La mattina del 7 maggio davanti ai cancelli del reparto ceramica di Opera srl di Camposanto (MO) ha avuto luogo un picchetto organizzato dal SI Cobas, colpito verso le ore 13;00 da una pioggia ingiustificata di lacrimogeni ad opera del reparto celere.

Tutto ha avuto inizio lo scorso dicembre quando l’azienda, dopo una serie di richiami e minacce di natura politica, ha licenziato un delegato sindacale SI Cobas, ormai lì da 10 anni. Quella del 7 maggio è stata l’ottava giornata di uno sciopero indetto del sindacato di base dopo che datori di lavoro e prefettura hanno chiuso ogni tavolo di trattativa. L’intento non dichiarato è quello di ostacolare ogni organizzazione sindacale attiva sui luoghi di lavoro, soprattutto dopo che la solidarietà di lavoratori provenienti da Parma e Bologna ha aumentato la portata della mobilitazione.

Neppure la famimgerata riforma del Jobs Act del 2015 attuata dal Governo Renzi, che ha modificato l’art. 18 e lo Statuto dei Lavoratori prevedendo, in caso di il Licenziamento per motivi economici, la sola indennità invece del diritto al reintegro, può giustificare quello che rientra a pieno titolo nella categoria Licenziamenti per discriminazione (non toccati dalla riforma), che prevedono il diritto ad un risarcimento pari ad almeno cinque mensilità di retribuzione e al reintegro all’interno dell’azienda. Il tutto ovviamente se il giudice accerta la natura discriminatoria o il motivo illecito, cioè l’inesistenza di una giusta causa o di un giustificato motivo di natura soggettiva (disciplinare) o oggettiva.

Purtroppo non sappiamo con precisione come si sta evolvendo la situazione. Quello che sappiamo è che il lavoratore si è rivolto ad un avvocato e al suo sindacato, il SI Cobas, e quindi, oltre alla lotta sindacale che si sta svolgendo con intransigenza davanti ai cancelli e che si svolgerà nelle piazze dei capoluoghi emiliani, è quasi certo che si sia rivolto anche ad un giudice o che perlomeno abbia presentato un’impugnazione stragiudiziale. Bisogna considerare, ad ogni modo, cheil ricorso, presso il Tribunale del Lavoro, può essere presentato entro 60 giorni dal licenziamento, mentre in caso di conciliazione tra le parti invece l’impugnazione stragiudiziale deve avvenire entro 180 giorni.

Ciò che però emerge da tutta questa vicenda, come da tantissime altre che hanno coinvolto quasi sempre il SI Cobas, è che questo atto infame da parte dei padroni spalleggiati dalle forze dell’ordine e dal sindacato dei padroni, la Confindustria, altro non è che un modo per colpire i lavoratori in lotta e, in particolare, qualsiasi loro tentativo di fare un fronte comune contro i padroni, anche scontando il rischio di farci scappare il morto. Non a caso negli ultimi decenni la borghesia italiana al governo è riuscita a riprendersi una buona fetta dei diritti conquistati dai lavoratori soprattutto negli scioperi del ’68. Particolarmente in tempi recenti ciò è avvenuto nche ad opera di politici che si collocano tra quelli che dovrebbero essere gli eredi dei partiti storici di riferimento della classe lavoratrice, come lo stesso Renzi. Si tratta comunque di un trend trasversale, tanto che anche un personaggio apparentemente ostile al PD come Beppe Grillo durante un discorso di alcuni anni fa dichiarò, seguito subito da Di Maio, di voler abolire i sindacati in quanto tali poiché essi sarebbero, a suo dire, una “vecchia struttura”.

Azimuth

 

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