Pubblichiamo di seguito la traduzione in italiano del testo della piattaforma sostenuta dai militanti di Corrente Comunista Rivoluzionaria, frazione del Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) francese. La piattaforma verrà presentata al congresso del NPA che si svolgerà a febbraio. L’originale è consultabile sul sito di Révolution Permanente.


Far vivere le esperienze durante la campagna per Poutou. Per un NPA operaio e rivoluzionario

Durante il periodo elettorale la presentazione di una candidatura indipendente di NPA e il profilo operaio e radicale di Philipe Poutou, hanno permesso, malgrado le difficoltà e i limiti della campagna elettorale, di rimanere nel contesto politico nazionale e di mantenere le possibilità di intervento e di costruzione di NPA su un profilo di lotta di classe e rivoluzionario. Benché uno dei punti positivi della campagna Pautou sia stato di dimostrare di poter raccogliere un’ ampia eco attorno ad un profilo di classe radicale, i membri delle posizioni B s C dell’ ultima conferenza nazionale si orientarono verso la costruzione di un blocco di direzione dalle basi fumose, come bene esprime il patchwork di posizioni del testo della loro piattaforma. Questo nuovo blocco non riuscirà a mantenere a lungo i disaccordi messi oggi sotto il tappeto che riguardano i nostri rapporti con France Insoumise e che prima o poi ritorneranno a galla.

Questo ostacola gli obiettivi del prossimo congresso che dovrà occuparsi di chiarire il nostro progetto e permettere a NPA di uscire dalla crisi. In un periodo in cui bisogna prepararsi a delle grandi battaglie di classe contro l’ offensiva del governo di Macron e di esserci con una sinistra anticapitalista e rivoluzionaria che fronteggia France Insoumise, oscurare il nostro progetto in nome di una nuova rappresentazione politica per gli sfruttati, è un impasse per la nostra organizzazione e la sua capacità di intervenire prontamente e permettere alla classe operaia di rapportarsi a Macron a Medef e al loro mondo. È con la consapevolezza di questo obiettivo che abbiamo cercato fino alla fine di riunire il maggior numero possibile di compagni e di sensibilità, in particolare della vecchia PfA intorno ad una piattaforma comune. Con lo stesso spirito proponiamo oggi un orientamento alternativo a quello del blocco formato dalla vecchia posizione B e C, ma anche una differenziazione per raggruppare in seno al congresso tutti i militanti che condividono l’ obiettivo di un NPA più chiaramente delimitato nel senso di una politica e di una prospettiva rivoluzionaria maggiormente impiantata nella classe operaia e capace di avere un peso politico nella lotta di classe.

1. SITUAZIONE INTERNAZIONALE

I nostri congressi si sono svolti fino ad oggi parallelamente ai grandi eventi che hanno trasformato la situazione mondiale (la primavera araba nel 2001), ed europea (elezioni di Syriza nel 2015), eventi questi che hanno rimarcato una rottura con la fase precedente alla crisi del 2007, tanto sul piano economico, geopolitico che della lotta di classe. Gli eventi odierni in Catalogna che precedono di qualche mese il IV congresso lo riconfermano.

i. Dalla Catalogna al perdurare della crisi internazionale.

In un paese che ha concentrato la tendenza alla rivoluzione e alla controrivoluzione per una buona parte del XX secolo, il regime spagnolo post franchista, forte della tradizione del 1978, ha assicurato per 40 anni un alto grado di stabilità per il capitale economico spagnolo e il potenziale imperialistico europeo. Malgrado la destra spagnola abbia in parte ripreso in mano la situazione prima delle elezioni del 21 dicembre, l’ irruzione del movimento di massa sul terreno per la lotta all’ indipendenza e alla repubblica catalano segnano, dopo il movimento degli indignati del 2011 un punto di non ritorno nella crisi che attraversa il regime spagnolo. Siamo in presenza di un’enorme contraddizione tra la forza del movimento popolare e le politiche borghesi (Puidgemont, PEPeCat Junqueras e l’ ERC), che hanno cavalcato senza dargli il tempo necessario per preparare il conflitto con l’ assetto politico istituzionale. Di fronte a questo insuccesso ai lavoratori catalani e alle loro organizzazioni spetta di mettersi in testa alla lotta. Mettendo davanti le loro proprie rivendicazioni e tendendo la mano ai lavoratori e ai popoli di tutto quanto lo stato spagnolo, in vista di uno scontro comune per chiudere con il regime della Transizione e andare verso una federazione socialista delle repubbliche iberiche.

