In Francia, la classe operaia la gioventù sono nuovamente scese in campo in grande stile. Di fronte all’arroganza di Macron, i lavoratori di tutto il paese stanno scrivendo una nuova pagina della storia della lotta di classe. Qui raccogliamo alcuni scorci, immagini e commenti dai ranghi della gioventù di Révolution Permanente, la nostra organizzazione sorella francese, per conoscere il loro intervento nel periodo più caldo del movimento contro la riforma delle pensioni.


In una settimana Macron ha mostrato alla Francia, e al mondo intero, che il suo sangue non è blu e che il re è nudo. La lotta contro l’aumento dell’età pensionabile minima da 62 a 64 anni ha fatto un salto enorme con l’applicazione dell’articolo 49.3 della Costituzione, che ha messo a nudo tutte le debolezze del regime politico e ha fatto esplodere la rabbia: il 49.3 permette di far passare una legge senza voto in parlamento, se non viene presentata una mozione di sfiducia al governo, cosa che non è avvenuta. Per finire, Macron, con la sua aria da “primo della classe” della borghesia, ha parlato a milioni di telespettatori sfidando niente meno che la classe operaia francese. Un po’ come Maria Antonietta quando, secondo il mito, diceva al popolo di mangiare brioches, se il pane mancava…

Le immagini che ci sono giunte negli ultimi giorni dei giovani, degli studenti e dei lavoratori di tutta la Francia sono commoventi per molte ragioni, ma soprattutto perché mostrano una brusca rottura con qualsiasi tipo di azione di routine a cui la burocrazia sindacale è stata abituata finora. Non si tratta solo di mobilitazioni di massa (la manifestazione di giovedì 23 marzo ha raggiunto 3,5 milioni di manifestanti in tutto il paese, secondo il sindacato CGT), ma di scioperi selvaggi con blocchi stradali e picchetti, come sta accadendo nelle raffinerie della Normandia, ma anche a Chambéry, Metz, Lione, Le Havre o Guéret, dove i lavoratori hanno superato le azioni indette dall’Intersindacale, il blocco tra i vertici dei principali sindacati.

Anche il “clima” di queste manifestazioni è andato cambiando, come ci dicono i compagni di Révolution Permanente. Sono intervenuti fin dal primo giorno del processo promuovendo la “Rete per lo sciopero generale”, un coordinamento tra diversi settori di lavoratori, molti dei quali molto giovani, a cui partecipano anche studenti e intellettuali, che discutono su come far vincere questo movimento, superando le politiche conservatrici e compromissorie della leadership intersindacale e la sua totale mancanza di prospettiva per lottare per la vittoria. Non solo i canti sono più più ad alta voce (e contro Macron), non solo l’energia è rinnovata con l’emergere della gioventù e della volontà di resistere alla repressione, ma si è resa palpabile la prospettiva di vincere per davvero.

Il caso della Normandia è sintomatico di ciò che sta accadendo e del cambiamento di soggettività di questo periodo: di fronte all’occupazione di una delle principali raffinerie del paese, il governo e la polizia hanno lanciato una feroce offensiva ordinando la requisizione degli scioperanti dalle raffinerie (una misura repressiva che risale al 1938 e che infrange il diritto di sciopero per perseguire la protezione dei profitti capitalistici), andandoli a prelevare nelle loro case e picchiandoli per smantellare il picchetto che stavano mantenendo. La paura delle classi dominanti non è da sottovalutare: non solo lo sciopero ha diffuso l’entusiasmo in tutto il movimento operaio, ma il blocco stava già compromettendo seriamente l’approvvigionamento degli aeroporti parigini.

