Pubblichiamo un breve aggiornamento sull’arresto di Ghassan Ben Khalifa e la traduzione italiana dell’appello internazionale per la liberazione del militante e giornalista tunisino


Martedì 6 settembre 2022 tre auto della polizia del regime dittatoriale del presidente Saied hanno fatto irruzione nell’appartamento di Ghassan Ben Khalifa e lo hanno rapito. Da quella data, il compagno è ostaggio di una forza di polizia che negli ultimi giorni è stata protagonista di altri feroci episodi di repressione. Lo stesso giorno in cui Ghassen veniva arrestato, un venditore ambulante veniva ucciso e un giovane mutilato gravemente per essersi rifiutato di pagare una tangente. Nel frattempo manifestazioni scoppiate nei quartieri popolari di Tunisi (Tadamon, Intilaka, Douar Hicher) sono state  represse e decine di manifestanti arrestai.

La polizia, infatti, accusa il compagno di “terrorismo”, ma la sua unica colpa è quella di essere sempre stato dalla parte dei lavoratori dei disoccupati, dei contadini senza terra e dei piccoli proprietari rurali.Giornalista e caporedattore della piattaforma Inhiyez.com, Ghassan è colpevole di aver fatto una chiara scelta di campo, quello del proletariat, delle classi popolari della resistenza palestinese e di tutte le lotte dei popoli per la libertà.

Ho conosciuto personalmente la tenacia di Ghassan avendo partecipato con lui al sostegno della lotta degli operai Mecaprotec e delle operaie di Latecoer, licenziate in massa dal padrone (una multinazionale francese del settore aereonautico) per essersi sindacalizzate e aver conquistato miglioramenti nelle condizioni di lavoro tramite anni di scioperi. Il compagno ha inoltre fatto molto per sostenere le battaglie dei contadini poveri di Lagsab e Ouled Jaballa. Sono inoltre anni che Ghassan è in prima linea nella solidarietà alla resistenza palestinese e nella battaglia per la liberazione di George Ibrahim Abdalla. In risposta all’inaccettabile atto repressivo ai danni di Ghassan è stato costituito un comitato nazionale di sostegno per il rilascio del giornalista e militante politico.

Tutte le forze vive e progressiste della sinistra e della società civile tunisina hanno dato luogo a una  partecipata protesta venerdì 9 settembre 2022 alle cinque di sera (17:00), sotto la sede dell’Unione Nazionale dei Giornalisti Tunisini. È stata inoltre lanciata una campagna di solidarietà internazionale per la liberalzione di Ghassan. Segue la traduzione italiana dell’appello e il link per partecipare alla raccolta firme.

Salem Ben Yahia

 

Il dovere della solidarietà – una petizione internazionale per chiedere la liberazione del giornalista-attivista tunisino Ghassen Ben Khelifa

Il 6 settembre 2022, alle 11, a Tunisi, una dozzina di membri delle forze speciali di sicurezza in abiti civili ha perquisito la casa del giornalista e attivista politico Ghassen Ben Khelifa, coordinatore del sito web Inhiyez e presidente dell’associazione “L’Atelier, media di informazione sui diritti economici e sociali”. Il suo telefono cellulare e i suoi computer sono stati confiscati da casa sua, prima di essere portato in arresto mentre si trovava a casa dei suoi genitori per essere perquisito dalla brigata antiterrorismo.

Dopo l’arresto, Ghassen è stato trasferito verso una destinazione sconosciuta. Le dichiarazioni dei funzionari di sicurezza sono state contraddittorie rispetto al suo luogo di detenzione, tra Al Gorjani, la Procura e il centro giudiziario antiterrorismo di Charguia.

La polizia non ha spiegato i motivi dell’arresto, il compagno rapito non ha goduto dei suoi diritti civili di cittadino tunisino, in primo luogo del diritto di avere con sé degli avvocati durante le indagini. Nelle ultime ore della notte hanno cominciato a diffondersi notizie sul luogo di detenzione, dopo le dichiarazioni contraddittorie dei servizi di sicurezza. Il luogo di detenzione è stato infine identificato presso il centro giudiziario per la lotta al terrorismo.

