Arte e rivoluzione, arte rivoluzionaria, Proletkult e socialismo. La visione di Trotsky sull’arte e la rivoluzione.


Nel 1938 la rivista Partisan Review invitò León Trotsky ad esprimere la sua opinione sull’arte in voga in quel periodo. Nella sua risposta a quell’invito, Trotsky avvertì che, lungi dal tentare di dare una risposta completa a quella domanda ampia e complessa, avrebbe provato a riformulare in maniera più corretta la questione presa in esame. In questo modo Trotsky pretese di portare la discussione intorno all’argomento a cui i dibattiti sull’arte dovevano veramente gravitare. Tale questione divenne poi un interesse costante e sempre emergente nei suoi dibattiti sull’arte, sulla cultura e sulla letteratura. In questo articolo tratteremo l’introduzione, la partecipazione e l’approccio di Trotsky riguardo a questi temi nei primi anni della Rivoluzione.

Fra tutti i dirigenti di prima linea nella Rivoluzione bolscevica, Trotsky forse fu quello più sottoposto agli interrogativi inerenti all’arte e alla cultura. E lo possiamo dedurre anche grazie a due delle sue pubblicazioni su queste tematiche verso le quali ha dedicato grande interesse e impegno. Queste sono Letteratura e Rivoluzione (1923) e Il manifesto per un’arte rivoluzionaria indipendente (1938) che fu pubblicato con la firma di Diego Rivera insieme all’artista surrealista Andrè Breton. Entrambe le opere furono scritte in momenti di grande tensione e attività per il rivoluzionario russo.  Addirittura, alcuni dei saggi pubblicati su Letteratura e Rivoluzione furono scritti proprio durante la guerra civile, quando Trotsky era a capo dell’Armata Rossa. E l’ultimo testo menzionato fu scritto invece durante la battaglia contro lo stalinismo, dopo i processi di Mosca, nel momento dell’ascesa dei fascismi in Europa, durante la Guerra Civile in Spagna e altri infiniti problemi che colpirono il proletariato a livello internazionale. Tutti questi fatti, ci fanno riflettere e interrogare sul perché Trotsky ebbe questo grande interesse per le questioni artistiche e letterarie.

Con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 si aprì un periodo in cui si cominciò ad interrogarsi non solo sulla società di classe ma anche su tutti quegli aspetti della società e della vita quotidiana che possono interessare la famiglia, la morale, l’educazione e anche l’arte. Dopo la rivoluzione di ottobre non solo si sviluppò una produzione artistica ineguagliabile, ma anche, nel pieno dell’entusiasmo rivoluzionario, profondi dibattiti teorici su come dovesse essere la nuova arte. Artisti, intellettuali e teorici concentrarono i loro sforzi di ciò che doveva essere la futura arte proletaria e altre categorie come la cultura proletaria, l’arte rivoluzionaria, l’arte socialista e molte altre. Ovviamente intorno a tutti questi dibattiti girarono opinioni e posizioni diverse.

Prima della Rivoluzione Trotsky scrisse già alcuni saggi sulla letteratura, ma fu solo nel 1923, al giungere di queste necessità e di questi dibattiti, che pubblicò Letteratura e Rivoluzione. In questo testoTrotsky cercò di far luce sulla complessa relazione tra arte e rivoluzione. Lo stesso problema che lo riguardò nella sua risposta al Partisan Review.

 

Arte e cultura proletaria

In questo laboratorio, molte furono le sperimentazioni. Ad esempio molti si rivendicarono come portatori degli ideali artistici della rivoluzione e dell’arte rivoluzionaria. Alcuni addirittura, difesero lo sviluppo di una cultura proletaria, alla quale Trotsky rispose che “il metodo banale delle analogie storiche e formali non ha nulla in comune con il marxismo. Non c’è nessuna reale analogia tra il ciclo storico della borghesia e quello della classe operaia” cercando di chiarire che, sebbene la borghesia sviluppò la sua cultura secoli prima, attraverso una serie di rivoluzioni, prese il potere dello stato e continuò a svilupparlo per un intero periodo, questo non è il destino del proletariato che ora spende tutta la sua energia nella presa del potere.

