Proponiamo un articolo di riflessione a partire degli sviluppi importanti del movimento studentesco francese degli ultimi mesi. La questione che solleva, quella dell’alleanza tra studenti e lavoratori e della prospettiva politica generale del movimento studentesco, è però d’interesse europeo e mondiale, nonché di estrema attualità, specie nell’Italia dell’alternanza scuola-lavoro.


Cinquant’anni dopo il maggio 1968, occorre che il movimento studentesco riprenda in mano una delle discussioni che allora lo animarono, dal Quartiere Latino a Caen passando per Nantes, vale a dire il suo rapporto col movimento operaio, dopo la primavera 2018 che ha visto ferrovieri e studenti cooperare su reali basi di convergenza.

 

Primavera 2018 ed il ritorno della questione della convergenza delle lotte

La scorsa primavera, ancora una volta, la classe operaia, attraverso i ferrovieri, si è imposta come il soggetto centrale della lotta contro gli attacchi del padronato, rappresentato oggi da Macron. Se infatti il movimento studentesco ha in una certa misura messo in difficoltà il governo, specialmente al momento dello sgombero delle facoltà universitarie occupate, sono stati i ferrovieri ad essere al centro delle preoccupazioni del governo, che in primavera ha tentato di piegare uno dei settori più combattivi del movimento operaio, senza riuscirci, nonostante tre mesi di lotta e una sconfitta sulla questione delle richieste.

C’è sicuramente chi sostiene che tutti i movimenti sono uguali tra loro, ma il movimento dei ferrovieri, pur coi suoi limiti in termini di capacità di auto-organizzazione, ha dimostrato che, grazie al ruolo decisivo che riveste nel processo produttivo, è la classe operaia la sola che può pungolare la borghesia al punto da costringerla a mentire pubblicamente riguardo ai supposti privilegi dei ferrovieri, descritti all’opinione pubblica come lavoratori pagati 5000€ al mese e con 75 giorni di ferie.

Per gli studenti che occupavano in blocco le facoltà universitarie, il legame col movimento dei ferrovieri si è imposto immediatamente nella realtà politica. Dal punto di vista cronologico, il movimento studentesco comincia a crescere dopo il 22 marzo e non solo a seguito dell’attacco fascista di Montpellier: lo stesso giorno infatti, un terzo dei ferrovieri si è messo in sciopero, malgrado i timidi appelli della CGT Cheminots ad “organizzare una giornata di manifestazioni”. Solo la determinazione dei ferrovieri ha aperto la porta alla vittoria della nostra classe sul governo, per la prima volta dall’elezione di Macron. La centralità del movimento dei ferrovieri si è imposta immediatamente anche in termini programmatici, trovando una significativa convergenza con le rivendicazioni che da subito hanno animato il movimento studentesco, che ha fatto propria questa formula: “I ferrovieri vogliono mandare i propri figli all’Università e gli studenti non vogliono pagare 300€ al mese per i trasporti”. Si è creata insomma la base per una autentica “convergenza delle lotte” tra ferrovieri e studenti che, malgrado non sia stata sufficientemente sviluppata, ha portato alla luce questioni apparentemente rimosse dall’immaginario del movimento studentesco.

L’inconveniente della formula «convergenza delle lotte» è che si tratta di un’espressione sufficientemente fluida perché se ne possano appropiare tutte le correnti di sinistra, riformiste, autonomiste o rivoluzionarie quale arma principale per opporsi a Macron ed alle sue riforme. Ecco un punto poco chiaro che occorre precisare: bisogna porre oggi la questione della convergenza nei termini di una alleanza tra movimento studentesco e movimento operaio. Questa formula, lungi dall’essere un semplice esercizio formale, permette soprattutto di comprendere meglio i bisogni rivoluzionari che spettano oggi al movimento studentesco.

Ricostruire la forza sociale del movimento operaio

Porre la questione in termini di alleanza tra movimento studentesco e movimento operaio presuppone anzitutto l’esistenza di una classe operaia capace come sola classe in grado di essere motore dell’emancipazione di tutti gli sfruttati e di tutti gli oppressi.