Sebbene in un primo momento le forze di sicurezza sembrassero aver preso il controllo del sito, le carte in tavola sono state ribaltate: nel giro di poche ore sono state accolte da un’impressionante dimostrazione di solidarietà operaia in cui metalmeccanici, lavoratori chimici, portuali e scaricatori di porto della zona si sono uniti ai raffinatori. Venerdì 24 marzo, giovani lavoratori, studenti, intellettuali (come Frédéric Lordon) e artisti (come la famosa attrice Adèle Haenel e il rapper Médine) provenienti da diverse parti del paese si sono uniti al picchetto, molti organizzati in un’importante delegazione promossa da Révolution Permanente. “Questo sostegno è positivo per noi. Dimostra che non siamo soli”, ha dichiarato David Guillemard, delegato CSE-CGT della raffineria. Il portale Mediapart ha commentato venerdì che “Al grido di ‘la raffineria è nostra!’ i manifestanti, alcuni dei quali provenienti da Parigi, riprendono possesso dell’ingresso principale”. Questa azione di solidarietà fa parte della politica che Révolution Permanente ha portato avanti con la Rete per lo Sciopero Generale, alcuni dei cui membri hanno parlato davanti alla raffineria di Nanterre: “i rappresentanti dei raffinatori, della SNCF, ma anche dei netturbini di Le Havre, ci ricordano l’importanza del momento”; “siamo uniti dai vincoli dello sciopero”; “voi avete in mano il petrolio e noi il TGV”, hanno detto gli autotrasportatori.

Blocco ai cancelli della raffineria Total in Normandia.

Blocco ai cancelli della raffineria Total in Normandia.

I ferrovieri, i lavoratori delle aziende energetiche, gli studenti e i lavoratori della RATP hanno invaso i binari su iniziativa dell'assemblea generale interpro della Gare de Lyon.

I ferrovieri, i lavoratori delle aziende energetiche, gli studenti e i lavoratori della RATP hanno invaso i binari su iniziativa dell’assemblea generale intercategoriale della Gare de Lyon.

Allo stesso tempo, gli studenti di Bordeaux Montaigne, in un’assemblea di oltre 500 giovani, hanno votato “per inviare un forte messaggio di sostegno ai raffinatori che vengono repressi; anche noi giovani stiamo subendo la repressione e dobbiamo rispondere insieme con solidarietà”. La conclusione che i diversi settori stanno traendo è chiara: la solidarietà di classe può resistere alla repressione e questo dà fiducia e forza al resto del movimento. “Quello che sta accadendo oggi va oltre la lotta contro le pensioni: possiamo ottenere molto di più, possiamo ottenere la fine del loro mondo”, ha detto un lavoratore della raffineria Total al picchetto del 24 marzo a mezzogiorno. Esprimendo la sensazione di ciò che stava accadendo, Laura Varlet, lavoratrice delle ferrovie e militante di Révolution Permanente, ha affermato che “si sta scrivendo una nuova pagina nella storia della lotta di classe”.

Queste azioni, a loro volta, si ricollegano a settimane di scioperi protratti (cioè con voto dei lavoratori sulla loro continuazione) che hanno avuto luogo in settori strategici dell’economia francese, come i lavoratori dei trasporti, gli addetti alla raccolta dei rifiuti, i lavoratori delle aziende energetiche e petrolchimiche, eccetera.

A questo scenario si aggiunge l’elemento qualitativo rappresentato dal forte emergere del movimento studentesco e giovanile negli ultimi giorni, con assemblee interuniversitarie come quella di Tolosa, con migliaia di persone che votano per la solidarietà con la classe operaia, con centri di studio occupati, con studenti delle scuole superiori che marciano e affrontano coraggiosamente la repressione selvaggia, con giovani precari che occupano le colonne dei sindacati. Anche i “piccoli” segnali di solidarietà che emergono giorno dopo giorno sono “sintomi” del cambiamento di rotta della situazione, come quelli di un negozio di formaggi parigino che ha proposto di devolvere i suoi profitti giornalieri al fondo per lo sciopero o quelli di un medico che ha offerto cure gratuite alle persone colpite dalla repressione.

Un’esperienza molto espressiva in termini di volontà di solidarietà e di estensione del movimento nella seconda metà di marzo è quella di alcuni giovani studenti di legge e avvocati provenienti da diverse parti della Francia che, di fronte alla repressione e alla persecuzione della polizia, hanno iniziato a organizzarsi in un collettivo che si è formato solo a metà marzo e che ha contato da subito decine di aderenti. Come ci racconta Romane, giovane avvocata di Révolution Permanente e promotore della rete, “circa 25 avvocati ci hanno contattato in soli due giorni per aderire, il che dimostra che il progetto è molto attraente nel contesto della brutale repressione governativa e del crescente malcontento per la mancanza di libertà democratiche; inoltre, la nostra collega Elsa ha iniziato ad apparire sui media come riferimento per questo movimento e per gli avvocati di estrema sinistra”. E ha aggiunto un dato fondamentale: sebbene esistano altre organizzazioni di avvocati che difendono i prigionieri, molte di esse cercano di rimanere fuori dalla politica. Al contrario, questa rete propone esplicitamente la necessità di “subordinare il legale al politico e di mettere al centro la lotta di classe”, motivo per cui ha sviluppato azioni come l’aiuto ai manifestanti arrestati o la preparazione alla repressione in tre università di Parigi, dove ha risposto a domande sul diritto di sciopero e ha mostrato un video che spiegava i passi da compiere in caso di arresto.

