Due giorni fa, il 2 ottobre, Alessandro Antonelli, segretario regionale della FILT (CGIL trasporto merci e logistica), ha voluto esternare la propria posizione riguardo la vicenda SDA con una lettera (che alleghiamo in fondo al presente articolo). Si potrebbe pensare che, dopo tutto quello che i lavoratori Si Cobas hanno passato (e in una certa misura continuano a passare) con giorni di sciopero consecutivi, picchetti, attacco mediatico e aggressioni fisiche (per cui i lavoratori di Carpiano hanno incassato numerosi attestati di solidarietà, dal sindacalismo di base alla sinistra della stessa CGIL) il segretario confederale volesse magari se non esprimere solidarietà almeno stemperare i toni di uno scontro, la cui natura approfondiremo più avanti, ma che di certo non è stato innescato dal Si Cobas o dalla follia di qualche lavoratore.

È chiaro a chiunque abbia letto la lettera che l’intento di Antonelli non è né quello di stemperare i toni né, tantomeno, quello di portare solidarietà ai lavoratori, ma piuttosto si tratta di una lunga invettiva in cui si infanga il sindacato Si Cobas e le lotte dei lavoratori della logistica insistendo sulla figura del coordinatore provinciale di Roma.

Ma andiamo un po’ più nel dettaglio e facciamo chiarezza su alcuni punti:

Nella lettera Antonelli sembra addossare tutte le colpe dello sciopero, che ricollega alla perdita di clienti dell’SDA, a notizie “confuse e poco comprensibili”, come se si fosse portata avanti una vertenza di settimane a livello nazionale per un nonulla. Qui va specificato che la vertenza dura sì da settimane, ma da giorni Cooperative e sindacato sono ad un passo dall’accordo che prevederebbe semplicemente il rinnovo, con la cooperativa entrante a Carpiano, delle medesime condizioni normative e contrattuali che i lavoratori avevano con lo scorso contratto e, se si vuole trovare un colpevole alla mancata chiusura la responsabilità ricade interamente su SDA, impuntatasi, con l’appoggio del governo, e quindi responsabile lei per prima della perdita di clienti, per colpire il Si Cobas e poter, secondo le ultime indiscrezioni, cedere ad Amazon un’azienda “pulita” dall’organizzazione sindacale che più di ogni altra negli ultimi dieci anni ha effettivamente lottato per i diritti dei lavoratori. D’altronde non è cosa nuova che ad SDA i lavoratori organizzati per difendere e migliorare le proprie condizioni di lavoro non siano molto simpatici, basti pensare che negli ultimi anni gli scioperi degli Hub di Roma, Bologna e ora anche Milano siano stati fatti oggetto di incursioni squadristiche di crumiri legati alla stessa azienda.

Antonelli tira poi in ballo il Sol Cobas, firmatario dell’accordo peggiorativo che ora il Si Cabas sta respingendo, che indica come il sindacato di gran lunga più rappresentativo all’interno dello stabilimento di Carpiano, affermando che “rappresenta oltre l’80% dei lavoratori di quell’appalto”. Questo è falso, circa la metà dei lavoratori a Carpiano è iscritto Si Cobas e nelle file dei lavoratori Sol Cobas dall’inizio della vertenza in molti hanno cominciato a ricredersi sulla bontà del cambio appalto che, punto centrale della vicenda, reintrodurrebbe la norma del Jobs Act che nega l’applicazione dell’articolo 18 rendendo la difesa dei lavoratori in caso di licenziamento estremamente più difficile. Su questo punto la cosa non ci sorprende, non è forse lo stesso sindacato di Antonelli, la CGIL, a non aver messo su un’azione di lotta o sciopero per fermare lo stesso Jobs Act quando il Partito Democratico (ora sulle barricate contro i lavoratori in sciopero) lo ha varato? Evidentemente ai burocrati del sindacato confederale lo smantellamento dell’articolo 18 nelle medie e grandi aziende va benissimo e non ci sorprende che per lui una lotta del genere sia “poco comprensibile”.

Per i lavoratori, invece, al netto di problemi di comunicazione o coordinamento, sembra essere comprensibilissima l’opposizione in tutta Italia a un attacco che punta evidentemente a rendere più debole l’organizzazione sindacale che maggiormente si è spesa in questi anni nella tutela di diritti e nella conquista di migliori condizioni di lavoro. Anche qui non ci stupisce che Antonelli non capisca, dato che nei magazzini della logistica dove è presente la FILT e il Si Cobas viene tenuto fuori con la forza, le condizioni di lavoro sono semi schiavistiche, con padroni che rubano decine di ore in busta paga a ogni lavoratore, spesso non si pagano malattie, ferie, tredicesime, quattrodicesime, si lavora in nero o con contratti perennemente rinnovati di mese in mese. Tutte queste storture e vessazioni i lavoratori organizzati nel Si Cobas le ricordano bene, per questo in tutta Italia lottano in sostegno della vertenza di Carpiano, non certo perché un coordinatore li raggira per scopi che, nella confusa e astiosa lettera di Antonelli, nemmeno vengono chiariti in maniera comprensibile.

La realtà della vertenza SDA è solo e soltanto una: l’azienda con il pieno appoggio di settori del PD, sta tentando di colpire l’organizzazione sindacale più radicale e combattiva attualmente su piazza sfondando sull’applicazione del Jobs Act che, se dovesse concretizzarsi, non solo porterebbe disagi ai lavoratori di Carpiano, produrrebbe un rafforzamento dei padroni che si sentirebbero maggiormente liberi di imporre cambi appalto peggiorativi per riprendersi tutto ciò che la lotta dei facchini ha conquistato negli ultimi anni e affondando ancora di più il colpo sui settori di lavoratori meno organizzati o che oggi iniziano ad organizzarsi per risalire la china.

Si Cobas – Roma