Più in generale, è il connubio di difficoltà economiche persistenti (dove lo scenario di un nuovo episodio del 2007-2008 non è da escludere come testimonia l’ enorme debito accumulato dai numerosi stati e dalle grandi imprese), di crisi dell’ egemonia Nord americana che Washington tenta di bilanciare con un’ aggressività raddoppiata per l’ assenza al momento di un candidato che possa assumere un ruolo egemone a livello internazionale, tutte queste condizioni creano la situazione di estrema instabilità che stiamo attraversando.

Esempi di questa situazione sul nostro continente, che toccano al cuore il progetto capitalistico -liberale dell’ Unione europea. La crisi, che sembra insostenibile, conseguente al voto Brexit, con un governo May che resta paralizzato nei suoi negoziati con l’Unione Europea e alla rimonta dell’ improbabile alternativa dell’ Old Labour rappresentati da Corbin; più grave ancora la crisi dell’ ingovernabilità in Germania che dimostra che le contraddizioni che attraversano l’ Unione Europea raggiungono la sua principale potenza. Le reazioni in una serie di paesi dell’ est Europa (Polonia, Ungheria e altri) alla situazione semi coloniale conseguente all’ egemonia economica del capitale tedesco, si traducono oggi nella crescita e nell’ ascesa al governo dei partiti di estrema destra e destra estrema e infine ricadute delle crescenti tensioni geopolitiche fra Russia e Stati Uniti sui governi europei soprattutto di Berlino.

ii. Primavera araba, neo-dittature, imperialismo, dijadismo

Da questo punto di vista, la sconfitta della prima fase del primo percorso rivoluzionario del XXI sec, la primavera araba, ha generato le peggiori mostruosità che schiacciano i popoli sotto il tallone di ferro dei regimi dittatoriali sia filo occidentali ( Al-Sissi in Egitto), sia dei regimi che sono in rottura con l’ occidente, combinati ad un intervento imperialista nel medio e vicino oriente che non è mai cessato dal 2001, e al rafforzamento delle correnti ultrareazionarie tipo DAEC, che esportano la loro guerra asimmetrica attraverso attentati criminali. Da questo punto di vista, questa situazione, che si produce su una regione molto estesa dal Sahel all’ Afghanistan, si è trasformata nella maggiore preoccupazione per gli imperialisti, in quanto fonte di destabilizzazione possibile per l’ occidente stesso.

iii. Lotta di classe e neo-riformismi

Come dimostrano altresì le “ primavere arabe”, che non avrebbero potuto più esistere in Egitto e in Tunisia, senza una fortissima spinta operaia, la situazione non è quella di un deflusso generale delle lotte . Politicamente, tuttavia, se ci si attiene a quella che da sempre è chiamata sinistra, questo riacutizzarsi di combattività e questi elementi di politicizzazione di una nuova generazione sono capitalizzati da forze in rotta con i bipartitismi tradizionali, ma che minano anzitutto a ricostruire un progetto politico riformista in modo più o meno populista , e che liquidano tout-cour il problema di classe (Podemos, LFI), o che cercano di resuscitare la vecchia social democrazia (Corbin, Sanders). L’ esperienza al potere di Syriza, non di meno rende ragione di che cosa sia questo neo riformismo.

2. SITUAZIONE NAZIONALE

i. Fine del bipartitismo, affossamento del Partito socialista, crisi della destra, del macronismo e del lepenismo.

La situazione interna si colloca nel quadro di queste tendenze internazionali. Sullo sfondo delle difficoltà economiche persistenti e delle ripercussioni sociali disastrose per la nostra classe, la fine del quinquennio di Hollande è stata segnata da un doppio movimento: da una parte c’ è stata una ripresa della lotta di classe con “Primavera” e contro la legge sul lavoro, dall’ altra in un contesto di crisi dei partiti e dei meccanismi di rappresentanza tradizionali, viviamo un rafforzamento delle tendenze liberticide e autoritarie dello Stato ed un risveglio del populismo di destra, di sinistra e di centro, populismo di cui il macronismo è una delle espressioni. È definitivamente morta la vecchia repubblica così come essa ha segnato la vita della Francia sin dall’ inizio della V Repubblica.

Le elezioni presidenziali del 2017 che, tra molteplici colpi di scena, hanno segnato l’ estinzione del PS e una quasi scomparsa del gollismo, seguite dal rullo compressore del macronismo alle legislative, sono state il segno distintivo di questa profonda crisi politica.

In questo quadro, al di là dei pericoli, in seno alle classi popolari, di una banalizzazione sciovinista e razzista, il lepenismo ha mostrato cos’ è realmente: un populismo di riserva che serve tanto come sfogo reazionario quanto come spauracchio per incitare al “voto utile”.