Un’organizzazione di questo tipo è essenziale in un momento in cui il governo sta dispiegando un enorme apparato repressivo su base permanente in diverse città del paese. Anche se la violenza non è ancora al livello di quella scatenata contro i Gilet Gialli, la polizia e la gendarmeria a fatica si trattengono dal gettare benzina sul fuoco. Senza menzionare altri casi, gli scontri sono proseguiti a Sainte-Soline, a Deux-Sèvres, nel contesto di una protesta ambientalista che, tuttavia, si inserisce nel complesso delle mobilitazioni nel paese. La repressione è stata così brutale che i feriti si sono contati a decine, di cui uno rimasto in coma. Ma l’esempio è indicativo della tensione che si respira in tutto il paese e della radicalizzazione che accompagna l’aumento della repressione.

Questa volontà e combattività è particolarmente importante tra gli studenti ed è uno dei fattori determinanti emersi nella seconda metà di marzo all’interno del movimento. Si tratta di un movimento studentesco che per anni ha sviluppato dibattiti, azioni e partecipato alla vita politica, forgiando in settori importanti una coscienza “anticapitalista”, ma che negli ultimi anni aveva rallentato la sua dinamica con la pandemia. Il riemergere del movimento studentesco, con settori che vedono i lavoratori come alleati, ha rafforzato il movimento.

Come ci ha raccontato Alexis, studente di Paris 8 e membro di Le Poing Levé (corrente giovanile di Révolution Permanente), gli studenti hanno iniziato ad alzare la testa con decine di assemblee in tutto il paese, sia nelle scuole che nelle università (anche quelle molto “conservatrici” o che di solito non si mobilitano, come l’Università Panthéon-Assas, dove si è formata Marine Le Pen), alcune delle quali imponenti, con migliaia di studenti.

In questo contesto, sottolinea che nel movimento studentesco

stiamo promuovendo la rete per lo sciopero generale, enfatizzando l’idea dell’auto-organizzazione, dell’organizzazione dal basso e della massificazione del movimento in alleanza con i lavoratori in lotta. È necessario iniziare ad articolare tutte le richieste. Tra i giovani ci sono preoccupazioni che hanno a che fare con l’ambiente, il genere, l’antirazzismo, ma spesso queste richieste sono scollegate. Stiamo preparando dei “quaderni di rivendicazioni” con i quali intendiamo articolare queste richieste e massificare la partecipazione del movimento studentesco al processo generale. In alcuni casi, le autorità delle facoltà chiudono amministrativamente l’università per impedire grandi assemblee e una maggiore partecipazione. Noi denunciamo tutto questo, ma stiamo anche organizzando assemblee promosse dai dipartimenti e dai corsi, per riunire coloro che non hanno ancora partecipato.

Più di 1.000 studenti in assemblea generale al Paul Valéry di Montpellier.

Più di 1.000 studenti in assemblea generale al Paul Valéry di Montpellier.

Oltre a questa attività nelle università, c’è un’intensa dinamica nelle scuole secondarie. Giovedì 23 marzo erano quasi 400 i licei occupati. Si tratta di un movimento poco strutturato e coordinato, con scarsa presenza di correnti politiche, ma che ha mostrato grande energia e sensibilità, anche al di là della riforma delle pensioni, e che li rende uno dei settori più combattivi degli ultimi giorni. Si tratta di giovanissimi che provengono da diverse lotte contro le riforme regressive dell’istruzione, riforme che rendono più esclusiva l’università, escludendo fin dalla prima adolescenza, e che ha accumulato rabbia contro il regime e contro un sistema che offre loro poco futuro. Inoltre, il tentativo di Macron di generalizzare il “servizio nazionale universale”, una sorta di servizio militare limitato (senza addestramento militare), genera un enorme rifiuto che aumenta quando gli “insegnanti” che si occuperebbero di questa “formazione” sono gli stessi gendarmi che si trovano dall’altra parte della barricata.

