto, vista l’assenza di accuse formali, che comunque permette di detenere una persona per 45 giorni in Israele. Ha sottolineato il carattere volutamente democratico-istituzionale che avrà il comitato rispetto all’opposizione politica al sionismo, che è giusto emerga nelle iniziative politiche dei vari settori solidali. Qui in effetti sta la beffa del contesto politico, visto che molti tra stampa borghese e anche fra i solidali sorprendentemente non sono stati in grado di cogliere le motivazioni che hanno portato all’arresto, che invece con un minimo di cognizione di causa diventano chiarissime: oltre ad essere italiano, Khaled è palestinese e proprio per la sua nazionalità e il suo impegno per l’emancipazione del popolo palestinese. 

Sviluppare la solidarietà in una campagna militante contro repressione, razzismo e sionismo

Rispettando le volontà dei familiari, è chiaro che per i solidali, per i militanti di sinistra già schierati contro la politica razzista e coloniale di Israele, si tratta di politicizzare la solidarietà e farne una campagna politica contro la brutale repressione che i sionisti promuovono contro i palestinesi. Il terrorismo di Stato israeliano va chiamato col suo nome e affrontato con una politica antirazzista e antimperialista che può legare la causa della liberazione nazionale a quella dell’emancipazione di tutta la popolazione sfruttata della Palestina e della regione circostante, schiacciata tra regimi politici oppressivi e la forte influenza delle potenze occidentali, ex padroni coloniali del Medio Oriente. 

La ribellione che da un anno attraversa l’Iran sta dando un’ulteriore conferma che questi governi sono irriformabili, e che il compito degli sfruttati e degli oppressi è quello di rivoluzionare il Medio Oriente, così da poter finalmente liberarsi dall’ingerenza degli imperialisti e risolvere in maniera democratica le questioni nazionali e la convivenza di vari popoli e culture. L’alternativa, appunto, sono “democrazie liberali” ultra-violente, regimi militari e (semi)dittatoriali come quello turco e quello azero, non a caso particolarmente coinvolti in interventi militari e di pulizia etnica. Israele non è un caso a sé, né in negativo né tanto meno in positivo.

Il fatto che diventi “problematico” ricondurre singoli episodi come quello di Khaled alle politiche brutali del sionismo, che lo caratterizzano da molto tempo, è un segno del grande appoggio che un regime del genere ottiene dalle istituzioni occidentali e dai grandi media che le sostengono, che non hanno nulla da dire rispetto a questo totale spregio dei diritti umani e del razzismo neo-coloniale con cui Israele tenta di cancellare l’identità del popolo palestinese e il suo diritto a vivere nella propria terra.

A partire da una campagna specifica per la liberazione di Khaled, è fondamentale inserire nel discorso politico generale la rivendicazione della liberazione di tutti i prigionieri politici, arrestati perché lottano per la libertà e l’emancipazione e non perché “pericolosi criminali e terroristi”, e vittime di processi farsa, torture, sparizioni ed esecuzioni. Non un favore da chiedere per pietà ai singoli governi o alla diplomazia occidentale, ma un asse della lotta contro repressione, razzismo e militarismo.

Certo, è importante anche denunciare l’ipocrisia delle “democrazie” occidentali e dei loro partiti, che sono “umanitari” e attenti ai diritti umani solo quando ciò conviene ai loro interessi imperialisti. A partire da Giorgia Meloni e della tradizione della destra filofascista, che ha per lungo tempo rivendicato la liberazione nazionale palestinese dal giogo di Israele. La necessità di nascondere l’eredità politica delle loro origini fasciste e anti-ebraiche li porta a rinnegare qualsiasi posizione “sovversiva” contro i partner politici dell’Italia, candidandosi a essere l’ala destra dell’imperialismo filo-sionista, fianco a fianco con i “progressisti” del PD che non hanno nulla da dire contro l’infinita violenza dei regimi politici al di là del Mediterraneo.

È la sinistra radicale che può rivendicare coerentemente posizioni democratiche, contro l’oppressione verso gli ebrei così come verso qualsiasi religione, popolo e minoranza etnica, per una politica di solidarietà e unità delle masse popolari oppresse.

La difficoltà stessa della comparazione tra diritto italiano/europeo e diritto israeliano, come sottolineato dall’avvocato Rossi Albertini, dice molto sull’urgenza di denunciare la natura completamente antidemocratica di casi come quello di Khaled e della politica di Israele in generale. 

A partire dalla Sapienza stessa, bisogna che nella comunità universitaria si discuta piú sistematicamente della situazione internazionale e di come si lega alle politiche dell’Italia e delle sue multinazionali imperialiste. Non in modo solo “vertenziale”, ma per sviluppare tra noi studenti e giovani una visione d’insieme del sistema mondiale, della sua economia e della sua politica, così da poter formulare un’opposizione anticapitalista, rivoluzionaria, con una proposta di società diversa, giusta, sostenibile.  

Con questa prospettiva, stiamo a fianco del comitato della famiglia di Khaled e rivendichiamo una campagna militante per la liberazione di Khaled e contro la brutalità del regime sionista israeliano.

Per la libertà di tutti i prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane!

Khaled libero subito!

 

Arechi La Salvia

Studente all'università La Sapienza di Roma, militante della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria.