Il 19 ottobre a Bologna una ventina di studenti e studentesse iscritti all’UniBo ha bussato alle porte della sede di Er.Go. – agenzia regionale per il diritto agli studi superiori – per richiedere la proroga della data per l’autocertificazione di domicilio: passo obbligato per poter accedere alla borsa di studio come fuori sede. Le ragioni che hanno spinto gli studenti vanno ricercate in quella che viene descritta – anche dai principali media – come l’emergenza abitativa di Bologna. Questa città, sede di una delle università maggiori dell’Italia – tanto per “prestigio” quanto e soprattutto per il numero di iscritti che, per inciso, aumenta di anno in anno – non fornisce un’offerta di alloggi sufficiente per poter assorbire la domanda da parte di studenti e non solo. È risaputo: quando la domanda supera l’offerta i prezzi di mercato crescono esponenzialmente. In questo caso a specularci sopra sono i proprietari delle case o le cooperative che subaffittano gli alloggi. Nelle ultime due settimane, all’acuirsi del problema, i prezzi proposti sono lievitati considerevolmente: per delle stanze singole l’affitto richiesto mensilmente oscilla fra i 350 ed i 500 euro a seconda della zona, mentre si registrano per della stanze doppie prezzi che variano fra i 250 ed i 380 euro mensili; gli immobili proposti, inoltre, nella maggior parte dei casi non raggiungono i minimi necessari per essere considerati a norma di legge (chi scrive, ad esempio, ha vissuto in una casa senza acqua calda per un anno, mentre l’anno successivo in una casa dove non vi erano finestre né nella stanza da letto, né nel bagno). Ma è proprio vero che a Bologna non ci sono più case disponibili? In realtà più di 3000 sono gli appartamenti sfitti disseminati nella città– seppur non sia possibile fare una mappatura esatta – e nel frattempo molti studenti si trovano ad oggi senza abitazione stabile e sono costretti ad essere ospitati a casa di amici e conoscenti. Quando i funzionari di Er.Go. hanno aperto le porte per permettere agli studenti di avanzare le loro richieste, all’udire le varie testimonianze, hanno strabuzzato gli occhi: nessuno li aveva avvisati dell’emergenza abitativa di Bologna, e loro di questa emergenza non s’erano accorti! Lungi dal proporre una vera alternativa al problema, i funzionari hanno di fatto applicato una piccola pezza alla falla: la data ultima per l’autocertificazione del domicilio rimarrà comunque il 23 ottobre, domani. Quale sarà la procedura a cui dovranno attenersi gli studenti senza casa? Questi potranno comunque compilare il modulo segnalando via e numero del civico dove si trova la casa in cui sono ospitati, senza inserire i dati del proprietario; al modulo andrà allegata una dichiarazione – da far pervenire all’ufficio mediante il servizio “scrivici” – in cui lo studente dovrà giustificare l’omissione dei dati. Fermo restando che per poter entrare nella graduatoria per la borsa di studio come studenti fuori sede dovrà essere presentato un contratto di allocazione della durata di almeno dieci mesi, ciò significa che la scadenza effettiva per trovare una casa (e con contratto!) rimarrà il 30 di novembre: argomentano i funzionari che si tratta di una norma nazionale, che non è possibile modificare, nemmeno in caso di emergenza. Negli ultimi mesi si è assistito ad una crescente criminalizzazione delle organizzazioni che lottano per il diritto alla casa, non solo per gli studenti, ma anche per gli operai. Si pensi alla persecuzione degli inquilini dell’associazione sindacale Pugno Chiuso, o le attuali minacce di sgombero al Galaxy. Proprio i compagni lavoratori di Pugno Chiuso, inoltre, nel corso della loro lotta ci hanno spesso richiamato all’attenzione lo stato dello studentato nelle vicinanze delle case popolari da cui sono stati sfrattati: uno studentato nei pressi di zone altamente inquinate a causa della vicinanza di strutture dismesse dell’agenzia regionale Hera. È chiaro come il diritto degli studenti bolognesi ad avere un alloggio salubre e con affitti giusti si leghi alla rivendicazione operaia di una ripresa più generale della costruzione di case popolari, in opposizione alla gentrificazione e alla privatizzazione di alloggi pubblici che negli ultimi anni – basti pensare al quartiere Bolognina – hanno interessato la città di Bologna. La protesta degli studenti del 19 ottobre non può arrestarsi davanti al misero palliativo burocratico proposto da Er.Go.: il problema da loro sollevato è molto più profondo di un’eccezione formale nella modulistica per l’immatricolazione all’università e tocca direttamente gli interessi del capitale speculativo sull’edilizia bolognese.
Anna F. (CSR)
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.