Pubblichiamo tradotta una dichiarazione della Corriente Revolucionaria de Trabajadores y Trabajadoras (CRT), sezione spagnola della FT, sul cambio di governo in Spagna. Pur precedente al voto di sfiducia, conserva tutto il suo valore d’analisi e politico sulla situazione spagnola e sulla prospettiva falsamente progressista di un “governo del cambiamento” a trazione PSOE.


Lottiamo per imporre le assemblee costituenti sull’onda di uno sciopero generale e della mobilitazione sociale!

 

Come risultato della propabile caduta di Rajoy -orchestrata dall’alto e in Parlamento – si prepara l’alternativa di un governo PSOE o di Ciudadanos, che rappresenterebbe null’altro che un’autentica ri-legittimazione del Regime del ’78 [l’assetto costituzionale dopo la morte di Francisco Franco, ndt]. La situazione impone di riprendere urgentemente la lotta per assemblee costituenti imposte dalla mobilitazione sociale.

Solo 24 ore dopo l’emanazione della sentenza del caso Gürtel, il maggiore scandalo legato alla corruzione di un lungo elengo di dirigenti del PP, il governo Rajoy è sul margine dell’abisso.

La condanna a una multa per il PP, le oltre 30 condanne carcerarie a importanti ex-dirigenti e alti papaveri del partito, incluso il suo ex-tesoriere e uomo di fiducia del presidente, Luis Bárcenas, e la mancanza di credibilità che la sentenza conferisce alle dichiarazioni di Rajoy, possono aver dato la spallata finale a un governo che è stato capace di mantenersi nonostante lo scontento sociale diffusissimo che ha provocato.

 

Chi sono stati i sostenitori attivi e passivi di Rajoy finora?

Se finora il fronte della Moncloa [riferimento al palazzo presidenziale e alla politica di lealtà alla Corona e allo Stato dei partiti “di opposizione”, ndt] ha resistito, è stato grazie all’appoggio della nuova destra di Ciudadanos – anche se non ha perso occasione per logorare il suo amico/nemico, coll’obiettivo di guidare il ricambio della destra spagnola – e del PSOE, tanto nella fiducia iniziale quanto nelle principali politiche statali come il colpo di Stato istituzionale legato all’articolo 155 della Costituzione.

Però, allo stesso tempo [il fronte] ha potuto contare sulla passività della burocrazia sindacale e della sinistra riformista, che hanno evitato di stimolare la mobilitazione sociale per fronteggiare le politiche di tagli, per appoggiare le rivendicazioni democratiche catalane o per affrontare la deriva repressive e ri-centralizzatrice che il governo ha preso insieme alla Corona e alla stessa magistratura che ora lo “detronizza”.

 

¿Chi sono coloro che vogliono trarre vantaggio dalla caduta in disgrazia del PP?

Come CRT pensiamo che la caduta di Rajoy desterà grandi simpatie fra la maggioranza dei lavoratori e dei settori popolari. L’odio accumulato per un governo corrotto, repressore e responsabile di tagli giustifica tale odio. Tuttavia, una caduta di Rajoy dettata dalle stesse persone del regime, non poterà necessariamente conseguenze favorevoli per i lavoratori. Ci sono altri agenti, ugualmente nemici dei nostri interessi, che lavoreranno dal primo monuto per imporre i loro progetti politici altrettanto reazionari.

Oggi sono i giudici, la stessa casta che proprio il governo, come capitano del blocco monarchico, ha collocato alla testa dell’offensiva reazionaria contro la atalogna e la libertà d’espressione; gli stessi che hanno decretato il suo probabile finale. Lungi dall’essere una sentenza che “rigenera la democrazia” o “riporta alla decenza le istituzioni” – come dicono dagli stessi media campioni del regime del ’78 -, si tratta piuttosto di una chiara trapporla per defenestrare un partito bruciato dalla corruzione e dalla gestione della crisi catalana, ma per potenziare il suo “delfino”, la nuova destra di Ciudadanos, che promette di continuare ad applicare la stessa road map, con una maggiore quota di “nazionalismo spagnolo”.