Se diamo uno sguardo alla storia, ogni classe dominante in effetti ha creati la propria cultura. Con ciò possiamo dedurre che il proletariato ha il compito di costruire la propria cultura e la propria arte. Tuttavia, come sottolineò Trotsky quando polemizzò con coloro che ci hanno creduto, quando parliamo della rivoluzione proletaria non possiamo cadere nel metodo delle semplici analogie storiche. La formazione delle culture attorno ad una classe dominante, come la storia ci insegna, richiede un lungo processo secolare. Tuttavia, e qui riporto quanto disse Trotsky: “Contrariamente al regime dei proprietari di schiavi, a quello dei signori feudali e a quello della borghesia, il proletariato considera la sua dittatura come un breve periodo di transizione”.

Ma non si tratta unicamente di ritmi e tempi. L’era della Rivoluzione Russa in cui avvennero questi dibattiti potrebbe essere, e in effetti lo fu, un periodo molto più dinamico rispetto ai secoli della formazione della cultura borghese e dei secoli in cui si formò e cristallizzò la cultura dei signori feudali. Ciò potrebbe dar ragione a coloro che sostenevano che, pur riconoscendo l’esistenza del proletariato come una classe che avrebbe teso a scomparire rapidamente, la cultura operaia poteva costruirsi e cristallizzarsi in un breve periodo di tempo. Certo, non si può negare che il periodo rivoluzionario fu un’epoca enormemente dinamica, ma questa dinamicità tuttavia la si poté rilevare solo a livello politico. Potremmo dire che lo fu a discapito della cultura e in particolare dell’arte, che della cultura è lo strato più debole.

Non possiamo quindi perdere di vista il momento in cui si presentano tutte queste polemiche. I primi anni della rivoluzione socialista rappresentarono il momento più alto della lotta di classe. Fu un momento di grande distruzione di tutte le strutture sociali e materiali preesistenti. Questo periodo dominato dalla distruzione presentò però subito i limiti più angusti dopo la sua creazione. Nonostante ciò, alcuni come Trotsky credettero che con l’avanzare del processo, e quando lo scenario e le condizioni per la costruzione di una nuova cultura fossero state più favorevoli, il proletariato inteso come classe si sarebbe dissolto nella realtà socialista. Di conseguenza, una cultura costruita attorno ad una classe, in questo caso il proletariato, non ebbe più senso. Con la strada verso il socialismo, sono stati compiuti progressi verso la costruzione di una cultura umana.

 

Arte rivoluzionaria

Un altro dei tanti altri dibattiti aperti in quel periodo e che ebbe una maggiore continuità nel tempo fu cosa debba esser posto nella categoria di arte rivoluzionaria. In uno dei capitoli della sua opera Letteratura e Rivoluzione, intitolato Arte rivoluzionaria e arte socialista, Trotsky incominciò differenziando due tipi di arte. In primo luogo, l’arte che riflette la rivoluzione – questo versante può presentare aspetti assai diversi: potrebbe rappresentarla in modo timido, pauroso, stretto o al contrario aperto, audace o addirittura idealizzato –; in secondo luogo, l’arte o le opere che “senza essere legate alla rivoluzione in sé per il loro tema, sono in compenso imbevute, colorate della nuova coscienza che emerge dalla rivoluzione”. Il dibattito in cui egli cerca di portare chiarezza è tra l’arte rivoluzionaria e le opere incentrate sulla rivoluzione.

Trotsky avvertì che nel periodo iniziale della rivoluzione ciò che possiamo raggruppare nella categoria di arte rivoluzionaria ancora non esisteva nella sua pienezza, tuttavia egli insisté sul fatto che ci furono elementi, segni, tentativi nascenti di quest’arte così necessaria. Chiarito questo, non per questo dobbiamo smettere di prestare attenzione a tutti questi segni, a questi tentativi perché saranno le basi della futura arte. La rivoluzione fu pensata come laboratorio di una nuova letteratura, di una nuova cultura. È l’uomo nuovo rivoluzionario che affronta la sfida di formare una nuova generazione a sua immagine e sente sempre più il bisogno di questa nuova arte.

