Sul Blog “Effimera – Critica e Sovversioni del presente” è recentemente apparso un articolo molto esplicativo, ma sintetico, che centra il punto della farsa dell’Alternanza-Scuola Lavoro. Ve lo riproponiamo di seguito in versione integrale, consigliando a tutti di leggerlo e integrandolo con una serie di brevi considerazioni.
“Piccoli snob radical-chic”, è questa la formula usata dal segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli per definire gli studenti scesi in piazza contro l’Alternanza Scuola-Lavoro. Ne avessimo sentito l’esigenza, potremmo affiancare a questa definizione un’altra perla, quella di Giancarlo Loquenzi, giornalista di Radio 1, che ci ha tenuto a precisare che gli studenti impiegati nell’alternanza non sono “schiavi delle aziende”, ma più semplicemente persone da aiutare in quanto “non in grado” anche semplicemente di “arrivare puntuali, […] comprendere la struttura gerarchica dell’ufficio, fare un caffè come si deve, ricordarsi il giorno dopo delle cose che gli erano state dette il giorno prima”.
- regala alle aziende lavoro gratuito. Da quest’anno saranno 1,5 milioni gli studenti coinvolti nell’alternanza, ma se ci rifacciamo agli ultimi dati utili, quelli relativi agli studenti in alternanza nell’anno scolastico 2015/2016, vediamo che in quell’anno secondo il Focus “Alternanza scuola-lavoro” pubblicato dal Miur nell’ottobre 2016 c’erano circa 652.641 studenti in alternanza tra licei e istituti tecnico-professionali, per un totale di circa 90 milioni di ore di lavoro gratuito erogate dagli studenti del liceo (200 ore per 455 mila studenti) e 80 milioni di ore di lavoro gratuito erogate dagli studenti degli istituti tecnici e professionali (400 ore per 200 mila studenti). È difficile in Italia calcolare l’entità del risparmio che questo elevato numero ore di lavoro gratuito consente alle aziende, a causa dell’estrema segmentazione degli inquadramenti contrattuali e dell’enorme pressione al ribasso seguita al Jobs Act. Supponendo, tuttavia, di poter retribuire il lavoro erogato con il compenso medio riconosciuto dal salario minimo nell’Eurozona (in Italia notoriamente inesistente), che è sì fortemente differenziato per paese ma consente almeno un orientamento minimo circa quale sia la retribuzione in grado di garantire dignità del lavoro; supponendo quindi che queste 170 milioni di ore di lavoro gratuito erogato dagli studenti vengano retribuite 7 euro all’ora l’alternanza scuola lavoro avrebbe consentito alle aziende un risparmio di circa 1 miliardo e 190 milioni di euro nel solo anno scolastico 2015-2016 – cifra che dobbiamo quasi triplicare a partire da quest’anno dato l’aumento del numero complessivo di studenti coinvolti nell’alternanza.
- Oltre a questo risparmio, dobbiamo considerare che l’alternanza scuola lavoro legittima non solo l’esistenza di lavoro non pagato, ma anche la sostituzione di forza lavoro retribuita con forza lavoro non pagata, creando, si potrebbe dire, un esercito industriale di riserva interno ai luoghi della produzione e pertanto ancor più controllabile. Non è un caso che buona parte delle ore di alternanza per gli studenti delle classi terze e quarte della scuola secondaria vengano svolte nella pausa estiva all’interno di lavori stagionali. Come denunciato da Flc-Cgil, l’alternanza dovrebbe essere “una opportunità formativa e gli studenti non devono sostituire posizioni professionali”, come invece accade.
- Detto che molti stagionali vengono sostituiti da studenti in alternanza, questo significa che né i vecchi stagionali né gli studenti in alternanza ora riceveranno un salario, il che implica anche che l’Alternanza scuola-lavoro va a creare nuova povertà nella classe lavoratrice, togliendo la retribuzione per intero ai giovani studenti-lavoratori stagionali (siamo passati in pochi anni dalla generazione 1000 euro alla generazione 350 euro, quando va bene, dice Marta Fana nel suo impeccabile Non è lavoro, è sfruttamento, da poco pubblicato per Laterza).
- Non dimentichiamo poi che l’alternanza è obbligatoria ai fini degli esami di stato, il che significa che gli studenti, spesso minorenni, vengono mandati a lavoro in condizioni strutturali di ricattabilità e alla mercé del datore di lavoro il quale, se malintenzionato, può chiedere qualunque cosa in cambio di una valutazione positiva, come nel caso delle studentesse di Monza che la scorsa estate hanno denunciato il loro datore di lavoro per molestie sessuali.
- Per non parlare di sicurezza e di infortuni sul lavoro, lasciati alla responsabilità della scuola e a corsi di formazione inadeguati, al punto che non mancano di esservi incidenti sul lavoro in un paese che già ha un triste record in questa direzione – si pensi al caso dello studente di 17 anni rimasto schiacciato il 6 ottobre 2017 sotto il carrello elevatore del muletto mentre svolgeva l’alternanza scuola-lavoro presso una ditta specializzata nella riparazione di motori industriali.
- Mentre le scuole dedicano ore di formazione curricolare a Alternanza-Scuola lavoro, queste sottraggono altresì ore di formazione ai curricula tradizionali, ore di cui pure gli studenti, in particolare quelli provenienti da contesti meno agiati, avrebbero bisogno per evitare un destino di bassa manovalanza per aziende ansiose di tagliare il costo del lavoro, precisamente quello in cui ora vengono cooptati.
- A tutto questo bisogna aggiungere il vantaggio indiretto che le aziende avranno assumendo studenti che hanno svolto almeno il 30% di ore di alternanza, come previsto dalla legge di bilancio, senza considerare gli incentivi derivanti dai Programmi operativi regionali (POR), che variano da regione a regione e che a loro volta si propongono di cofinanziare la realizzazione di progetti di alternanza scuola-lavoro a favore di studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori di II grado (ancora incentivi alle aziende per la creazione di lavoro non pagato).
- Bisogna infine considerare che l’alternanza scuola-lavoro avviene all’interno di un contesto molto preciso, nel quale la strategia del governo per aumentare l’occupazione negli ultimi anni è rimasta sempre eguale: sgravi contributivi alle aziende e lavoro precario. In generale il costo degli sgravi contributivi come calcolato da Adapt è stato di circa 18 miliardi. Di converso, come dimostrano i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps pubblicati il 19 ottobre, nel mondo del lavoro ciò che aumenta di più sono i contratti a termine, a descrivere uno spostamento costante di risorse dallo Stato ai privati che alle giovani generazioni regala solo lavoro precario e mal pagato.
Una volta un pd-ino (che pensava persino di essere di comunista) mi disse esplicitamente: “Scusa. Ma io davvero non capisco la tua critica a quello che il Governo sta facendo. Imprenditori e aziende vanno aiutati! Gli sgravi fiscali sono giusti! Il lavoro gratuito è comunque meglio della disoccupazione! Pensaci, se non aiutiamo le aziende chi mai dovremmo aiutare? Sono loro che creano lavoro!”.
Matteo Iammarrone
Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.