Ma presuppone anche l’esistenza di un movimento studentesco percepito come forza sociale. E tuttavia, anche se può sembrare poco significativo, molti compagni di lotta, e segnatamente gli autonomi, negano che gli studenti abbiano oggi questa possibilità di porsi come movimento autonomo di fronte agli attacchi del governo. Questa negazione si incarna per esempio nel concetto di “moltitudine” di Toni Negri che, rifiutando al movimento studentesco il carattere di forza sociale a vantaggio di una diluizione nella moltitudine degli individui in lotta contro il sistema capitalistico, cancella la capacità del movimento stesso di pensarsi come soggetto politico.

Questa concezione si è manifestata ad esempio in occasione dei fatti di Tolbiac, durante l’occupazione, attraverso la logica per cui le persone “legittimate” a prendere le decisioni non erano gli studenti riuniti in Assemblea Generale, ma l’insieme di tutti gli “occupanti” della Libera Comune di Tolbiac, che si trattasse di studenti, di senzatetto, di sans papiers, o ancora di lavoratori. La forza attrattiva dell’esperienza di Tolbiac dimostra la persistenza, in molti ambienti, della volontà di combattere con lo Stato borghese, mentre la dinamica delle Assemblee Generali ha semplicemente disarmato il movimento studentesco, incapace di ricomporsi intorno a rivendicazioni proprie e in grado di costituirsi come una forza sociale.

Sembra emergere un solo esempio in senso contrario, cioè quello del Mirail(1) a Tolosa, dove la debolezza del movimento autonomo ed una maturità politica più sviluppata che in precedenza e legata al significativo numero di movimenti locali (legati all’omicidio di Rémi Fraisse o alla lotta contro la fusione delle università cittadine) hanno permesso che il movimento di Tolosa si sviluppasse attorno a una rivendicazione di chiara connotazione “studentesca”. Questo è avvenuto senza corporativismi, da parte di un movimento strettamente legato allo sciopero del personale amministrativo, ma portando l’attenzione anche alla situazione dei lavoratori salariati e dei ferrovieri, anche se questa attenzione resta per il momento solo una dimostrazione isolata. Bisogna precisare però che la dinamica del Mirail ne fa un caso particolare, che ha alle spalle anni di lotta contro la fusione delle università di Tolosa e sostenuta in parte dalle rivendicazioni del personale tecnico e amministrativo.

All’opposto delle teorie di Negri sulla « moltitudine », uno degli aspetti del movimento studentesco che deve essere ricostruito nella fase di transizione attuale è la ricostruzione di una identità del movimento attorno ad una questione centrale e fondamentale, vale a dire il ruolo dell’università nella società, la critica a questa università borghese che subisce costantemente gli attacchi del padronato per asservirla meglio ai propri interessi, al disprezzo delle aspirazioni degli studenti. Il dibattito sul ruolo dell’Università in questo sistema di dominazione borghese è un dibattito che i rivoluzionari devono incaricarsi di rilanciare nelle università.

In questo senso, i seminari alternativi che sono stati offerti nelle facoltà occupate, sono stati solo un inizio della lotta per una diversa università. Dire che il movimento studentesco, che è oggi in una fase di transizione, debba ripensare se stesso come soggetto con le proprie richieste non significa che sia necessario promuovere una politica corporativa, come ha fatto in passato l’UNEF. Qualsiasi strategia corporativa che ritenga che gli studenti possano vincere da soli, o che gli occupanti di un’università possano vincere da soli senza alleanza con la classe lavoratrice in lotta, può solo portare al fallimento, come hanno drammaticamente dimostrato gli sgomberi della scorsa primavera.

“Noi partecipiamo, loro selezionano”

Tuttavia, questo è solo un prerequisito necessario perché gli studenti possano allearsi come soggetti politici al movimento operaio in un’idea di alleanza tra due forze sociali. Ciò, del resto, è totalmente in contraddizione con l’idea di una convergenza delle lotte che si realizzerebbe attraverso scambi tra persone di diversi settori che parlano a proprio titolo, sia su scala interindividuale che grazie all’organizzazione di Assemblee Generali di lotta proposte qua e là da alcune correnti autonome.

