Nel silenzio dei media nazionali, un corteo di circa 30.000 persone ha conquistato ancora una volta il centro di Firenze, nella giornata di sabato. Dopo un “Insorgiamo Tour” durato mesi, che ha attraversato decine di realtà su tutto il territorio nazionale, la rete di soggetti che si è stretta negli ultimi due anni attorno al Collettivo di Fabbrica GKN ha riportato al centro del dibattito la lotta operaia e necessità di imporre le proprie analisi e le proprie soluzioni alle crisi di oggi, in contrapposizione a quelle dei padroni.


Sabato, assieme a decine di migliaia di altre persone, appartenenti a realtà arrivate da tutta Italia, attivisti e militanti sindacali e politici, appartenenti a collettivi, partiti, sindacati e strutture attive nei movimenti ecologisti e studenteschi, siamo scesi per le strade di Firenze al fianco degli operai e delle operaie GKN. Ancora una volta, sotto il grande due aste recante lo slogan “Insorgiamo”, la solidarietà diretta ai lavoratori e alle lavoratrici della fabbrica di Campi Bisenzio è stata palpabile fin dai primi minuti del concentramento, che poi si è diretto in un lunghissimo corteo attraverso il centro cittadino, fino a Piazza Santa Croce. Qui, alcun* rappresentanti delle componenti del corteo hanno preso parola, esponendo chiaramente alcuni dei temi centrali della manifestazione: pace, lavoro, tutela dell’ambiente, sicurezza e lotta al carovita. L’intervento dell’RSU FIOM della GKN, Dario Salvetti, che ha parlato in chiusura, ha concluso un’importantissima e partecipata giornata di lotta, la quale, tuttavia, lascia aperti ancora parecchi interrogativi.

Da quando la mobilitazione in GKN è cominciata, dopo il licenziamento in blocco di tutti i dipendenti via maile la conseguente occupazione dello stabilimento di Campi Bisenzio, centinaia di realtà si sono strette attorno al collettivo di fabbrica: un segnale importante di vicinanza che ha respinto narrazioni “sconfittiste” su una presunta impossibilità di costruire un movimento orientato attorno alla classe operaia, o deliri liberisti sulla scomparsa stessa della classe. Nel contesto della lotta per il posto di lavoro, si sono stretti legami fondamentali, a partire da quello con il movimento ambientalista, permeato soprattutto da giovani liceali e universitari (i quali, a loro volta, nei rinnovati sforzi di protesta dell’ultimo anno, hanno trovato in molti contesti l’appoggio solidale degli operai GKN come di altre realtà operaie), passando per discussioni e iniziative intersindacali (come nel caso delle braccia incrociate allo stabilimento Textprint di Prato, tra rappresentanti FIOM e lavoratori del SI Cobas) e mobilitazioni contro la repressione e la chiusura degli spazi sociali, in una città, come Firenze, dove solo due settimane fa abbiamo assistito allo sgombero dell’ennesimo spazio occupato da numerose compagne e compagni, ovvero quello di Viale Corsica. Tuttavia, il sindaco Nardella non è certo un tiranno isolato in un mare di governanti illuminati: la violenza repressiva dello Stato, le politiche anti-operaie e la devastazione dei nostri territori sono tutti fenomeni contemporanei della nostra società capitalista: esacerbati dalle crisi degli ultimi anni, come ha giustamente sottolineato Salvetti, le conseguenze di questi elementi ci mettono di fronte all’urgenza di una prospettiva “politica e non politicista” che parta dal movimento operaio e dai suoi alleati, non solo a Firenze ma in tutta Italia.