La declinazione marinista del FN, non meno di quella del padre, non convince ad oggi ilo grande capitale. Il Fronte Nazionale si ritrova in più in una crisi politica di cui bisognerà analizzare l’ evoluzione, in un contesto dove, ai propri margini, dei gruppuscoli fascisti intensificano le loro attività. Focalizzarsi troppo sul lepenismo tuttavia rischia di spianare la strada a chi rappresenta oggi il peggior nemico dei lavoratori e il migliore amico dei padroni, ossia Macron ed il macronismo.

ii. Macron: base sociale modesta e forte malcontento.

Il programma dell’ attuale maggioranza consiste nell’ obiettivo di una ristrutturazione radicale del capitale a scapito del mondo del lavoro perché la Francia si ritrovi allo stesso livello di competitività della Germania. Tuttavia i ritmi della crisi economica (ben lungi dall’ essere terminata) impongono un’ accelerazione. Ciò non vuol dire che il programma macronista sia esclusivamente basato sull’ austerità e sulle politiche di bilancio. C’ è sicuramente un ossequio alle logiche di Maastricht cui il ministro dell’ economia vuole conformarsi, come testimonia il fatto che anche magri gesti diretti verso i ceti popolari come l’ abbassamento della tasse sull’ abitazione si inseriscono tuttavia in un quadro si politica di austerità che è ad esempio alla base della fronda degli amministratori locali.

E nonostante queste manovre, il macronismo si caratterizza pe runa base sociale di riferimento assai stretta in rapporto alla forte opposizione che suscita invece nelle classi popolari. È in questo senso che possiamo parlare di una forma di bonapartismo relativamente debole, nella misura in cui le sue basi sono tutt’ altro che solide. Ancora di più e ancora più rapidamente di Sarkozy che si guadagnò l’ appellativo di “presidente bling-bling”, Macron è percepito dalla classi popolari come il presidente dei ricchi.

iii. Macronismo e dialogo sociale.

Macron ha scelto di rispondere alla crisi politica, di cui i populismi sono un’ espressione, scontrandosi coi suoi avversari, LFI e FN, presentati come i suoi reali antagonisti. Ma allo stesso tempo, senza preoccuparsi del rischio di personalizzare lo scontro, usa anch’ egli una retorica populista. Il macronismo rappresenta se stesso come un movimento nuovo, una corrente senza partito, cercando di far presa su certi settori come i giovani e moltiplicando le apparizioni e in realtà rafforzando con autoritarismo il suo reale potere.

Oltre alla rappresentazione di questa opposizione spauracchio (rappresentata dal FN e soprattutto da Melenchon) e oltre al sostegno pressoché omogeneo dei settori più concentrati del capitale, il punto di forza di Macron è la buona disposizione delle forze sindacali, buona disposizione che si spinge fino alla collaborazione. Non che il dialogo sociale si svolge senza frizioni, ma ne risulta una frammentazione della contestazione. Benché l’ ira sociale sia tanto grande e forse più che nel quinquennio di Hollande, essa manca di canali opportuni attraverso cui esprimersi in tutta la sua radicalità.

iv. Trasformare l’ ira sociale in movimento

Nelle organizzazioni sindacali, non meno che nella sinistra politica, alcuni indicatori lasciano intravedere dei segni di contestazione interna. La quasi uscita di Mailly da Force ouvrière o il fatto che Martinez sia costretto a moltiplicare le date di mobilitazione sono i primi segni di questa tendenza.

In questo quadro e sulla base degli schieramenti esistenti, è più che mai d’ attualità per le forze rivoluzionarie la questione dell’ appello alla lotta per imporre alle direzioni sindacali la costruzione di un fronte unico delle organizzazioni sindacali e politiche del mondo del lavoro, delle classi popolari e dei giovani per la difesa dei loro diritti e delle loro rivendicazioni. A meno di non voler lasciare il terreno a Martinez e a coloro che vogliono collocarsi alla sua sinistra e a Melenchon e alle sue “ondate contro il potere” organizzate nei fine settimana, vuote di ogni contenuto politico e di classe.

A dispetto della loro piccola consistenza numerica, gruppi come il Fronte Sociale possono in queste circostanze rappresentare uno strumento utile per federare le energie ed opporsi agli ostacoli rappresentati dalle direzioni burocratiche, a condizione di agire in sintonia con l’ insieme del movimento operaio e a condizione di evitare ogni tentazione minoritaria.

