Nel corso della storia, l’amore è sempre stato al servizio della classe dominante. Quale forma prenderà l’amore in una società socialista?


Alexandra Kollontai è una delle scrittrici bolsceviche che più ampiamente ha scritto sulle questioni di genere, sull’amore e sul matrimonio. Come ogni buona marxista, Kollontai non vedeva l’amore come un sentimento eterno ed immutabile, ma come una costruzione storica, avendo subito trasformazioni radicali nel corso del tempo. Sì, l’amore ha una storia, ed è stato usato in passato per strutturare la società a beneficio di una classe dirigente minoritaria. Come sostiene Alexandra Kollontai nel suo testo Largo all’eros alato!, in tutte le fasi del suo sviluppo storico, l’umanità ha stabilito regole che specificano le condizioni per cui l’amore era “legittimo”, cioè rispondeva agli interessi di una data comunità, e quando era “colpevole”, criminale, cioè in contraddizione con quella società.
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L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Engels segue metodicamente l’evoluzione della cellula nucleare familiare in una famiglia borghese. Sostiene che prima dell’avvento della proprietà privata, le società non erano organizzate in unità familiari e che non esisteva una divisione rigida tra le famiglie; i gruppi organizzavano, piuttosto, la crescita e l’educazione dei bambini in modo collettivo. L’aspetto dell’unità familiare coincide con l’emergere della proprietà privata poiché affronta il problema dell’eredità. Questo è ciò che rende la famiglia nucleare una famiglia borghese: il proletariato non ha proprietà da lasciare in eredità, non vi è alcun motivo per organizzarsi in cellule famigliari separate dal resto della comunità. Engels descrive la fine delle relazioni matriarcali e l’istituzione della famiglia borghese come “la sconfitta storica del sesso femminile”. L’invenzione della famiglia patriarcale precedette quella del capitalismo e divenne la base stessa della sua struttura economica e sociale. Da un punto di vista ideologico, la famiglia patriarcale “naturalizzata” diventa l’unica espressione e organizzazione delle relazioni romantiche.

 

L’amore nel capitalismo

Come la maggior parte delle persone può dirvi, il capitalismo è tutto competizione e individualismo. Anche se questo è vero, è solo una parte della storia. Non è solo dell’individuo che ci si deve occupare, ma dell’unità familiare individuale. Al contrario delle antiche comunità cittadine o delle tribù, l’elemento centrale della società capitalistica è la famiglia nucleare. Strappato da ogni tipo di coscienza collettiva, il capitalismo ci impone di tenere al nostro coniuge e ai nostri figli più che alle altre persone nella nostra comunità e molto più del resto delle persone nel mondo.

Se la famiglia nucleare è parte integrante del mantenimento di un sistema di sfruttamento e di proprietà privata, l’amore nel capitalismo è uno stratagemma per le funzioni economiche delle unità familiari. Kollontai dice:

Consapevoli che la stabilità della famiglia – l’unità economica su cui poggia il sistema borghese – richiedeva che i suoi membri fossero legati da qualcosa di più dei soli legami economici, le ideologie rivoluzionarie della borghesia nascente hanno propagato il nuovo ideale morale dell’amore che abbracciava sia la carne che lo spirito.

In altre parole, l’amore moderno legato al matrimonio è stato inventato dal capitalismo.

Dopo tutto, il nucleo familiare assicura la cura dei bambini, il cibo e i servizi di lavanderia senza alcun costo per lo Stato o per i capitalisti, la maggior parte dei quali è destinata ad essere resa dalle donne; la famiglia assicura la concorrenza all’esterno, così come l’altruismo all’interno, in particolare sotto forma di lavoro non retribuito delle donne. Come sostiene Kollontai,

L’intera moralità della borghesia era diretta alla concentrazione del capitale. L’ideale era che la coppia sposata lavorasse insieme per migliorare il proprio benessere e per aumentare la ricchezza del proprio nucleo familiare, divorziata com’era dalla società.

Il sistema sopra citato pone una serie di limiti importanti all’amore, tra cui la necessità economica di rimanere in relazione e la mancanza di tempo per l’intimità. Il socialismo significherebbe la liberazione da questi vincoli; significherebbe liberare l’amore per essere l'”eros alato” che Kollontai descrive.

