Il PD, cosa lo scrivo a fare, non ci sorprende più. Però forse qualcuno pensava che, a dispetto del suo essere il baluardo nazionale e internazionale delle più aggressive politiche antisociali e anti-operaie di sempre, nel suo essere schifosamente capitalista e liberista almeno un tratto “condivisibile” lo avesse conservato: quello dell’antifascismo.

Premessa: l’antifascismo che uno si aspetterebbe dal PD così come da qualsiasi liberale è un antifascismo “blando” che possiamo chiamare “antifascismo democratico”. Non è il nostro antifascismo, in quanto attacca il fascismo sulla base del presupposto che esso sia la negazione delle libertà difese dalla democrazia borghese. Noi ovviamente pensiamo, invece, (semplificando) che il fascismo sia invece l’estrema conseguenza della democrazia borghese, il suo volto più feroce quando, come probabilmente sta accadendo in questa fase, non riesce più a risolvere i problemi che essa stessa ha creato.

Fatta questa premessa, persino questo blando antifascismo democratico è, se non esplicitamente messo in discussione, implicitamente visto con sospetto da importanti esponenti del PD, da Renzi a Minniti. Proviamo a leggere questo tweet e il commento del blogger satirico “Spinoza” a riguardo:

“Quello di Macerata è un attentato…”

– No no, aspe’. Gli attentati sono quelli dell’ISIS. Metti “atto”.

– Ok. “Atto razzista di stampo f…”

– Nooo, non usare quella parola con la F. Poi ci dicono che siamo anacronistici. 

– Giusto. Forse è meglio togliere pure “razzista”. Altrimenti ci danno dei buonisti. Metto “atto cromatico”?

– Ottimo! Andiamo avanti. Togli quel “terroristi”.

– “Criminali”?

– Mmm, un po’ duretto, non trovi?

– “Monelli”?

– Mo’ non esagerare. Metti “pistoleri”. Fa tanto film di Sergio Leone.

– Mi piace. Senti, ma questo “portare giustizia” associato allo sparare a minchia su persone inermi e innocenti non è un po’ troppo?

– È la parte migliore, non capisci una sega.

– E poi?

– Boh, mettici una promessa generica di aumento del personale delle forze dell’ordine. Così, senza senso. Quindi ci sta. Copincollala dalle 15.000 altre volte che l’hai scritto senza senso.

– Genio. Che hashtag metto? #ladifesadellarazza?

– No, spiritosone. #videoforumrepubblica. Dai, sbrigati, invia!

– Pubblic… CAZZO, ho dimenticato di sostituire “razzista” con “cromatico”!

– Idiota.

Un “dramma” che non ci sorprende più ma che suonerà scandaloso per i più ingenui: Renzi, da un lato deve fare i conti con una parte della base ancora legata alle “tradizioni” e sensibile all’antifascismo “democratico”, dall’altro deve tenere insieme questa parte con possibili elettori confusi che magari cercano solo un governo “stabile” e poco sanno o poco vogliono sapere di antifascismo così come di fascismo. Aggiungiamoci l’appello a tutti gli amici delle forze dell’ordine e ai membri delle stesse forze dell’ordine. Per questa tipologia di elettori una condanna netta del gesto come “strage fascista” o “atto terroristico fascista” potrebbe apparire pericolosamente schierata, pericolosamente sinistramente old-fashioned e quindi non più garanzia di quella “”neutralità”” che cercavano come sinonimo di stabilità, serietà, affidabilità, “modernità”. (centrale, per quanto mi riguarda, è nell’ideologia dominante il “mito della neutralità”, neutralità che è sinonimo di normalità, normalità che è sinonimo di sicurezza, ordine…un ordine storicamente determinato, l’ordine capitalistico che sfrutta e opprime e di cui loro sono custodi, dei e sacerdoti al tempo stesso).

Una spiegazione più profonda: una volta che la caduta libera verso il baratro “nichilistico” è cominciata, la passiva celebrativa inevitabilità del presente è diventata religione fondante della pratica politica e l’infatuazione un vero e proprio amore per lo status quo, la corsa al “futuro già scritto”(dell’idea di progresso capitalistico) invita a liberarsi persino delle lezioni più elementari ed evidenti del recente passato. Per cui il passato diventa inutile e old-fashioned (anacronistico, per gli amanti dell’italiano). L’elettore senza memoria è ciò che il PD sta costruendo nella sua discesa, è il prototipo del cittadino capitalistico finalmente libero dalle ideologie. E, sebbene la base si richiami più o meno all’antifascismo (sebbene “democratico”), esponenti di spicco come Renzi e Minniti (l’avanguardia) annunciano un futuro dove la parola antifascismo sarà superata. Le mie non sono solo vuote parole filosofeggianti, chiunque di voi abbia conosciuto o conosca un militante base del PD, sopratutto un giovane militante base, sa benissimo che è di una specifica forma di fanatismo che sto parlando.

E così veniamo a Minniti il quale, commentando la stessa vicenda, fa un’affermazione che, anche in questo caso, strizza l’occhio a una parte di Paese che forse fino a dieci anni fa, in pochi avrebbero associato al centro-sinistra “Traini, l’attentatore di Macerata, l’avevo visto all’orizzonte dieci mesi fa, quando poi abbiamo cambiato la politica dell’immigrazione”. Ill veggente si vanta di aver risolto, con le sue politiche di destra sui migranti così come sull’ordine pubblico, un problema che non esiste, o meglio non esiste nei termini in cui lo pone la destra. C’è poi ovviamente, per terminare in bellezza il sindaco del PD di Macerata che non ha partecipato alla grande e (inaspettatamente) nutrita manifestazione che si è svolta ieri in città e che ha visto la presenza di almeno 10.000 manifestanti da tutta Italia.

L’assenza di ogni leader del PD e di figure istituzionali da quella manifestazione è la prima assenza di figure istituzionale da una manifestazione contro il terrorismo (Perché? Perché l’attentatore ha ricevuto il supporto morale di tanti, e probabilmente milioni di persone in giro per il Paese sono d’accordo con lui. Un’approvazione che qualsiasi terrorista islamico non riceverebbe).

C’è poi la vicenda, dietro la stessa manifestazione, della CGIL e dell’ANPI che, fedeli alla linea e ideologicamente affini ai capi PD, hanno ovviamente deciso di defilarsi dalla manifestazione. (La questione dell’ANPI, così come quella della manifestazione di ieri, sarà approfondita in altri articoli da compagni che seguendo la vicenda più da vicino).

Articolo a cura di Matteo Iammarrone.

Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.