Alla minaccia di licenziamento per sessanta operatori della filiale TNT di Peschiera Borromeo a Milano, inquadrati con contratti interinali, è partita immediata la risposta degli operai sindacalizzati nel Si Cobas. I lavoratori di Milano hanno occupato la fabbrica e chiamato i propri colleghi in tutta Italia allo sciopero contro la multinazionale statunitense.


Sessanta lavoratori interinali, tutti iscritti alla sigla sindacale Si Cobas, nell’impianto FedEx di Peschiera Borromeo, sospesi e ora a rischio licenziamento. La forza lavoro del magazzino, in blocco quasi totale, sia driver che facchini, ha deciso di scioperare e presidiare l’impianto a partire dalla notte tra domenica e lunedì.

Assemblea ad inizio sciopero nell’impianto FedEx di Bologna

I magazzini sindacalizzati di Fedex in tutta Italia, da Bologna a Piacenza, da Roma a Napoli, da Bergamo a Brescia, hanno risposto indicendo sciopero, ed è uno sciopero che assume diversi significati in questa Fase 2 della crisi dovuta alla pandemia.

Sicuramente è uno sciopero di solidarietà verso decine di lavoratori precari che stanno lottando per il proprio posto di lavoro ma la rivendicazione di base non solo è incentrata sul mantenimento dell’occupazione sul sito di Milano ma anche sulla rivendicazione del salario, una tematica che diverrà sempre più presente su ogni luogo di lavoro e assumerà contorni urgenti se le migliaia di casse integrazioni richieste dalle aziende non verranno erogate il più presto possibile.

Poi è una battaglia che rivendica il diritto allo sciopero e all’agibilità sindacale anche se nel contesto della pandemia, le misure di contenimento del coronavirus non possono limitare i diritti democratici e di organizzazione dei lavoratori. Le forze dell’ordine sono intervenute in diversi casi identificando gli operai che si trovavano in magazzino al momento dell’inizio dello sciopero, a Milano, in particolare, ieri è stata una giornata ad altissima tensione con l’intervento addirittura di mezzi militari nel tentativo di intimidire i lavoratori.

La battaglia che si svolge in questi giorni nel colosso multinazionale delle spedizioni, insomma, assume un valore generale e va molto oltre i confini di una fabbrica o di un’unica azienda, per quanto grande. Non si tratta “semplicemente” di uno sciopero per salvaguardare l’occupazione di qualche decina di operai, si tratta di un’azione tesa a rivendicare una totalità di diritti che oggi sono messi in discussione, considerati tutto sommato sacrificabili sull’altare dei profitti e della stabilità sociale tanto cari a Confindustria e al governo, capace solo di affossare le libertà individuali e collettive per far fronte al rischio del contagio.

Nell’impianto FedEx TNT di Piacenza l’adesione allo sciopero è totale

Non sarà questa l’ultima mobilitazione operaia di questa fase due, dalla prima linea dei lavoratori sindacalizzati, passati da “eroi” a criminali nel corso di una sola notte, si alza forte la rivendicazione che diventerà una costante in Italia e con tutta probabilità in molti altri paesi in Europa e non solo: se possiamo lavorare allora possiamo anche scioperare, le nostre vite valgono più dei profitti dei padroni!

 

CM