 

Socialismo e fine della famiglia

L’amore libero e la liberazione delle donne erano per i bolscevichi uno degli elementi centrali di una rivoluzione socialista. Hanno scritto ampiamente e discusso su questo argomento, e hanno messo in atto la legislazione più avanzata al mondo sui diritti delle donne, legalizzando il divorzio, l’aborto e la depenalizzazione dell’omosessualità. Lo Stato ha anche affrontato il mancato pagamento del lavoro domestico creando mense e asili pubblici.
Sono queste le prime iniziative per raggiungere l’ideale sovietico della fine della famiglia, considerata come ideale patriarcale e capitalista
associato all’abolizione del lavoro domestico imposto, la socializzazione e le attività riproduttive la loro integrazione nella pianificazione dell’economia. Lev Trotsky scriveva in La rivoluzione tradita:

La rivoluzione tentò eroicamente di distruggere il vecchio nucleo familiare (…) stagnante, istituzione arcaica, dominata dalla routine, soffocante, nella quale la donna delle classi lavoratrici è votata ai lavori forzati dalla infanzia fino alla morte. Alla famiglia, considerata come una piccola impresa chiusa, doveva sostituirsi, , nelle intenzioni dei rivoluzionari, un sistema completo di servizi sociali: maternità, nidi, giardini d’infanzia, mense, lavanderie, dispensari, ospedali, sanatori, organizzazioni sportive , cinema, teatri, ecc.
L’assorbimento completo delle funzioni economiche della famiglia da parte della società socialista, destinata a collegare tutta una generazione nella solidarietà e nell’assistenza reciproca, doveva
apportare alla donna e di conseguenza ai due coniugi una vera emancipazione dal giogo secolare [L. Trotsky, La rivoluzione tradita, Milano, Schwarz, 1956, p. 135].

L’amore-cameratismo: l’amore in una società socialista

Il difetto permanente dell’amore così com’è al giorno d’oggi è che, assorbendo i pensieri ed i sentimenti dei «cuori amanti», esso distacca e isola la coppia innamorata dal resto della collettività. Questo accantonamento della «coppia innamorata», questo isolamento morale da una collettività in cui i compiti, gli interessi, le aspirazioni di tutti i membri formeranno una trama complessa e compatta, diventerà non solo superfluo, ma psicologicamente irrealizzabile.

La fine della famiglia come unità sociale ed economica costituirà la base dell’amore libero, dove le persone potranno entrare e uscire dalle relazioni a loro piacimento e senza timore di conseguenze economiche. Costituirà la base dell’uguaglianza tra uomini e donne, e rimuoverà l’imperativo strutturale dei ruoli di genere. Aprirà la società all’amore come cameratismo espansivo piuttosto che come possesso privato. Come sostiene Kollontai, già all’interno del capitalismo, l’amore non è limitato al matrimonio; dagli amici alle relazioni extraconiugali ai triangoli amorosi, l’amore è prorompente.

Come sostiene Kollontai, sotto il socialismo, l’espansione dell’amore al di là del partner romantico è parte integrante del socialismo, e avrebbe potuto e consolidare la nascente Unione Sovietica. Scrive:

Non è, al contrario, importante ed auspicabile, dal punto di vista dell’ideologia proletaria, che i sentimenti delle persone divengano più ricchi, più diversificati? Che l’animo abbia molte corde, lo spirito molti aspetti è una realtà. Ma non è forse questo il fattore che può favorire la crescita ed il consolidamento di una complessa ed intrecciata rete di vincoli spirituali e morali, grazie alla quale si consoliderà la collettività sociale dei lavoratori?

L’amore al di fuori del matrimonio è un antagonista del capitalismo. Nel socialismo, l’amore si espanderebbe solo fino a diventare qualcosa che nemmeno Kollontai si è azzardata a descrivere a fondo.

Eppure, ricorre al termine “compagno” per descrivere l’amore nel socialismo. Per un bolscevico, un compagno è il termine più alto di rispetto – erano persone con cui si era disposti a morire in lotta; il più profondo dei legami e della solidarietà con migliaia di persone, molti dei quali sconosciuti, uniti da un obiettivo rivoluzionario. Kollontai dice:

La nuova società dei lavoratori, la società comunista, è fondata sul principio della solidarietà. Ma cos’è la solidarietà? Ma la “coscienza” non solo della comunanza degli interessi, ma anche dei vincoli spirituali e morali intessuti tra gli appartenenti al collettivo. Una struttura sociale edificata sulla solidarietà e la cooperazione esige dalla società un «potenziale d’amore» notevolmente sviluppato: in altre parole, che le persone siano capaci di provare dei sentimenti di autentica simpatia. Senza di che, la solidarietà non può essere durevole. Per questo l’ideologia proletaria tenta di far nascere e rafforzare in ciascun membro della classe operaia sentimenti di partecipazione alle sofferenze ed ai bisogni dei suoi compagni di classe, di comprensione delle altrui aspirazioni, di profonda coscienza dei suoi legami con gli altri appartenenti al collettivo. Ma tutti questi sentimenti di simpatia, di compassione, di rispetto, sgorgano da un’unica, comune sorgente: la facoltà di amare, non nel senso strettamente sessuale, ma nella larga accezione di questo termine.

