S&P ha rialzato le stime sul Pil 2017 da +0,9% annuo a +1,4% (al di sotto dell’1,5% previsto dalla Nota di aggiornamento del Def), è fiduciosa sul raggiungimento del target deficit/Pil al 2,1% quest’anno. Frutto della decisione è la valutazione positiva della risoluzione delle crisi delle banche venete e di Mps con conseguente riduzione dei crediti deteriorati unitamente agli interventi “strutturali” in materia di politica economica. Ecco spiegata la promozione da parte dell’agenzia di rating dell’Italia da BBB- a BBB. L’agenzia ha fatto intendere che potrebbero incidere negativamente sulle prossime valutazioni l’incertezza politica legata all’esito delle prossime elezioni e quella legata alle condizioni del settore finanziario. Al contrario, il giudizio potrebbe essere rivisto al rialzo se il governo continuasse ad attuare le “riforme strutturali”. Insomma, non c’è molto da interpretare: Standard & Poor’s fa il tifo per una prosecuzione dello status quo. Questo è sufficiente per affermare che si sia trattato di un upgrade per far capire alla politica borghese che i mercati fanno il tifo per Gentiloni e Padoan, per i governi che dietro il paravento delle larghe intese adottano le peggiori riforme sociali ed economiche.

Conquistare la BBB è una promozione importante agli occhi dei mercati e dei capitalisti, perché riavvicina l’Italia a quei paesi che hanno già da tempo fatto proprie le politiche di precarizzazione del lavoro, di libertà dei licenziamenti, di enormi defiscalizzazione dei profitti, di ingenti iniezioni di fondi pubblici ad imprese e banche private, di privatizzazione dei servizi pubblici, della sanità e della scuola pubblica. Tutto questo piace alla finanza ed ai padroni, pertanto più che meritata la promozione.  E pensare che l’agenzia S&P’s è considerata la più severa tra le grandi, così come severe sono state le recenti riforme Fornero, Jobs Act e le manovre finanziarie degli ultimi anni, e non da meno sarà l’attuale legge di stabilità appena approdata in Parlamento.

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha contenuto il proprio entusiasmo dopo la promozione dell’Italia, entusiasta e orgoglioso di aver rappresentato gli interessi della finanza, delle banche e degli industriali.  Difatti S&P’s vede bene anche la positiva performance nell’export e prevede miglioramenti di conseguenza nella produttività grazie ai migliori margini operativi delle imprese italiane facilitate dalle innovate capacità di sfruttamento della classe operaia avanzate, promosse e rese operative dal centro destra e centro sinistra.

Unico punto di debolezza del sistema-Italia secondo S&P’s sottolinea è l’incertezza politica delle prossime elezioni e questo potrebbe avere un peso sul rating, perché riduce la prevedibilità delle politiche economiche e fiscali. Insomma l’agenzia mette in chiaro di continuare con le politiche di massacro sociale altrimenti verrebbe compromessa la prospettiva di crescita e le condizioni economiche favorevoli. A quale condizione (da tutelare) si riferisca l’agenzia è più che chiaro: quella dei pochi e ricchi borghesi, non di certo i miliardi di lavoratori sparsi nel mondo.

 

Paolo Prudente

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