La prima fase di lotta contro le ordinanze sul lavoro che si è momentaneamente conclusa con la vittoria di Macron non preclude l’ esito delle battaglie future. È più che mai necessario smarcarsi dalle strategie delle direzioni sindacali e difendere la convergenza delle lotte in un movimento unico, verso un unico piano di lotta che si concluda con lo sciopero generale, Questo obiettivo necessità di una prospettiva e di programmi politici chiari. La generalizzazione e la centralizzazione dei blocchi saranno i soli a poter mettere sotto scacco il governo ed al rullo compressore delle riforme e imporre così una risposta di classe alla crisi capitalistica.

v. Oltre la legge sul lavoro. Un quinquennato instabile.

La vasta opposizione a Macron negli ambienti operai e popolari preannuncia un quinquennato agitato e su questo sono arrivati già gli avvertimenti dei cristiano-sociali come Bayrou e dei gollisti come Soubie, già consigliere di Sarkozy. In questo contesto, un’ estrema sinistra di lotta, radicale su un terreno di classe e internazionalista (mentre altre forze giocano su un terreno nazionalista e reazionario) è una chiave per organizzare la difesa dei risultati raggiunti e preparare il contrattacco.

3. A SINISTRA: BILANCIO E PROSPETTIVE

i. La svolta del melenchonismo

A partire dal 2009 e dalla nascita del Fronte di sinistra, Melenchon ha progressivamente conquistato un posto centrale nel panorama politico alla sinistra del PS. Malgrado una serie di passi a destra sul terreno del nazionalismo, è riuscito a dare una prima espressione, fin qui maggioritaria, alla rottura a sinistra della base sociale del PS e alla collera ed alle istanze politiche emerse dal movimento contro la legge sul lavoro della primavera del 2016. Il melenchonismo e France Insoumise incarnano un neoriformismo che, contrariamente al riformismo tradizionale, ritiene che la classe operaia non è più e non sarà più il soggetto promotore della riforma della società. Al contrario essi esaltano un popolo interclassista di cui sarebbe giunta l’ era. Questo populismo di sinistra si presenta come leader di una contestazione “civile” contro il presidente Macron, qualunque sia il prezzo, e a costo di giocare un ruolo di divisione e di concorrenza coi sindacati, come hanno dimostrato le manifestazioni di France Insoumise del 23 Settembre e le proposte delle stesso Melenchon sulla “sconfitta del movimento operaio tradizionale”, proposte che nascondono le sue stesse responsabilità in questa sconfitta.

Parte della base di France Insoumise è lontana dall’ essere assorbita dal movimento di Melenchon, le cui contraddizioni sono visibili e che, più in generale, non è capace di occupare tutto lo spazio di radicalizzazione uscito dalla primavera 2016. Tra i giovani il movimento autonomo perde di vigore, malgrado avesse capitalizzato nel 2016 una parte importante della radicalizzazione di fronte alla repressione della polizia. La sua mancanza di qualsiasi progetto strategico e di una strategia coerente capace di aprire ad una mobilitazione di massa è flagrante e le derive avventuriste di alcuni dei suoi esponenti sono controproduttive. Al di là degli alti e bassi della situazione, nel contesto della politicizzazione delle nuove frange del mondo del lavoro e del movimento giovanile c’è uno spazio per le idee rivoluzionarie e, per i settori che vogliono scontrarsi col governo, c’ è chiaramente bisogno di uno strumento politico di classe che ponga metodi, strategie e prospettive per la vittoria. Come hanno dimostrato l’ apprezzamento per il profilo operaio di Philippe Poutou e l’ eco dell’ adesione alle sue proposte anticapitaliste, è possibile per NPA costruirsi e conquistare uno spazio politico, avendone i mezzi.

ii. fare il bilancio delle tendenze all’ adattamento al neoriformismo.

Per questo è indispensabile definire una condotta corretta verso LFI facendo il bilancio dei dibattiti che hanno attraversato la sinistra radicale a proposito di Syriza (la cui politica al governo è stato tanto disastrosa quanto prevedibile) e di Podemos. In fase di preparazione, durante e dopo il congresso di NPA, alcuni hanno difeso il modello di governo anti-austerità di Syriza basato sulle mobilitazioni, difendendo l’ ipotesi che la situazione greca avrebbe spinto Syriza più a sinistra di quanto non fossero le sue posizioni. Ma come hanno dimostrato gli avvenimenti successivi, Tsipras è diventato l’ agente zelante dell’ applicazione delle politiche di austerità decise dalla grandi borghesie europee. Questo partito rifiuta di canalizzare l’ energia delle mobilitazioni verso la messa in discussione delle basi del potere capitalistico. Esso cerca anzitutto uno sbocco istituzionale, sinonimo di adattamento al sistema capitalistico. Rilanciare NPA esige di rompere definitivamente con le logiche “anti-austerità” e di precisare i nostri assi strategici sulla base delle esperienze della lotta di classe internazionale.

iii. Rompere col modello dei “partiti-larghi”.

