Riportiamo in video e come testo l’intervento di Daniela Cobet, della redazione di Révolution Permanente e dirigente della Courante Communiste Revolutionnaire (CCR) nel Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) di Francia, nello speciale #trotsky2020 dedicato all’attualità dell’idee del rivoluzionario russo Lev Trotsky, morto il 21 agosto 1940, 80 anni fa, ucciso dal sicario stalinista Ramon Mercader.

Daniela ci parla in particolare della riflessione di Trotsky sui metodi e le tattiche necessari ai rivoluzionari per “colmare il divario tra le ‘idee giuste’ e il movimento operaio di massa”, specie negli anni Trenta tra grandi cicli di lotta dei lavoratori come in Francia, frenati dallo stalinismo e dai suoi fronti popolari, e l’avvicinarsi della guerra mondiale.

Spinto in esilio dalla burocrazia stalinista, Trotsky trovò rifugio in Francia per una parte della prima metà degli anni Trenta. Il contesto era quello della Grande Depressione e di tutti i fenomeni politici da essa scatenati: disoccupazione di massa, radicalizzazione di importanti settori del movimento operaio, disperazione nelle file della piccola borghesia, ascesa dei gruppi fascisti…

In una situazione del genere, il nucleo trotskista, che era certamente composto da militanti di grande valore, era tuttavia troppo debole per aspirare a svolgere un ruolo decisivo nella situazione. Perseguitati dagli stalinisti, che costituivano a fianco della socialdemocrazia le due grandi organizzazioni operaie di massa dell’epoca, l’accumulazione dei trotskisti era avvenuta in relativo isolamento dalle masse lavoratrici, e l’accelerazione degli eventi non consentiva loro di recuperare il tempo senza ricorrere a tattiche audaci.

<<Non basta che un rivoluzionario abbia “idee giuste”. È compito del partito rivoluzionario colmare il divario tra le “idee giuste” e il movimento operaio di massa. Solo così un’idea può diventare una forza attiva”>>.

È con questa frase che Trotsky ha aperto uno dei testi più emblematici dell’epoca.

Trovare un modo per raggiungere le masse lavoratrici, per fondersi con loro in modo da creare organizzazioni rivoluzionarie capaci di influenzare gli eventi e non rimanere “ai margini”, per usare la sua frase, era un’ossessione per Trotsky in quegli anni. Perché era convinto, contro ogni visione spontanea, che i rivoluzionari avessero un ruolo decisivo sia nel passaggio da una situazione che stava diventando sempre più pre-rivoluzionaria alla rivoluzione, sia nella vittoria della rivoluzione stessa.

Durante questo periodo, quindi, proporrà ai militanti rivoluzionari in Francia tutta una serie di tattiche audaci e varie, per cercare di incarnare al meglio la necessità strategica di un partito rivoluzionario. Dalla politica del fronte unico tra le grandi organizzazioni del movimento operaio per combattere fianco a fianco l’ascesa fascista ed evitare di riprodurre la catastrofe appena avvenuta in Germania, all’ingresso dei militanti trotskisti nella sezione francese della socialdemocrazia per cercare di confluire con i suoi militanti operai che si radicalizzavano ed evitare di essere emarginati una volta che il fronte unico fosse diventato realtà.

La situazione oggi è certamente molto diversa da quella degli anni Trenta. Per esempio, oggi non esiste un’organizzazione di massa sulla scala di quelle che esistevano allora. Tuttavia, di fronte agli sconvolgimenti che la crisi attuale produrrà inevitabilmente, l’ossessione di Trotsky di fondere il marxismo rivoluzionario con il movimento operaio di massa e di non rassegnarsi a una posizione marginale rimane di grande attualità.

Tanto più che, in un paese come la Francia, i lavoratori e il movimento di massa non hanno aspettato che la crisi attuale mostrasse i primi segni di una ricomposizione. Questo è quanto abbiamo visto sia con il movimento dei gilet gialli sia con il grande sciopero contro la riforma delle pensioni avvenuto lo scorso dicembre.

Tuttavia, in un paese dove l’estrema sinistra di origine trotskista ha storicamente avuto un peso molto importante, riuscendo ad ottenere anche più del 10% dei voti in alcune elezioni, non ha svolto un ruolo decisivo, e oggi occupa un posto relativamente marginale. Per quanto riguarda il Nuovo Partito Anticapitalista (NPA), esso è inoltre minacciato da una dissoluzione che, nonostante tutti i difetti che questo partito può avere, oggi andrebbe solo a beneficio della sinistra riformista di Jean-Luc Mélenchon.

Lottiamo contro lo scioglimento del NPA per farne uno strumento di ricomposizione di un’estrema sinistra che faccia rivivere l’audacia tattica di Trotsky, per costruire in Francia un potente partito rivoluzionario composto da militanti di diverse tradizioni, ma anche dei migliori elementi dell’avanguardia operaia emersa nelle ultime lotte, tutto intorno a un programma e una strategia rivoluzionari; questo è il miglior tributo che si possa rendere al grande rivoluzionario russo a 80 anni dal suo assassinio.

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