Altri dibattiti furono aperti su questa figura, l’uomo nuovo rivoluzionario, che ha davanti a sé la creazione della nuova cultura. Quando si tratta di assumere una posizione rispetto all’arte, Trotsky precisa che dobbiamo sempre tener presente che “la legge dell’attrazione sociale a favore della classe dominante che, in definitiva, determina il lavoro creativo degli intellettuali, opera ora per nostro conto”. Con tale argomento cercò di discutere una visione più estesa proprio negli anni in cui affermò che l’arte rivoluzionaria o in favore della rivoluzione poteva essere creata solo dai lavoratori. Una questione tremendamente complicata se teniamo conto che trattandosi di un contesto di rivoluzione proletaria le energie di questa classe solo in piccola proporzione possono essere destinate alla produzione artistica. Allo stesso modo, la mancanza di accumulazione di una propria cultura artistica da parte del proletariato giocò proprio contro questa visione. Gli intellettuali “hanno l’odioso privilegio di mantenere una posizione politica passiva, tinta con un grado maggiore o minore di ostilità o di simpatia nei confronti della Rivoluzione d’Ottobre”. Trotsky sviluppò i limiti della creazione artistica nelle mani degli intellettuali. Tuttavia, tenendo anche conto la legge di attrazione sociale, molti di questi intellettuali si inchinarono con un maggiore o minore grado di simpatia alla Rivoluzione. I “compagni di viaggio”, come furono chiamati, produssero le migliori produzioni artistiche, sebbene in parte deformate.

Questa visione di Trotsky fu criticata da alcuni come eclettica. Voci che sollevarono la necessità che il partito prendesse le parti di un altro tipo di tendenza e in concreto di una letteratura e di arte operaie (una tendenza sviluppatasi nel calore della Rivoluzione da gruppi di operai dediti in particolare alla creazione di opere letterarie). A chi li accusò di eclettismo questi risposero che il metodo del marxismo tramite la dialettica potrebbe valutare lo sviluppo dell’arte nel calore della rivoluzione, studiarlo, favorire le tendenze più progressiste attraverso la critica, ma non potrebbe proiettarlo. Per quanto riguarda i compagni di viaggio, il metodo marxista dovrebbe aiutarli ad analizzare il ruolo che questi potrebbero svolgere nel cammino verso la costruzione di una cultura socialista. Non bisogna ovviamente vederli come un’opposizione allo sviluppo di un’arte prodotta dai lavoratori, ma bisogna sicuramente far emergere le contraddizioni che quest’arte esprime. Il partito bolscevico durante i primi anni della rivoluzione, in difesa degli interessi della classe lavoratrice, applicò la massima oggettività e prudenza in materia artistica.

Questi furono alcuni dei dibattiti aperti nel primo periodo della rivoluzione su cui Trotsky in, Letteratura e Rivoluzione, si concentrò nel tentativo di darvi una risposta. Questi dibattiti furono poi accompagnati da una situazione di frenetica attività intellettuale e artistica che si aprì nei primi anni della rivoluzione e che lo stalinismo cercò invece di frenare bloccando qualsiasi pratica di libertà nel campo della cultura. Tuttavia, i dibattiti intorno alla cultura e all’arte non si esaurirono con il consolidamento dello stalinismo e dalla sua imposizione del “socialismo reale”, ma si spostarono fuori dai confini dell’Unione Sovietica.

 

Clara Mallo

Traduzione da La Izquierda Diario

Nata a Saragozza nel 1989. Studiosa di storia dell'arte con Master in Cultura Contemporanea: Letteratura, Istituzioni Artistiche e Comunicazione Culturale dell'Università Complutense di Madrid.
Scrive di cultura e società su La Izquierda Diario.