Il modello dei “partiti-larghi” messo in opera a partire dal 2000 da un certo numero di paesi ha dimostrato tutti i suoi limiti. L’ idea di “perdere di sostanza per guadagnare in superficie” rompendo i confini strategici col riformismo, cosa che ha impedito a NPA nei suoi primi anni di esistenza di resistere all’ emergere del Fronte di sinistra, deve oggi essere invertita. NPA ha in un certo senso bisogno di “guadagnare in sostanza” per poter rinnovarsi secondo una dinamica costruttiva.

L’ eco della campagna Poutou dimostra che il partito può guadagnare spazio malgrado l’ emergere di France Insoumise solo su un crinale di classe e radicale, a condizione di rafforzare le nostre risposte in termini di programma ma anche di progetto di società socialista/comunista.

4. PER UN PARTITO DI CLASSE E RIVOLUZIONARIO

i. Attualità della prospettiva rivoluzionaria

Le prospettive rivoluzionarie resta perfettamente attuale a dispetto di un rapporto di forze globalmente sfavorevole in quanto unica alternativa globale di risposta alla crisi sistemica del capitalismo contemporaneo. Il nostro progetto strategico resta la rivoluzione socialista, il rovesciamento dello Stato borghese e la sostituzione di tutte queste istituzioni con un nuovo potere basato sulla democrazie dei “produttori associati”. Ogni confusione su queste questioni non può che compromettere il nostro progetto e disorientare i militanti.

ii. Necessità di innestarsi nella classe operaia

A 100 anni dall’ esperienza dell’ Ottobre 1917, il ruolo dei lavoratori in ogni prospettiva di trasformazione rivoluzionaria della società resta ad oggi di primaria importanza. Essi formano in effetti la sola classe che possieda i mezzi per bloccare l’ economia e per aprire alla prospettiva della presa del potere mediante la rivoluzione e della costruzione di una società dove il libero sviluppo di ciascuno fonderà il libero sviluppo di tutti in maniera reciproca, per far cessare tanto la distruzione sistematica della natura quanto la divisione tra lavoro intellettuale e lavoro materiale.

È questo il motivo per cui il centro di gravità del nostro partito è la lotta di classe e la ragione per la quale il partito deve cercare attivamente di innestarsi nei principali settori dell’ industria e dei servizi.

Questo implica la necessità di far leva sulla popolarità acquisita da Philippe negli ambienti operai per farne una priorità, costruendo il partito su un asse chiaro che non sia la somma dispersa di movimenti sociali e/o interventi settoriali.

La crisi del sindacalismo e la politicizzazione crescente degli ambienti operai rendono questo obiettivo tanto possibile quanto necessario, a condizione di rompere con la separazione tra la politica e il sindacato.

Si tratta di lottare nei sindacati perché essi superino agni forma di corporativismo e si facciano carico dell’ insieme di tutti i problemi della società (violenza della polizia, sessismo, sostegno ai migranti). È il solo modo di combattere il sindacalismo di collaborazione su cui cerca di appoggiarsi Macron e di contribuire a una ricomposizione del movimento operaio in quanto soggetto politico.

5. ASSI DI UN PROGRAMMA TRANSITORIO ATTUALE

NPA deve difendere dappertutto, da solo o nel contesto del Fronte unico, i grandi assi di un programma di transizione e la costruzione di una forza capace di affrontare il potere borghese. Questo programma deve partire dalla condizioni di vita e dalla coscienza attuale degli sfruttati e degli oppressi al fine di convincere la maggioranza, con l’ analisi e con le dimostrazioni concrete, che la soluzione reale ai problemi che li affliggono presuppone la presa del potere politico da parte dei lavoratori e il rovesciamento del capitalismo.

i. Le nostre vite valgono più del loro profitto

Sul piano sociale ed economico difendiamo il divieto di licenziamento e ogni riduzione dei posti di lavoro, l’ aumento dei salari e la loro indicizzazione secondo l’ inflazione, l’ abolizione di ogni tipo di contratto precario, l’ apertura dei registri contabili delle imprese, il controllo da parte dei salariati e della popolazione della produzione e dei servizi, l’ espropriazione dei settori chiave dell’ economia e delle imprese che chiudono o licenziano, l’ annullamento del debito pubblico e un controllo stretto dei capitali per evitare le frodi fiscali del tipo Panama Papers.

