Dichiarazione della Corriente Revolucionaria de Trabajadores y Trabajadoras (CRT), sezione dello Stato spagnolo della Frazione Trotskista – Quarta Internazionale.
Almeno 95 morti e decine di dispersi [ormai i morti hanno superato i 200, mentre i dispersi sono almeno 1900, ndt] . Nonostante le previsioni disastrose, né il governo regionale né quello centrale hanno pensato di sospendere le attività. Le inondazioni hanno intrappolato decine di migliaia di persone al lavoro o sulla strada di casa. Come abbiamo visto con la pandemia, i loro profitti ancora una volta vengono prima delle nostre vite.
Nelle ultime ore, gli abitanti della Valencia e di altre zone delle province confinanti di Albacete e Cuenca hanno sperimentato quella che è già la peggiore alluvione del secolo. La DANA che ha iniziato a scaricare questo martedì, lascia cifre di precipitazioni e fenomeni meteorologici estremi che hanno superato le altre grandi DANA del 2019. Le precipitazioni si stanno spostando verso la Catalogna e l’Aragona, da un lato, e verso il sud-ovest dell’Andalusia, dall’altro.
Alle 19:00 di mercoledì, il bilancio provvisorio delle vittime era di 95 persone e decine di dispersi. Una tragedia che supera i precedenti delle grandi alluvioni del 1982 e del 1987, quando morirono rispettivamente 38 e 81 persone.
Centinaia di migliaia di persone sono state sorprese ieri [il 29 ottobre, ndt] dai torrenti in piena mentre erano al lavoro o a casa, o in transito da un luogo all’altro. Migliaia di persone hanno trascorso la notte rifugiandosi sui tetti degli edifici o sui tetti dei loro veicoli, completamente tagliati fuori dalle comunicazioni.
La distruzione ha lasciato strade e autostrade completamente crollate o inutilizzabili, un’interruzione di corrente elettrica che ha colpito 150.000 persone, l’interruzione delle comunicazioni mobili e telefoniche in gran parte della regione e la sospensione di tutto il traffico ferroviario.
Da parte della Corriente Revolucionaria de Trabajadores y Trabajadoras vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le persone colpite, nonché inviare un forte saluto ai lavoratori delle squadre di soccorso che stanno rischiando la vita.
Una catastrofe naturale trasformata in crimine sociale
Siamo di fronte a una catastrofe naturale, la cui portata non può essere disgiunta dall’aumento dei fenomeni estremi – per entità e frequenza – prodotti dal cambiamento climatico, figlio dell’irrazionalità capitalista e dell’assoluta inazione degli Stati capitalisti per porvi fine.
Ma oltre a queste responsabilità fondamentali, e contrariamente a chi vuole venderci questa tragedia come un evento che non poteva essere evitato, il governo della Comunità Valenciana, il governo centrale e il padronato hanno oggi le mani sporche di sangue.
Il governo del Partido Popular, con Carlos Mazón a capo e l’appoggio di Vox in Parlamento, ha fatto dello smantellamento dei servizi pubblici il suo tratto distintivo. Sono quindi parte dei distruttori delle risorse fondamentali necessarie per affrontare una situazione del genere. Poco dopo essere saliti al potere, una delle loro prime misure è stata la dissoluzione dell’ “Unità di Emergenza Valenciana”, presentata come un esempio della loro “ristrutturazione del settore pubblico”.
La verità è che questa unità era stata creata negli ultimi mesi del governo del Partido Socialista e Compromís, ma non è mai stata messa in funzione. Quindi, anche se oggi i “progressisti” valenciani sono pieni di critiche nei confronti del PP e di Vox, non hanno preso alcuna misura efficace per rafforzare i servizi di emergenza durante gli anni del governo tripartito. Il tutto proprio in una zona soggetta a fenomeni come le piogge torrenziali e le periodiche inondazioni.
