Continua la fase di crisi di SGT, corriere privato presente su tutto il territorio nazionale: dopo il primo ciclo di sciopero e mobilitazioni, i lavoratori hanno ottenuto un primo incontro al MISE.


Ieri a Roma in via Molise, davanti il MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico), si è svolto un presidio di oltre un centinaio di lavoratori SGT, quasi tutti appartenenti alla sigla sindacale SI COBAS, provenienti da tutta Italia, con delegazioni delle filiali di Roma, Bologna, Milano, Brescia, Modena, Palermo e altre città.

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Nonostante le reiterate proteste delle ultime settimane, con magazzini picchettati, presidi sotto il ministero del lavoro a Roma e sotto le prefetture a Bologna, Firenze e Milano, e una richiesta ufficiale di apertura del tavolo di crisi, i lavoratori hanno dovuto comunque forzare la mano e farsi sentire a gran voce per far salire una delegazione. Il ministero dal canto suo ha espresso la solita preoccupazione formale per le migliaia di licenziamenti in corso, ma ha anche ammesso la propria totale incapacità nel gestire situazioni simili, nella giungla di appalti e subappalti che caratterizzano il settore della logistica.

Da un certo punto di vista, quindi, le parole del ministero rendono evidente il perché proprio in questo settore molto più che in altri settori si sia sviluppata una lotta sindacale tanto dura ed efficace da parte dei lavoratori: le istituzioni non hanno né la capacità né la volontà politica di andare a toccare gli interessi delle grandi aziende della logistica che utilizzano il sistema degli appalti a consorzi e cooperative (nel caso della SGT, un grosso consorzio per facchini e autisti insieme a decine di aziende diverse) che chiudono e cambiano continuamente per ottenere sgravi fiscali, evadere le tasse e poter continuare a sfruttare i lavoratori per conto delle aziende committenti, e quindi i lavoratori sono in qualche modo costretti a cavarsela da soli, con le proprie forze. Spesso negli ultimi anni questa necessità di mobilitarsi ha portato risultati incredibili se messi a paragone della situazione di ogni altro settore produttivo, dimostrando che la forza dei lavoratori, gli scioperi, i picchetti sono incredibilmente più efficaci di qualsiasi altra forma di “lotta”, anche se non l’unica.

Quello che i lavoratori e il sindacato giustamente contestano di tutta la storia è che SGT non solo formalmente non è ancora fallita pur non facendo più lavorare i suoi dipendenti, ma questa sua crisi non c’è per mancanza di merce; basta leggere la lista di clienti per cui l’azienda trasportava pacchi: grandi assicurazioni e banche in prima fila. No, sulla pelle degli operai di SGT si è svolta la più classica guerra commerciale, guerra che ha visto altre aziende della logistica (SDA in primis) prendersi i clienti sfruttando la scarsa liquidità di SGT, che ad un certo punto non aveva più i soldi per pagare stipendi, benzina dei furgoni e dei camion. Insomma quello che si chiama “libero mercato”, basato sulla concorrenza spietata: una guerra dei padroni che ricade sulle teste di lavoratori super sfruttati, i quali ora devono lottare anche solo per prendere i mesi di stipendi arretrati e alzare un po’ di attenzione mediatica su una vera e propria emergenza sociale -come altro dovrebbe essere chiamato il licenziamento di migliaia di lavoratori?

Il MiSE, dopo insistenti richieste, ha aggiornato l’organizzazione sindacale e i lavoratori ad un nuovo tavolo da tenersi nel più breve tempo possibile inserendo anche gli occupati dei consorzi e delle cooperative che, d’altronde, rappresentano oltre il 90% della forza lavoro impiegata nei magazzini. I padroni dovranno rendere conto ai lavoratori dei propri movimenti per aumentare i profitti a loro spese.

 

Ciemme

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.