Sul piano politico noi mettiamo al primo posto misure democratiche radicali come l’ abolizione della funzione presidenziale e del Senato, la riduzione del salario di un eletto al livello di quello di un operaio specializzato, la revocabilità degli eletti, il sistema proporzionale in tutte le elezioni secondo lo spirito della Comune di Parigi. Lottiamo contro l’ unione Europea, strumento totalmente al servizio delle classi dominanti che in nessun caso può essere riformato per un governo dei lavoratori e per una Europa socialista dei popoli e dei lavoratori. La capacità della classe dei lavoratori di condurre una politica egemone e a tutela degli interessi di tutti g li oppressi sarà la base di una strategia vittoriosa. Una politica come questa è incompatibile con ogni economicismo ed ogni operaismo.

ii. Interconnessione dei rapporti di classe, sessismo e razzismo.

Dobbiamo integrare la questione femminista, quella GLBT e quella antirazzista considerandole non come un qualcosa in più rispetto all’ analisi di classe ma come prospettive indispensabili perché la nostra concezione di classe mantenga tutto il suo vigore.

La nostra classe si compone di donne, di persone GLBT, di minoranze di genere, di persone immigrate e discendenti di immigrati. Non possiamo pensare la classe isolandola dal resto dei rapporti di dominazione strutturali della nostra società. Da qui dunque la nostra lotta di classe deve essere anche femminista, GLBT ed antirazzista. Non si tratta solo di parola, occorre che questo abbia delle ricadute sulle nostre capacità d’ azione. Ciò vuol dire intervenire sui movimenti femminista, GLBT e antirazzista per far sì che all’ interno di essi si sviluppi una lotta di classe. Questo vuol dire inoltre che ovunque sia possibile, accanto ad una coscienza di classe occorrerà sviluppare anche una coscienza femminista, antirazzista e GLBT. E questo vale per tutte le persone interessate e soprattutto vale nel movimento operaio. Noi difendiamo ovunque un punto di vista di classe e lavoriamo a costruire i movimenti su basi di massa, in termini di legalità rispetto a lavoro e salario, di lotta contra la violenza sessista ed il patriarcato sotto i suoi numerosi aspetti e di difesa dei diritti riproduttivi delle donne (contraccezione, aborto, PMA).

iii. Contro il razzismo e le violenze di polizia

In ogni caso noi facciamo appello al movimento operaio organizzato e in primo luogo ai sindacati per invitarli a farsi carico di questi compiti democratici rompendo con il corporativismo economico tanto quanto con le forme di separatismo che affliggono la maggioranza delle organizzazioni impegnate nella lotta contro queste oppressioni specifiche per sanare una rottura storica drammatica, particolarmente marcata in Francia e in particolar modo a proposito della questione razziale.

Su questo punto noi ci battiamo perché il movimento operaio si faccia carico delle rivendicazioni dell’ insieme della popolazione dei quartieri popolari come della lotta contro le violenze della polizia di cui essa è la prima vittima, una lotta all’ ordine del giorno contro il razzismo e l’ estrema destra sin dai casi di Adama Traoré e di Théo.

Sulla questione dei migranti Macron prosegue blindandola la politica di Hollande: quasi nessun accoglimento, rafforzamento delle soluzioni carcerarie ed accelerazione delle procedure di espulsione per quanti si trovano sul territorio nazionale da un lato e dall’ alto subappalto dei controlli delle frontiere ai partner della borghesia francese nel sud Mediterraneo.

iv. Di fronte all’ urgenza ambientale, necessità di una pianificazione socialista dell’ economia.

Viviamo una crisi ecologica e ambientale senza precedenti che si manifesta in tutta la sua complessità soprattutto attorno al problema del riscaldamento globale e di cui il capitalismo è il principale responsabile. Questa crisi è anche un importante vettore di politicizzazione: è urgente perciò che noi sviluppiamo una politica e delle risposte anticapitalistiche e rivoluzionarie su questo punto. Il capitalismo è strutturalmente fonte di sprechi (obsolescenza dei programmi, logica della non riparabilità dei beni di consumo ecc.) e la sua logica di profitto comporta numerosi problemi ecologici (ad esempio la frode della Volkswagen sulle emissioni dei suoi motori diesel). Sono le imprese e non i consumatori che inquinano di più e soprattutto che decidono cosa produrre. Il modo di produzione capitalistico è unicamente guidato dalla ricerca del profitto e non dai bisogni sociali ed ambientali reali della popolazione.

Noi dobbiamo affrontare la questione del modo di produzione comunista parlando di programmazione. Pianificazione significa determinare razionalmente e democraticamente la produzione in funzione dei bisogni collettivi e tenendo conto delle risorse naturali limitati e delle ricadute sull’ ambiente.