Prima della caduta del governo del PP, le alternative ipotizzate convergono tutte al medesimo fine: che il regime guadagni una certa stabilizzazione, con un governo “pulito” e “decente”. Però nessuna di queste può risolvere l’agenda sociale o le istanze democratiche oggi sul tavolo. L’obiettivo è dare una nuova legittimità alla Moncloa che prima possibile possa mettere in atto le politiche di tagli e le controriforme in agenda – che Rajoy non ha potuto imporre per la debolezza cronica del suo governo – e mantenere il pugno duro contro la Catalogna e le libertà democratiche. Questa è la “tabella di marcia” non solo di Ciudadanos, ma anche del PSOE di Pedro Sánchez, che lo ha messo in charo negli ultimi giorni col suo appoggio entusiasta al mantenimento dell’articolo 155 e all’indurimenti delle condanne penali contro la protesta sociale. Rispetto al “sociale” basta vedere il curriculum storico di questo partito, dalle controriforme degli anni ’90 alle prime politiche di autsrità di Zapatero e alla sua modifica dell’articolo 135 della Costituzione per garantire il pagamento del debito pubblico.

 

Mariano Rajoy e Pedro Sanchez: nessun “cambio di sistema” nell’alternanza fra di loro.

 

La classe lavoratrice non deve aspettarsi nulla da una mozione di sfiducia del PSOE

Chi, da sinistra, vuole vedere la mozione di sfiducia presentata da Pedro Sánchez come una grande opportunità per “disfarsi del PP” e formare un governo favorevole ai settori popolari, sta solo aiutando lo PSOE del 155 e del pensionazo [attacco alle pensioni del precedente governo PSOE, ndt], i giudici che inviano in prigione i rapper perché cantano contro la Corona, fino alla nuova destra “pulita” di Ciudadanos, a rifarsi una verginità. Questi sono oggi i tre principali agenti che lavorano, non senza dissensi interni, per formare un’alternativa al PP, mantenendo la continuità del regime stesso.

A ciò si stanno dedicando i dirigenti di Podemos. Iglesias e Garzón hanno risolto d’offrire il proprio supporto al PSOE per la formazione di un “governo del cambiamento”. Lo stesso hanno fatto le formazioni nazionaliste catalane, nonostante Sánchez sia una figura centrale dei mandanti della repressione che oggi colpisce il movimento indipendentista e la Generalitat [parlamento catalano, ndt].

Tanto l’opzione di un governo sostenuto da queste forze, come quella di un accordo tra il PSOE e Ciudadanos, puntano direttamente a una rinnovazione della Moncloa per mantenere essenzialmente le stesse politiche. Né tantomeno è valido l’argomento che “almeno non saranno delinquenti”, poiché al potere starebbe nientemeno che il secondo partito con più casi di corruzione dopo il PP, il PSOE degli ERE [cioè i licenziamenti collettivi: un’indagine del 2011 mostrò i traffici di corruzione e fondi neri del PSOE in Andalusia che crescevano all’ombra di formali procedure aziendali di licenziamento collettivo, ndt].

Come CRT, consideriamo che la classe lavoratrice e la sinistra non possono appoggiare queste soluzioni “dall’alto”, che non hanno nulla a che fare coi nostri interessi. Il regime del ’78 è marcio e irriformabile; l’unica alternativa realista per risolvere la nostra “agenda sociale”, farla finita con la repressione e conquistare i diritti democratici negati, come il diritto all’autodeterminazione delle nazioni dello Stato spagnolo, o porre fine alla monarchia, passa per la ripresa della mobilitazione sociale.

Non è lo stesso che Mariano Rajoy cada incalzato dai giudici conservatori e per una mozione di sfiducia del PSOE, o che cada per una mobilitazione operaia e popolare. Non è lo stesso se al governo del PP subentra uno del PSOE, del PSOE con Ciudadanos o di Ciudadanos soltanto, o se alla sua caduta si apra l’opportunità di imporre processi costituenti nello Stato spagnolo e fra le sue nazioni.

 

Lottiamo per imporre assemblee costituenti sulle rovine del regime per conquistare le rivendicazioni sociali e democratiche di oggi!