I loro profitti davanti alle nostre vite
Ma anche la gestione stessa di questa DANA e l’assenza delle misure immediate che avrebbero dovuto essere adottate per la protezione della popolazione, hanno rivelato un livello di incompetenza che non è esclusivamente frutto dell’inettitudine del governo.
Il governo regionale alle 13 di ieri [ovvero il 29 ottobre, ndt] ha inviato un messaggio di calma e alle 18 ha assicurato che il peggio era passato. Questo dicevano dai loro comodi uffici, mentre migliaia di persone erano già intrappolate tra i torrenti d’acqua in attesa di soccorsi che non sono arrivati.
Il motivo di questi appelli alla calma era tutt’altro che innocente. Come in molte altre crisi, la priorità era mantenere la normale attività economica e sociale, nonostante il rischio che ciò comportava per centinaia di migliaia di valenzani. La burocrazia sindacale dei grandi sindacati ha mantenuto un silenzio complice e, ancora oggi, non è intervenuta per denunciare l’accaduto.
Nemmeno il governo centrale del PSOE e di Sumar ha scelto di decretare alcuna misura di emergenza, nonostante controllasse direttamente l’Agenzia Meteorologica Statale da cui veniva monitorata l’intera situazione.
Centinaia di migliaia di lavoratori sono stati mandati a lavorare, centinaia di migliaia di bambini e giovani a studiare. È stato seguito il copione che abbiamo visto durante la pandemia – allora sotto il governo del PSOE e di Unidas Podemos – quando la chiusura delle attività non essenziali è stata sospesa nel bel mezzo della prima ondata e senza nemmeno avere le mascherine per tutta la popolazione.
Contro le ipocrisie del governo valenciano e di quello centrale: cinque misure di emergenza per affrontare la crisi
Ieri i profitti delle imprese sono stati ancora una volta anteposti alle nostre vite. Oggi, tutti i partiti del regime escono ipocritamente a lamentarsi di quanto è accaduto. La destra al potere a Valencia vuole nascondere la sua responsabilità diretta nella gestione della crisi. Il governo di Sánchez e Díaz cerca di nascondere il fatto di aver abbandonato Mazón [il governatore della Valencia, ndt] e i suoi seguaci a se stessi.
Entrambi promettono ora “tutti gli aiuti statali” necessari per la ricostruzione. Sicuramente le imprese della regione li riceveranno presto. Sarà molto diverso per le famiglie di lavoratori che hanno perso tutto. Come precedente abbiamo la catastrofe del vulcano La Palma nel 2021, le cui vittime stanno ancora aspettando il risarcimento che permetterà loro di riavere le proprie case.
Per noi, la solidarietà con le persone colpite dalla DANA significa denunciare apertamente i responsabili di questa catastrofe naturale, i quali l’hanno trasformata in un nuovo crimine sociale. Allo stesso tempo, chiediamo misure urgenti e immediate che antepongano le nostre vite ai loro profitti:
- Rafforzamento di tutte le risorse civili di emergenza disponibili in tutto lo Stato per garantire il soccorso immediato di tutte le persone colpite e la ricerca dei dispersi.
- Sospensione di tutte le attività non essenziali, senza riduzione dei salari, a scapito dei profitti delle grandi aziende. Le famiglie lavoratrici e i settori popolari devono avere il tempo e le risorse necessarie per poter ricostruire la propria vita e riprendersi dalla tragedia.
- Creazione di un fondo speciale per la ricostruzione a carico del bilancio generale dello Stato, alimentato da imposte speciali sulle grandi imprese di Valencia e del resto della Spagna.
- Commissioni d’inchiesta indipendenti, con la rappresentanza delle persone colpite e dei sindacati, per chiarire le responsabilità politiche e imprenditoriali dell’accaduto.
- Rafforzamento dei corpi di emergenza civile – sanità, vigili del fuoco, squadre di soccorso – e internalizzazione di tutti i servizi esternalizzati e privatizzati.
Traduzione da Izquierdadiario.es
Leggi l’approfondimento tradotto da izquierdadiario.es con le testimonianze dalle organizzazioni sindacali
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