Riportiamo in video e come testo l’intervento di Santiago Lupe, dirigente della Corriente Revolucionaria de los Trabajadores (CRT) dello Stato spagnolo, nello speciale #trotsky2020 dedicato all’attualità dell’idee del rivoluzionario russo Lev Trotsky, morto il 21 agosto 1940, 80 anni fa, ucciso dal sicario stalinista Ramon Mercader.
Santiago ci parla in particolare dell’intervento di Trotsky nel vivo della rivoluzione spagnola a favore della formazione di una organizzazione e di una direzione politica in grado sia di avanzare nei compiti socialisti della rivoluzione, sia di vincere la guerra contro Franco e di garantire un assetto internazionale molto più favorevole alla classe lavoratrice, alla pace e alla lotta per il socialismo.
“La linea seguita dagli operai ha sempre formato un angolo con quella della direzione, un angolo che nei momenti più critici è diventato di 180 gradi”.
Così Lev Trotsky definì le dinamiche della rivoluzione spagnola che iniziò con la caduta della monarchia nel 1931 e raggiunse il suo momento più critico nel maggio 1937 qui a Barcellona, quando il governo repubblicano della Catalogna e gli stalinisti vollero strappare il controllo della sede della Telefonica agli operai catalani, che, come tutte le aziende della retrovia, erano state poste sotto il controllo degli operai dopo la sconfitta del colpo di Stato fascista del luglio 1936.
Trotsky ha seguito da vicino gli eventi nella penisola iberica. Una rivoluzione operaia trionfante nello stato Spagnolo era per lui la migliore diga contro le tendenze belliche imperialiste che avrebbero portato alla seconda guerra mondiale, e un’enorme risorsa per la classe operaia sovietica per intraprendere una rivoluzione politica contro la casta stalinista che aveva espropriato la rivoluzione d’ottobre.
Come era avvenuto in Russia, l’agenda dei compiti democratici irrisolti nello Stato spagnolo era enorme. Milioni di contadini senza terra e in condizioni di sfruttamento quasi feudale, la Chiesa e le vecchie classi nobili godevano di enormi privilegi, le colonie lottavano per la loro indipendenza, e ad altre nazioni come la Catalogna veniva negato il diritto all’autodeterminazione… Risolverli significava attaccare a testa alta gli interessi della borghesia spagnola arretrata, e la repubblica borghese era destinata a non farlo.
La Rivoluzione spagnola ha confermato la teoria della rivoluzione permanente, quella che Trotsky aveva formulato per la Russia all’inizio del XX secolo, ma che si sarebbe rapidamente rivelata potente nello spiegare le dinamiche della rivoluzione socialista internazionale. L’unica classe che poteva risolvere i compiti democratici in sospeso era la classe operaia, in alleanza con i contadini poveri, di fronte alla vigliaccheria della borghesia sempre più intrecciata a interessi reazionari e all’incapacità dei contadini di proporre un regime alternativo a quello borghese o socialista.
L’opposto della politica dei dirigenti riformisti, anarco-sindacalisti e stalinisti che, con vari mezzi, subordinavano la classe operaia dietro una borghesia repubblicana progressista che manteneva la legislazione antioperaia della dittatura, rifiutavano di attuare una vera riforma agraria o permettevano alla reazione, con l’esercito coloniale al suo centro, di continuare a rafforzarsi fino all’esecuzione del colpo di Stato.
Questa politica ha avuto la sua massima espressione nella formazione del Fronte Popolare, una linea promossa dall’Internazionale Comunista stalinizzata che ha suggellato l’alleanza delle organizzazioni operaie con i partiti borghesi progressisti, volta a contenere e deviare le tendenze rivoluzionarie delle masse. Lo stalinismo e i riformisti, insieme agli anarco-sindacalisti che fornivano anche un sostegno passivo, agivano come i medici di famiglia dello Stato borghese per salvarlo dalla minaccia della rivoluzione proletaria.
Lev Trotsky dedicò enormi sforzi dal suo esilio errante per cercare di combattere la subordinazione del vecchio gruppo di oppositori di sinistra guidato dal catalano Andreu Nin, che faceva parte del POUM (Partito Operaio di Unificazione Marxista), a questa politica di conciliazione di classe. Le loro differenze raggiunsero un punto di rottura proprio quando questo partito centrista, che oscillava tra posizioni rivoluzionarie e un crescente adattamento alle leadership riformiste, scelse di aderire al Fronte Popolare e successivamente di far parte dei governi di coalizione in Catalogna che cercavano di smantellare la rivoluzione sociale. Tutto questo è sempre stato giustificato dal mantra di non essere isolati dalle masse.
Trotsky non riuscì a convincere il vecchio gruppo di oppositori di sinistra guidato dal catalano Andreu Nin, che faceva parte del POUM, a perseguire una politica rivoluzionaria.
Per Trotsky, il rifiuto del gruppo di Nin di attuare una politica indipendente, anche nel momento in cui significava andare completamente controcorrente, faceva sì che il POUM e i suoi dirigenti si isolassero dalle masse quando esse superarono non solo la loro direzione traditrice ma anche il POUM stesso a sinistra, riempiendo queste strade di barricate per difendere la loro rivoluzione.
La sconfitta della rivoluzione spagnola ha così lasciato lezioni preziose per le rivoluzioni successive. L’alleanza con una borghesia che si dice combattiva non è stata in grado di risolvere le grandi esigenze democratiche e sociali in sospeso, e nella guerra contro il fascismo ha portato alla sconfitta sia della guerra che della rivoluzione. La lotta indipendente della classe operaia e lo sviluppo di organismi di auto-organizzazione, come i soviet in Russia, che non si sono sviluppati allo stesso livello in Spagna, è una condizione sine qua non per la lotta per la vittoria rivoluzionaria. Ma questo non è possibile senza un partito rivoluzionario, cosa che era stata dimostrata in Russia dal ruolo positivo del partito bolscevico e dalla sconfitta negativa che si è conclusa con il trionfo del fascismo e 40 anni di dittatura.
La costruzione di questo partito non è un compito che si può improvvisare nel bel mezzo della battaglia. Anche per l’eroico proletariato spagnolo questa “è stata un’impresa che ha superato le proprie forze”. Questo è stato il punto di Trotsky, sottolineando la responsabilità dei militanti rivoluzionari di non affrontare questo compito preparatorio negli anni precedenti la guerra civile.
Questo compito rimane oggi la principale sfida del XXI secolo per rendere possibile la vittoria.
Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
Sito informativo della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR).