Gli Stati Uniti hanno una lunga tradizione di razzismo e xenofobia. Con l’amministrazione Trump, le leggi contro l’immigrazione (già ingiuste e inumane) fanno un passo in avanti, colpendo i figli dei migranti.

Chi attraversa illegalmente il confine viene colpito con pene detentive molto più dure* e separato dai propri figli, senza che gli venga detto dove vanno a finire. Una volta che i figli vengono registrati come minori non accompagnati, se ne prende “cura” il Dipartimento della Salute, che li stipa in vere e proprie carceri, del tutto inadatte per accogliere quelli che in realtà sono bambini.

Bambini, già traumatizzati dall’attraversamento del confine e dalla separazione dai genitori, vengono messi in gabbie ottenute con recinzioni metalliche. Qui dormono su materassi a terra, spesso in sovraffollamento. Le guardie che li sorvegliano non sono in grado di badare a loro, ad occuparsene sono ragazzi più grandi, anche loro detenuti, che rassicurano e cambiano pannolini a perfetti sconosciuti. Ad intrattenerli non ci sono giocattoli o libri, e quando i bambini si mettono a giocare le guardie gli ordinano di “calmarsi”.

Sulla maglietta: “Dio benedica i valori della famiglia cristiana americana.”

Nelle dichiarazioni dei politici, la separazione di 2 mila famiglie in sole sei settimane è un “forte deterrente” contro l’immigrazione clandestina. Per Trump è fondamentale applicare la “tolleranza zero”. Per noi sono atti criminali che devono cessare immediatamente.

I compagni di Left Voice hanno messo la questione nella sua giusta prospettiva storica:

Le immagini dei bambini rinchiusi in gabbie ci ricordano i peggiori momenti della storia umana: la schiavitù, quando una volta venduti i bambini venviano separati dai genitori; i collegi per nativi americani, dove i bambini venivano deportati in “campi civilizzatori”; infine, i campi di concentramento. La separazione dei bambini dai genitori si è ripetuta lungo tutta la storia degli Stati Uniti; questa è solo l’implementazione attuale delle politiche razziste e brutagli degli USA.

In questo senso, il dolore e la sofferenza che questi bambini stanno sopportando non è una rottura con un’America giusta o democratica ma un’intensificazione delle politiche americane in piena continuità con esse. All’estero, gli USA bombardano e torturano con regolarità. Hanno ucciso e disperso milioni di persone in nome dei “diritti umani”. Mentre guardiamo il governo separare i bambini dai loro genitori, cade di nuovo la maschera democratica che gli USA portano, rivelando al mondo la propria vera natura: razzismo, sessismo, oppressione e crudeltà.

Quando si è diffusa la notizia di bambini separati dai genitori, le prime immagini di bambini in gabbia non erano di quest’anno ma risalivano all’amministrazione Obama. Obama ha deportato più immigrati clandestini che qualsiasi altro presidente fino ad adaesso e ha rinchiuso bambini in condizioni molto simili a quelle dell’amministrazione Trump. Obama aveva evidentemente delle ottime spiegazioni in merito.

I democratici di ieri e oggi non rappresentano un’alternativa al governo del conservatore Trump. Sono due forze politiche che rispondono allo stesso modo al grande capitale, all’alta finanza, all’industria della guerra. Chi è convinto sia necessario allearsi a forze “progressiste” e di “sinistra” nella lotta contro la destra, chi supporta candidati borghesi alle elezioni per arginare i reazionari, non solo si illude per poi ritrovarsi con i medesimi risultati: compie un vero e proprio suicidio, perché i lavoratori non dimenticano chi per opportunismo ha appoggiato governi borghesi e reazionari.

Le batoste alle elezioni che le “sinistre” sempre più spesso subiscono sono solo una parte delle conseguenze.

Gabriele Bertoncelli

*: Queste pene detentive sono perfettamente in linea con le necessità del perverso sistema carcerario americano, che trasforma il detenuto in schiavo da cui estrarre plusvalore grazie alle carceri private. Non è un caso se la popolazione carceraria americana è di gran lunga la maggiore al mondo se rapportata alla popolazione “libera”.

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.