Giovani in manifestazione il 23 marzo a Bordeaux.

Giovani in manifestazione il 23 marzo a Bordeaux.

Leo, anche lui militante di Révolution Permanente e Le Poing Levé, ha aggiunto che “questa gioventù si vede anche di notte, con manifestazioni selvagge che vengono fortemente represse dalla polizia. La repressione ha radicalizzato i giovani che vedono che il governo vuole imporre le sue misure picchiandoli”. Centinaia di giovani partecipano anche ai picchetti operai. Il movimento non solo è diventato più radicale nelle sue richieste e nei suoi metodi di lotta, ma si è anche diffuso in nuovi settori. E ci racconta qualcosa di molto interessante sull’importanza del coordinamento che stanno promuovendo e su come sia stato fondamentale in questo cambiamento di situazione: “abbiamo promosso organismi di coordinamento interfacoltà da gennaio, da quando è iniziato l’intero movimento. Nella prima fase erano più piccoli, ma abbiamo preso l’iniziativa e organizzato marce nel Quartiere Latino, quel quartiere reso mitico dalle barricate del Maggio francese. Eravamo ancora pochi ma siamo riusciti a realizzare azioni importanti. Ma ora che il movimento è diventato più radicale, il coordinamento interuniversitario è stato, ad esempio, quello che ha indetto una marcia verso il parlamento nel giorno in cui è stato annunciato il ricorso al 49.3, quando né l’intersindacale né nessun altro l’aveva indetta. Grazie a questo appello si sono riunite migliaia di persone ed è stata l’unica marcia indetta quel giorno nella capitale parigina mentre i vertici sindacali tacevano”.
Tutto ciò conferma che il tentativo di Macron e di settori della borghesia di mostrare le azioni radicalizzate di marzo come guidate da una “minoranza” cade completamente nel vuoto. Non solo le azioni si sono allargate giorno per giorno, ma gli stessi sondaggi mostravano che il movimento è estremamente popolare: nella seconda metà di marzo il 79% dei lavoratori e il 62% della popolazione hanno ritenuto che il movimento dovesse rafforzarsi per vincere. Allo stesso tempo, la radicalizzazione delle azioni si è diffusa a livello nazionale, sorprendendo con lotte accese in città e paesi che erano considerati “tranquilli”, e soprattutto… la lotta ha un grande consenso. Come ci racconta la nostra compagna Alberta, studentessa e attivista di Révolution Permanente, la situazione degli ultimi anni non è più la stessa:

Non si tratta più solo delle pensioni. Il decreto 49.3 ha risvegliato una rabbia che va ben oltre la questione delle pensioni, la gente non sopporta questa misura antidemocratica, che vuole far passare la legge senza consultare il parlamento, oltre al fatto che si tratta di una legge che è stata fortemente respinta dalla popolazione. Ciò ha suscitato una rabbia generale contro il regime ed è per questo che si sente dire che Macron se ne andrà insieme a tutto il suo governo. Ciò che è cambiato è anche la brutale repressione.

La mobilitazione di giovedì 23 marzo è stata una delle più grandi finora.

La mobilitazione di giovedì 23 marzo è stata una delle più grandi finora.

Leo è stato uno degli arrestati durante questa repressione, ma ci assicura che, se l’intenzione era quella di demoralizzare gli scioperanti e i giovani come lui, non ci stanno riuscendo: molti dei detenuti che si trovavano nella stazione di polizia, dopo essere stati arrestati per aver organizzato un’azione di solidarietà con il picchetto organizzato dai netturbini, una volta rilasciati si sono uniti alla Rete per lo Sciopero Generale e sono tornati a manifestare. Ci ha detto che ora