Di fronte alla falsa alternativa della mozione di sfiducia o delle elezioni anticipate, si deve imbastire la lotta per imporre vere assemblee costituenti in tutto lo Stato, che siano elette in una circoscrizione unica (perché tutti i voti valgano allo stesso modo) per tutti i residenti dai sedici anni in su, formate da deputati che ricevano lo stipendio medio di un’insegnante e che siano revocabili, senza alcun limite d’agenda.

Non si tratta di rigenerare il regime erede della dittatura, ma di conquistare la più larga democrazia operaia e popolare sulle rovine del regime, di conquistare il potere per lottare per i seguenti obiettivi:

Farla finita col governo del PP, con gli accordi del resto dei partiti della “casta” e del blocco monarchico, con la Corona e con il golpe dell’articolo 155. Porre fine a tutte le leggi repressive come la Ley Mordaza, proclamare un’aministia, revocare i processi e liberare i prigionieri politici e terminare tutti i processi penali aperti. Che le distinte nazioni possano decidere liberamente e senza condizionamenti di alcun tipo la propria relazione con lo Stato e realizzazione i loro propri processi costituenti. Farla finita con una giustizia patriarcale e intrecciata al potere economico; stabilire sentenze tramite giurie e elezioni dei giudici per suffragio universale.

Basta polvere sotto i tappeti: farla finita coi privilegi della casta politica e la corruzione sistemica di questa democrazia per i ricchi. Che nessun ufficio pubblico guadagna più del salario di un operaio e che i mandati siano revocabili.

Stabilire un piano operaio per far pagare la crisi ai capitalisti, che parta dalla nazionalizzazione del sistema bancario e delle grandi imprese sotto il controllo dei lavoratori. Per la ripartizione delle ore di lavoro, l’aumento del salario minimo a 1.200 euro e l’adeguamento ad esso delle pensioni. Espropriazione dele case vuote in mano delle banche per un piano abitativo sociale. Porre fine alle politiche di tagli, con una tassazione diretta ai grandi patrimoni, per finanziare la sanità e l’istruzione pubblica, gratuite e di qualità.

 

Di fronte alla tregua sociale della burocrazia sindacale e all’integrazione al regime di Podemos, imponiamo lo sciopero generale e la mobilitazione sociale

Assemblee costituenti di questo tipo, veramente libere e sovrane, non nasceranno da ccordi trai partiti del regime. Né la Corona, né i giudici, ne la polizia o l’esercito permetteranno mai un’esercizio democratico di questa portata. Al massimo, saranno disposti a farci “scegliere” tra le loro opzioni, nessuna buona per noi. Questo è il motivo per cui questo programma deve essere accompagnato dalla lotta per imporre il fine della tregua sociale regalata dalle direzioni burocratiche di CCOO e UGT al governo del PP e al regime del ’78. Il loro ruolo di pompieri sociali è del tutto criminale, e complice del più grande peggioramento delle condizioni di lavoro e delle libertà democratiche da decenni. Abbiamo il dovere di imporre loro l’organizzazione di assemblee nei luoghi di lavoro, per iniziare a preparare uno sciopero generale e un piano di lotta per farla finita col governo Rajoy e con le false alternative PSOE-Ciudadanos.

Purtroppo, Podemos e Izquierda Unida sono molto lontani dall’intraprendere questo percorso; la loro integrazione nel regime si approfondisce sempre più e puntano ad essere parte di chi “starà in cima”. Se realmente volessero mettere fine a questo regime e occuparsi dei problemi della “gente normale” – come dichiarano – dovrebbero iniziare convocando grandi manifestazioni in tutto lo Stato, esigendo che le CCOO e UGT facessero lo stesso.

Da parte nostra, come CRT chiamiamo tutta la sinistra politica anticapitalista, sindacale e sociale a lottare in comune per questa “tabella di marcia”, respingendo la truffa del “male minore”, come sarebbe l’appoggio a un governo del PSOE. Bisogna indicare la necessità, al contrario, di farla finita col governo del PP e col regime del ’78 per mezzo della lotta di classe, nella prospettiva che in queste lotta potremo avanzare verso un vero governo dei lavoratori basato sugli organismi di lotta di cui la classe lavoratrice i settori popolari si doteranno.

 

Corriente Revolucionaria de Trabajadores y Trabajadoras (CRT)

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.