L’amore che Kollontai descrive non cerca di possedere nessuno, perché sotto il comunismo l’idea di possesso sarà obsoleta. Non più “sii mio”, non più cercare di possedere il corpo o i desideri di qualcuno. Piuttosto, la società incoraggerebbe l’amore, la cura e la compassione per tutti.

Molto è stato detto sull’epidemia di depressione del capitalismo. Il Guardian ha pubblicato un articolo intitolato Il neoliberalismo sta creando solitudine, sostenendo che l’epidemia di depressione e di ansia di massa ha le sue basi nel capitalismo. Dice che “gli esseri umani, i mammiferi ultrasociali, i cui cervelli sono collegati per rispondere alle altre persone, vengono divelti. Anche se il nostro benessere è indissolubilmente legato alla vita degli altri, ovunque ci viene detto che prospereremo attraverso l’interesse personale competitivo e l’individualismo estremo”. Il tipo di collettivismo e di amore fraterno che Kollontai descrive è l’unica cosa che può porre fine al vuoto delle nostre vite isolate e frammentate. Nessuno può essere la nostra altra metà, soddisfare tutti i nostri bisogni e guarire tutte le nostre ferite, nonostante l’insistenza del capitalismo. Kollontai dice:

Il collettivismo dello spirito e della volontà riporterà la sua vittoria sulla fatuità individualista. La «fredda solitudine morale», alla quale le persone, nella società borghese, tentavano spesso di sfuggire attraverso l’amore e il matrimonio, sarà scomparsi.

Sotto il socialismo, ci sarà la consapevolezza che l’amore per i tuoi amici, i tuoi vicini e la tua famiglia è di pari importanza rispetto all’amore romantico; è così che riempiremo il vuoto neoliberale che il Guardian descrive.

Nel capitalismo siamo economicamente isolati, mentre cerchiamo sempre e raramente troviamo qualche tipo di connessione sociale. Nel socialismo, la connessione, la solidarietà e il cameratismo sarebbero rafforzati dalle strutture sociali e dall’economia.

 

Quale strada seguire?

Ma allora come costruire una società in cui è possibile l'”Eros Alato”? Una società in cui la fratellanza d’amore sia possibile?
Anche nel contesto attuale, è possibile e consigliabile seguire le idee di Alexandra Kollonta
i, vale a dire rifiutare la gelosia, la sensazione di possesso e l’obbligo di mettere il nostro partner al primo posto. L’amore in una società capitalista è incompleto, imperfetto e carico di catene, e tutto ciò giova alla borghesia. Ecco perché l’amore descritto da Alexandra Kollontai può esistere solo dopo una rivoluzione socialista e una distruzione dello Stato capitalista. Il cameratismo amoroso non può che essere egemonico in una società comunista, quando la famiglia nella sua forma attuale sarà un lontano ricordo e le condizioni materiali favoriranno relazioni libere, esperimenti, errori, cuori infranti e il profondo amore per gli amici, gli amanti e tutto ciò che può esserci nel mezzo.
I tentativi di costruire una nuova società nell’URSS fallirono perché non esistevano condizioni materiali per l’avvento di un’economia comunista, e a causa della burocratizzazione stalinista, che
si impegnò per rafforzare il modello familiare tradizionale. Ma questo non significa che non dovremmo combattere per una società in cui l'”Eros alato” potrebbe prosperare. Dobbiamo celebrare e combattere per l’Eros alato, costruire oggi la fratellanza d’amore, elaborare una strategia, combattere e organizzare un futuro comunista – l’unica società nella storia contemporanea in cui il vero amore potrebbe esprimersi.

Tatiana Cozzarelli

Traduzione da Left Voice

Tatiana è stata insegnante presso le scuole medie ed è attualmente dottoranda in Urban Education alla City University of New York (CUNY). Fa parte della redazione del giornale online Left Voice.