si sta facendo una critica radicale al governo e persino alla Quinta Repubblica francese, alle sue caratteristiche più antidemocratiche. Ogni sera i giovani affrontano la polizia nelle strade di Parigi e manifestano senza aspettare gli slogan dell’intersindacale burocratica che sta portando il movimento alla sconfitta, cercando di pacificarlo. Il governo si sta radicalizzando e sta cercando di fermare il movimento in corso con la forza. Per questo motivo hanno iniziato a imprigionare centinaia di giovani ogni giorno e io ero uno di loro; sono finito in carcere per quasi tre giorni. In seguito abbiamo ricevuto molto sostegno in tutta la Francia con manifestazioni di centinaia di persone davanti alla stazione di polizia. Mi sono state inviate decine di video di lavoratori, artisti e intellettuali che ci hanno inviato la loro solidarietà. A livello internazionale abbiamo ricevuto un grande sostegno dai nostri compagni della FT (Frazione Trotskista – Quarta Internazionale) e del PTS, di cui sono molto grato. Penso che l’azione che hanno fatto il 24 marzo davanti all’ambasciata francese a Buenos Aires sia stata molto buona.

Infine, abbiamo parlato un po’ delle prospettive che il movimento aveva a fine marzo e della politica più generale che viene proposta da Révolution Permanente e dalla Rete per lo Sciopero Generale:

Il governo vuole requisire gli scioperanti dai settori centrali e strategici dell’economia. Perché tra pochi giorni non ci sarà più benzina in tutta la Francia. Per questo siamo con i compagni di Révolution Permanente e della Rete per lo Sciopero Generale, in cui decine di compagni delle raffinerie, dei trasporti, dei collettori, partecipano al picchetto in Normandia difendendolo dalla polizia e dalle requisizioni per spegnere lo sciopero. La nostra prospettiva è che sorgano ovunque comitati d’azione che discutano le misure per rafforzare lo sciopero e si coordinino con altri settori, nella prospettiva di generalizzare lo sciopero a tutta la classe operaia, cosa che l’Intersindacale si rifiuta di fare. Essa sembra essere stata superata, ma manca ancora la nascita di una direzione alternativa. L’intersindacale non ripudia la repressione, non sostiene le azioni più radicalizzate e non affronta le requisizioni, ma manca una leadership alternativa che possa superarla di slancio. Ci auguriamo che il movimento riesca ad ampliare le proprie rivendicazioni per includere la questione dei salari e tutte le richieste che oggi interessano la classe operaia e i giovani. Tutto questo nella prospettiva di uno sciopero generale politico contro il governo per conquistare tutte le nostre rivendicazioni che andranno necessariamente contro il regime antidemocratico della Quinta Repubblica.

Prima riunione della Rete per lo Sciopero Generale alla Borsa del Lavoro di Parigi, 13 marzo.

Prima riunione della Rete per lo Sciopero Generale alla Borsa del Lavoro di Parigi, 13 marzo.

La Rete per lo Sciopero Generale marcia a fianco del coordinamento parigino dei senza documenti durante la manifestazione contro la legge sull'immigrazione e la pensione.

La Rete per lo Sciopero Generale marcia a fianco del coordinamento parigino dei senza documenti durante la manifestazione contro la legge sull’immigrazione e la pensione.

Il quadro di ciò che poteva accadere in scia al marzo insorto era molto ampio e, nonostante il Consiglio Costituzionale abbia nel frattempo convalidato la riforma,la partita della lotta di classe non è ancora chiusa. Ma in linea di massima possiamo dire che c’è un prima e un dopo la mobilitazione francese. Dopo anni di pandemia, nel contesto di una guerra reazionaria nel centro dell’Europa e di un capitalismo che passa di crisi in crisi, la classe operaia francese si sta alzando in piedi e illumina con le sue barricate nuove prospettive per il futuro. Contro il discorso che vuole demoralizzarci dicendo che tutto scivola sempre più a destra, che la classe operaia è già scomparsa e che possiamo solo rassegnarci alla miseria del possibile, i giovani e gli operai francesi ci riempiono di energia per lottare giorno per giorno contro questo sistema di sfruttamento e oppressione che non ha nulla da offrire.

La costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria in Francia, come quella che stanno creando i nostri compagni di Révolution Permanente, è un passo fondamentale nella lotta per la vittoria di questo grande movimento e una fonte di ispirazione per i rivoluzionari di tutto il mondo.

 

Gabriel Piro

Traduzione e adattamento da Armas de la Crítica

Questo articolo fa parte del numero 5, aprile 2023, della rivista Egemonia.

Nato a Buenos Aires nel 1990. Ricercatore in storia alla Universidad de Buenos Aires. Membro della redazione della rivista giovanile del Partido de los Trabajadores Socialistas (PTS), Armas de la Crítica.