In parte, era anche questa la sensazione tra molti: per la natura stessa della vertenza GKN, non ci sono state molte cose da dire se non ribadire la “vigile attesa” delle prossime mosse che attueranno i vari attori della vicenda, specie dopo la scadenza della cassa integrazione ordinaria (si entrerebbe in cassa integrazione per transizione, approvata nell’ultima finanziaria, per l’applicazione della quale mancano ancora, tuttavia, i decreti attuativi) e la morbosa sequela burocratica che normalmente accompagna tutto il periodo di applicazione di ammortizzatori sociali. Sebbene non si tratti, chiaramente, di una vittoria (se non parziale), cercare di concentrare lo sguardo esclusivamente sulla vicenda GKN nasconde l’ampia natura del potenziale della mobilitazione quasi perpetua lanciata dal Collettivo di Fabbrica: l’“Insorgiamo Tour”, che ha attraversato molte decine di realtà in tutto il paese, da spazi sociali autogestiti fino ad assemblee di fabbrica in luoghi pienamente coinvolti dai processi di de-industrializzazione e delocalizzazione (al pari della GKN), ha creato un’importantissima rete di convergenze tra luoghi isolati e abbandonati, dalle istituzioni come dall’attività sindacale di lotta. L’alta partecipazione al corteo ha sottolineato anche questo: nessuno si salva da sol*, come si ripete dall’inizio della mobilitazione. Soprattutto, nessuno si salva da sol* perché la natura stessa di ciò da cui dovremmo salvarci è sistemica, radicata in ogni angolo del sistema produttivo.

Di conseguenza, i prossimi mesi avranno un ruolo decisivo nella storia di quella che, al momento, è forse la lotta operaia più grande (in termini di partecipazione e potenziale) dell’ultimo decennio: sarà necessario fare passi ancora più ambiziosi, e dare concretezza alle necessità e alle aspettative delle anime che hanno popolato le piazze di Insorgiamo in tutti questi mesi: in tal senso, saranno momenti centrali quelli in cui si tratteranno i temi del caro-vita (argomento cardine della prossima manifestazione annunciata durante gli interventi conclusivi del corteo) e della guerra in Ucraina, argomento per il quale potrebbero sorgere momenti di dibattito critico, anche conflittuale, ma necessario al fine di portare avanti le rivendicazioni storiche del movimento operaio in contingenze simili a quelle in cui ci troviamo oggi: con ancora una crisi pandemica in corso, le conflittualità imperialistiche offrono opportunità per nuovi e vitali profitti per le borghesie nazionali degli Stati in competizione. Già assistiamo al rincaro delle bollette, qui in Italia come a livello globale.

Come dissero gli operai GKN all’inizio di quest’offensiva: stavolta no. Non possiamo sottostare all’ennesimo ricatto mortale per i desideri di una classe che sfrutta, opprime e devasta. Ma proprio per questo, dalle iniziative di convergenza che seguiranno nei prossimi mesi, devono cominciare ad uscire delle rivendicazioni chiare e forti, inequivocabili sul piano politico, per costruire una piattaforma indipendente della classe operaia e dei suoi alleati per distruggere ogni aspettativa guerrafondaia, del Governo Draghi, come di Confindustria e degli altri governi del patto atlantico. Una piattaforma che deve passare dalla solidarietà e dall’azione internazionalista a favore della classe lavoratrice e della popolazione subalterna di Ucraina e Russia, che stanno pagando nel presente il salasso più grande di decisioni scellerate e sanguinarie. Non si tratta, però, di dichiarare “guerra a UNA guerra”, ovvero quella cominciata da un mese a questa parte in est-Europa. Rivendichiamo “guerra alla guerra” perché il conflitto armato è espressione della politica del capitale, ovunque si presenti, che sia in Ucraina, in Medio-Oriente, in Nordafrica o in Asia: nessuna guerra è beneficiale alla classe lavoratrice, se non quella di classe. Una guerra mossa contro i salari, i diritti, la sicurezza economica e sanitaria, la preservazione del patrimonio ecologico da parte della borghesia, a cui deve fare da contraltare la lotta per un ribaltamento sociale, necessario mai come ora. Per rendere qualsiasi conquista una vittoria inscalfibile ed inattaccabile nel tempo, per un futuro degno d’essere vissuto.

Luca Gieri

Nato a Toronto nel 1998, studente di scienze politiche all'Università di Bologna presso il campus di Forlì, militante della FIR e redattore della Voce delle Lotte. Cresciuto a Bologna, ha partecipato ai movimenti degli studenti e di lotta per la casa della città.