FI rivendica la “pianificazione ecologica” come parola d’ ordine ma una formulazione come questa non ha alcun significato se non rimettiamo in discussione la proprietà privata dei mezzi di produzione.

le grandi imprese che inquinano il pianeta sono le stesse che spogliano i paesi poveri, le prime vittime del riscaldamento globale e dell’ inquinamento. Ma per riorganizzare i grandi mezzi di produzione rendendoli meno inquinanti occorre poterli controllare: nessuna reale pianificazione è possibile senza l’ espropriazione dei grandi mezzi di produzione. Per questo un programma ambientale coerente non può che essere internazionalista e rivoluzionario.

6. FRONTE UNICO E POLITICHE RIVOLTE ALLE ALTRE CORRENTI RIVOLUZIONARIE.

Non si tratta solo di divulgare questo programma, noi lavoriamo perché i lavoratori di tutte le classi popolari e i giovani lo facciano proprio. Questo comporta un nostro intervento presso i sindacati e i quadri unitari in maniera unitaria assieme alle altre correnti del movimento operaio per unire la nostra classe assumendo come preoccupazione comune quella di diffondere le idee rivoluzionarie e di dimostrarne concretamente la correttezza.

Ciò vuol dire che noi non possiamo stringere qualunque tipo di alleanza in qualunque momento. Il fronte unico si oppone alla logica del “fronte sociale e politico” che assume come precondizione la ricerca delle alleanze a causa della debolezza, in questa fase, dell’ estrema sinistra per far emergere una alternativa politica e dare rappresentanza politica a tutti gli oppressi. Noi dobbiamo sistematicamente difendere le nostre prospettive in opposizione alle direzioni riformiste che nuocciono all’ unità della nostra classe ed alla sua radicalizzazione.

La nostra condotta verso le altre correnti anticapitaliste e rivoluzionarie provenienti da tradizioni diverse è diversa e ciò malgrado divergenze spesso profonde e inerzie storiche.

Dobbiamo portare avanti una politica tesa ad esperire la possibilità di presentare fronti parziali e/o elettorali comuni soprattutto nei confronti di Lutte Ouvrière, ad esempio seguendo l’ esempio del FIT in Argentine (con i suoi 4 deputati nazionali, il miglior risultato elettorale della storia dell’ estrema sinistra da molto tempo a questa parte).

7. UN PARTITO PIÙ COERENTE E PIÙ DEMOCRATICO

La prima condizione per il funzionamento di un partito democratico è in rispetto e la messa in opera delle decisioni prese in modo da poter tirare un bilancio portando eventualmente in seguito i correttivi necessari. Ma spesso i testi programmatici votati da NPA hanno un carattere generico e formale e dunque non hanno alcun seguito concreto.

Un esempio è stata la nostra non partecipazione alle elezioni legislative del 2017. Per conservare una visibilità politica e continuare a costruire sulla scia della campagna per le presidenziali, il CPN aveva deciso di presentare circa 80 candidature, tenendo conto delle ristrettezze finanziarie. Ma molto membri non hanno rispettato questa mozione quando non l’ hanno apertamente ostacolata. La maggioranza del CE ha proibito una candidatura già depositata senza aver neppure consultato o informato i due soggetti promotori (comité Paris 11°, coordination fédérale 75).

Un altro esempio è la moltiplicazione sono gli ostacoli messi da due anni al funzionamento del settore giovanile per la sola ragione che la sua direzione non è ben vista da alcune correnti del CPN.

Questi metodi antidemocratici demotivano i militanti e aggravano la tendenza alla dispersione. Le insufficienze nella nostra azione comune sono il risultato di una mancanza di omogeneità strategica ma anche dei metodi di direzione poco inclusivi. Questa situazione potrà essere superata solo attraverso un dibattito politico, nel pieno rispetto delle decisioni maggioritarie ma anche delle posizioni minoritarie, secondo quanto recita il nostro statuto:

« La democrazia è un’ esigenza e una risorsa del nostro partito. La democrazia sta al cuore del nostro progetto. Essa implica la trasparenza, la circolazione delle informazioni, la conoscenza della pluralità delle scelte. Essa riconosce la possibilità di organizzarsi per modificare l’ orientamento del partito, cioè riconosce il diritto di organizzarsi in correnti ed il diritto di dar vita a minoranze organizzate. » (dallo statuto).

L’ esistenza e la moltiplicazione di correnti e di minoranze organizzate è una conseguenza dell’ assenza di chiarezza sul nostro progetto e della prolungata crisi del partito, in nessun caso la responsabilità è da scriversi a queste correnti. Ciò non significa che non esistano spinte centrifughe e bisognerebbe dunque intraprendere una discussione democratica che comprenda anche una concertazione con tutti i gruppi interni con l’ obiettivo di ridurre le dinamiche laceranti come si è potuto fare con la campagna Poutou.