Quale patto studenti-operai oggi?

Una delle basi dell’alleanza tra movimento operaio e movimento studentesco è la critica radicale e intransigente di questa università asservita alla borghesia. Se oggi il ruolo centrale dell’università è quello di formare i lavoratori in base alle esigenze dell’economia capitalista, bisogna anche considerare il ruolo che gioca nella costruzione dell’ideologia dominante. Di fronte a questa situazione occorre guardarsi da due insidie: la prima consiste nel negare il carattere di classe dell’attuale sistema universitario. La seconda insidia consiste invece nell’oscillare tra due posizioni: “Salvare l’Università” e rendere l’università “qui e ora”, secondo gli autonomi, uno spazio di vita alternativo emancipato dal capitalismo.

Si tratta piuttosto, in una logica «permanentista», di far leva sui margini di manovra possibili nel sistema universitario per delineare quella che dovrebbe essere un’Università al servizio degli interessi di tutti.

Non dovremmo forse immaginare medici e biologi che lavorino a come sviluppare vaccini e farmaci utili a tutti (per una facile contraccezione e accessibile a tutti, contro le malattie rare …) piuttosto che i farmaci cancerogeni prodotti di Sanofi?

Non dovremmo forse immaginare ingegneri che realizzano macchine più pulite che non sono obsolete dopo 150.000 km, piuttosto che pensare a modi per manomettere i controlli delle emissioni di particolato diesel come abbiamo visto di recente?

Non dovremmo forse immaginare storici che cercano di far rivivere la storia del movimento operaio e della lotta di classe piuttosto che cercare di spiegare con dimostrazioni traballanti che la classe operaia è scomparsa?

“No alla corsa al profitto in medicina”

Pensare ad un’università realmente al servizio di tutti significa infatti, per usare una formula del 1968, passare “dalla critica dell’università di classe alla critica della società di classe”. Questa critica della società di classe e la comprensione su larga scala della forza predominante della classe operaia nella lotta per l’emancipazione, devono essere uno dei cantieri da ricostruire. Nel maggio del ’68, gli studenti si erano radunati davanti alla sede della Renault a Billancourt con uno striscione con la scritta “prendete dalle nostre fragili mani le bandiere della nostra lotta,” esprimendo la consapevolezza della centralità della classe operaia nella lotta per il socialismo. Ricostruire questa identità oggi presuppone di sviluppare, ogni volta che sia possibile, il sostegno degli studenti al movimento operaio in lotta, tessere questi legami e portare al movimento operaio tutto ciò che gli studenti possono dargli, dalla passione alle proprie competenze: lo studente di legge non potrebbe difendere gli scioperanti perseguitati dal capo, ma non potrebbe forse contribuire a smontare i discorsi di François Lenglet sulla crisi proprio grazie alle sue competenze? Questo è uno dei motivi per cui, in primavera, molti compagni della sezione giovanile del Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) hanno promosso diverse iniziative, incontri di supporto e sostegno. Il 14 aprile ad esempio, più di mille persone si sono ritrovate a Tolbiac per raccogliere fondi per i ferrovieri in sciopero, raccogliendo 6000 € in una sola sera!

Questo esempio chiarisce uno dei modi in cui il movimento studentesco potrebbe impegnarsi: un movimento studentesco che lotta non solo per università aperte a tutti, ma anche per università utili a tutti, in solidarietà con tutte le lotte degli sfruttati e degli oppressi come quella dei ferrovieri, ma anche vicino alla gioventù internazionalista che sostiene i giovani nicaraguensi massacrati oggi e ai movimenti studenteschi universitari in Argentina. Ecco il bilancio che dobbiamo tirare da questa lotta contro la selezione: dobbiamo ricollegarci alla tradizione del ‘68 che collegava il destino degli studenti a quello della classe operaia e alle sue lotte.

Note

1 Mirail: quartiere di Tolosa. Si fa riferimento agli scontri avvenuti lo scorso maggio in occasione dello sgombero della facoltà di Scienze Umane occupata per protesta contro la riforma dell’Università del governo. La protesta

Arthur Nicola

Traduzione di Ylenia Gironella da Révolution Permanente

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.