 

I motivi dell’arresto: un’accusa falsa e prefabbricata

Ghassen Ben Khelifa è noto negli ambienti politici tunisini, e nel mondo arabo in generale, per la sua attività di militante progressista, sostenitore di tutte le cause che coinvolgono chi sta in basso nella scala sociale e nelle giuste battaglie dei popoli del Nord Africa e della regione mediorientale/araba e oltre. Ghassan non si è mai sottratto al suo dovere di solidarietà con gli oppressi, ovunque essi fossero. I fronti di lotta dell’attivista e giornalista di sinistra Ghassen Ben Khelifa sono molteplici. Egli è :

  • Presidente dell’associazione “l’Atelier, media di informazione sui diritti economici e sociali” e caporedattore del media Inhiyez
  • Membro della Rete nordafricana per la sovranità alimentare,
  • Membro del Coordinamento delle azioni collettive per la Palestina,
  • Campagna tunisina di boicottaggio e anti-normalizzazione BDS,
  • Membro del Comitato organizzativo della Scuola nordafricana di educazione popolare,
  • Membro del Comitato tunisino di solidarietà con l’attivista George Ibrahim Abdallah,
  • Membro della campagna di sostegno e di difesa dei movimenti dei piccoli agricoltori e dei disoccupati in tutta la Tunisia (ISNED): El Kamour, Al Houaidia, Siliana, Jaballah, ecc.

Questa lista di battaglie militanti, lontana anni luce dal terrorismo, non può che far solidarizzare con Ghassen e i suoi compagni che lottano per una società giusta, basata sull’uguaglianza, sulla ridistribuzione della ricchezza, sulla democrazia radicale e sulla libertà di espressione e di organizzazione, cause alle quali il compagno ha dedicato tutto il suo tempo e le sue energie.

 

Contesto dell’arresto

L’arresto di Ghassen fa parte dell’ondata controrivoluzionaria che coinvolge la nostra regione e dei tentativi di mettere a tacere tutte le voci progressiste e rivoluzionarie che preoccupano e spaventano chi sta in alto, ovvero i poteri tirannici, gli oppressori del popolo, i normalizzatori dello Stato sionista e i servi dell’imperialismo mondiale. Questa ondata assume la forma di restrizioni di ogni tipo nei confronti delle organizzazioni locali, regionali e internazionali, assediandole, perseguendo e perseguitando gli attivisti e reprimendo i movimenti pacifici, come nel caso della repressione del movimento dei piccoli agricoltori di Ouled Jaballah e di altri negli ultimi anni.

Ghassen Ben Khelifa, alleato intransigente delle classi popolari, difensore aperto delle loro battaglie, non ha mai mancato di mostrare solidarietà e sostegno ai movimenti in tutta la Repubblica tunisina, in Nord Africa, nella regione araba e nel resto del mondo. È una voce dirompente per il regime tunisino e un esempio vivente di attivista serio e onesto che i regimi temono possa trovare emulazioni tra i giovani. È per questo che viene perseguitato con sospetti artificiali di terrorismo.

Siamo convinti che le organizzazioni progressiste, gli attivisti, i giornalisti e i gruppi per i diritti umani in Tunisia e all’estero abbiano la responsabilità di difendere Ghassen Ben Khelifa e di garantire l’esercizio di tutti i suoi diritti, compreso il suo rilascio immediato e incondizionato.

I sottoscritti dichiarano
quanto segue:

  • Condanna assoluta del rapimento da parte della polizia del nostro compagno Ghassen Ben Khelifa e delle intimidazioni subite dalla sua famiglia,
  • La nostra piena solidarietà alla sua famiglia nel suo attuale calvario,
  • Affermiamo che il nostro compagno Ghassen è un serio militante di base e che è stato una voce critica nei confronti delle élite dominanti tunisine che ora cercano di accusarlo falsamente di terrorismo, per vendicarsi delle sue giuste posizioni contro lo sfruttamento dei lavoratori tunisini, contro il saccheggio neocoloniale nel suo paese, contro i vari tentativi di normalizzazione con lo Stato sionista e contro la subordinazione all’imperialismo e alla tirannia.
  • Chiediamo alle autorità tunisine di rilasciare immediatamente Ghassen, di ritirare le accuse contro di lui e di concedergli la piena libertà.
  • Salutiamo anche tutti gli avvocati che stanno sostenendo Ghassen in questo calvario e rendiamo omaggio a tutti coloro che hanno dimostrato solidarietà nei suoi confronti. Li invitiamo a continuare a impegnarsi fino a quando il nostro compagno non sarà rilasciato.

QUI il link per partecipare alla raccolta firme

(immagini dalle proteste di ieri, 9 settembre, a Tunisi per la liberazione di Ghassan)

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