8. UN PARTITO INTERNAZIONALISTA

L’ internazionalismo è spesso presentato come l’ equivalente della solidarietà internazionale fra i popoli. La solidarietà rientra nella concezione dell’ internazionalismo ma nell’ accezione tradizionale di internazionalismo “proletario” c’ è anzitutto la comprensione della necessità d’ una azione comune dei lavoratori al di là delle frontiere. E per questo necessita di scambi di esperienze e di elaborazioni comuni tra rivoluzionari di paesi diversi, sia in vista di una collaborazione concreta immediata, sia a lungo termine in prospettiva di una nuova Internazionale.

Agli inizi il NPA aveva intrapreso importanti iniziative attraverso l’ organizzazione di conferenze che raggruppavano i responsabili organizzativi di movimenti rivoluzionari molto diversi, sia europei che del Medio Oriente e del Maghreb. Con la crisi del NPA questa politica è stata abbandonata. Oggi alcuni compagni propongono che il nostro partito aderisca alla corrente internazionale di cui sono membri (IV–SU) e dove NPA è osservatore.

tale decisione ridurrebbe qualitativamente le nostre ambizioni e costituirebbe una grave regressione. Il movimento rivoluzionario internazionale si trova diviso in numerose organizzazioni nazionali e correnti internazionali. La IV–SU rappresenta solo una piccola minoranza tra quelle nate dal trotskysmo e l’ orientamento che le sue sezioni portano avanti in un certo numero di paesi è ben lontano dal raccogliere l’ unanimità del movimento rivoluzionario.

Noi dobbiamo al contrario riprendere e attualizzare l’ obiettivo iniziale del NPA quale leggiamo nelle ultime righe dei suoi principi fondativi « i nostri avversari, i capitalisti, si beffano delle frontiere. Sono ben organizzati e per combatterli bisogna organizzarsi con altrettanta efficacia. Il nostro partito cerca di legarsi a tutte le forze che, nel mondo, lottano col medesimo obiettivo. Perciò NPA intraprenderà un dialogo e delle collaborazioni politiche con le altre forza anticapitaliste e rivoluzionarie del mondo nella prospettiva della costruzione di una nuova Internazionale. »

La prima necessità è dunque di dare nuovo vigore alla nostra commissione internazionale, ridotta oggi ad un segretariato che si riunisce sporadicamente, che dovrebbe gestire le relazioni internazionali in linea con la politica nazionale, come la sotto-commissione Europa che avrebbe avuto un ruolo importante rispetto alla situazione attuale della Catalogna.

Allo stesso tempo è necessario che i militanti o le correnti appartenenti ad un gruppo internazionale informino regolarmente il partito delle proprie attività (risoluzioni, campagne, conferenze).

9. RILANCIARE LA COSTRUZIONE DEL NPA

La nuova rappresentazione degli sfruttati e degli oppressi che alcuni settori di NPA hanno portato avanti da mesi, come la prospettiva e l’ obiettivo politico-organizzativo che bisognerebbe perseguire, cancella la cesura tra riforma e rivoluzione nel moneto in cui essa è più pertinente che mai, pretendendo di ritornare a contenuti e forme corrispondenti alla genesi del movimento operaio.

Il compito resta la costruzione del NPA in quanto organizzazione anticapitalista rivoluzionaria di lotta che raggruppi i militanti provenienti da tradizioni diverse. Nel prosieguo della campagna Poutou si tratta di combinare la critica del sistema e il richiamo alla nostra classe a lottare e ad organizzarsi su una linea indipendente e radicale, per la rivoluzione e il socialismo.

Se il nostro congresso si dimostra capace di orientarsi su questa via, diverrà possibile riorganizzare l’ NPA. Questo comporterà di doversi dotare di una politica per sviluppare la nostra capacità di intervento nelle imprese, in politica, in modo coordinato nei sindacati dove si trovano i nostri militanti seguendo una linea di lotta di classe.

Per questo occorrerà dare nuova vita o ricostruire le direzioni locali e regionali, la commissioni nazionali la cui attività è indispensabile e costruire una relazione di collaborazione costruttiva con il settore giovanile.

A firma di: Daniela (93), Elise (93), Emmanuel (31), Flore (93), Gaëtan (31), Jean-Baptiste (93), Jean-Philippe (75), Laura (93), Nicolas (31), Renaud (75), Sarah (93), Vincent (68), Virginia (75), membri titolari e supplenti del CPN uscente.

Traduzione di Ylenia G.

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.