La nuova presidente (o forse sarebbe meglio presidentessa?) del Senato si chiama Maria Elisabetta Alberta Casellati, il cognome tradisce l’origine aristocratica della sua famiglia: siamo di fronte ad una marchesa. Nata a Rovigo nel 1946 è Avvocato (o avvocatessa) matrimonialista e persona vicinissima al cavaliere di Arcore, Silvio Berlusconi, nonché leader decadente, anche se non si direbbe, del partito di Forza Italia.

Il suo cursus honorum politico coincide con la discesa in campo di Berlusconi. E’ stata sottosegretaria al ministero della salute durante il secondo governo del ventennio berlusconiano (2001-2005), proprio durante quest’arco in cui ricoprì tale ruolo passò all’onore delle cronache per l’assunzione della figlia a capo della sua segreteria. Ma è notissima la neoeletta -non certo campionessa di femminismo- anche per aver difeso Berlusconi riguardo il caso Ruby. L’avvocatessa di Rovigo asserì che in un incontro ufficiale con il cavaliere di Arcore il presidente Egiziano avesse menzionato la nipote Ruby.

Disse alla Gruber: «Quando Berlusconi ha incontrato Mubarak prima di questo episodio (quello della famosa telefonata alla questura di Milano per chiedere il rilascio di Ruby, NdR) pare che sia venuto fuori da alcune testimonianze che, proprio nell’incontro, Mubarak aveva parlato di questa sua nipote, ed era un incontro ufficiale». (fonte: “Otto e mezzo”, programma serale in onda su La7)

Il giornale di Feltri, Libero, afferma che la Casellati ha polverizzato la Boldrini, e, ne consegue, quel mondo fatto di politicamente corretto e radicalchicchismo contraddistinguente quella sinistra odiata dalla destra reazionaria. E, infatti, le posizioni politiche della Casellati sono antitetiche, apparentemente, a quelle della sua “predecessora”.

Nel 2016, durante la discussione relativa al Ddl Cirinnà, affermò che questo comportava una discriminazione contro le coppie eterosessuali.
Si dice favorevole alla riapertura delle case chiuse, in barba al facile sillogismo secondo cui la riapertura non farebbe altro che dare al capitale un business legalizzato e legittimato che già possiede senza il formale viatico legale.
Ha firmato inoltre una proposta di legge per abolire la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e ha affermato che il via libera alla pillola abortiva Ru486 «è un gravissimo errore, che strizza l’occhio alla cultura della morte». 

 

Questione di genere o sofismi di genere?

E’ facile il gioco mediatico per il quale è cosa buona e giusta l’elezione di una presidente donna al Senato. La prima donna, altresì, a presiedere il Senato.
Ma così come le quota rosa, non sarà questa volontà di eguaglianza di genere una sottile forma di intolleranza ?

Scriveva Pasolini in uno dei suoi articoli confluito in Lettere Luterane«La tolleranza è solo e sempre nominale. Non conosco un solo esempio o caso di tolleranza reale. Il fatto che si “tolleri” qualcuno è lo stesso che si “condanni”. La tolleranza è anzi una forma di condanna più raffinata. Infatti al “tollerato” si dice di far quello che vuole, che egli ha il pieno diritto di seguire la propria natura, che il suo appartenere a una minoranza non significa affatto inferiorità, eccetera eccetera. Ma la sua “diversità” o meglio “la sua colpa di essere diverso”, resta identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerala, sia davanti a chi abbia deciso di condannarla».

Il dubbio si acuisce quando poi la donna in questione è più maschilista di un uomo misogino: così come tutte le donne al seguito dell’ex presidente del Milan, la Casellati si pone come donna tutta d’un pezzo, per poi accasciarsi ai piedi del dio del Bunga Bunga, “il presidente di tutti”, Berlusconi.

Una donna, la Casellati, che non solo è facile strumento per un’estetica del potere di fascistica memoria (vi sarebbe una produzione bibliografica sconfinata) ma è anche consapevole strumento. Conscia di rappresentare la facciata sempre-borghese di un potere che prima urlava contro lo snobbismo radicalchicchista (sic!) della Boldrini – sempre linda e candida anche quando la sua testa mozzata con abili photoshop girava sui social – ma che poi usa quella stessa strumentalizzazione vacua e ridondante a sua volta.

In sostanza, non conta se la donna sia effettivamente posta in parità con l’uomo (il che solo a parlarne indica che non sia così) conta che sembri, ripeto, sembri, che sia parimenti concepita. Infatti, scimmiottando l’analfabetismo della piccola borghesia italiana, il Berlusca ci ha portati nell’era dell’apparire, una neo-estetica del potere che invece di riprendere i fasti dell’antichità, si limita a monumentalizzare il qualunquismo. E non è qualunquismo basarsi sulla forma femminea della nuova presidente del senato invece che nella sua essenza?

E’ un puro sofisma quello di scegliere un presidente donna quando quel presidente è latore di istanze maschiliste, anzi, berlusconiane.

L’inciucio che ha generato questo prodigio della politica parlamentare borghese è un menage a trois tra Forza Italia, Lega (non più Nord!) e Movimento 5 Stelle, che mostra come la politica sia una rappresentazione teatrale nella quale conta solo ogni tanto cambiare gli attori, senza cambiare mai la sceneggiatura.

 

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