E’ notizia di ieri il via libera del Senato al processo dell’ex ministro Matteo Salvini per la vicenda Open Arms nella quale, nell’agosto scorso, oltre 80 persone furono bloccate a bordo della nave che li aveva portati fin sulle coste italiane dalle coste africane. Alla fine i migranti sbarcarono, per decisione della procura di Agrigento e sotto la pressione oggettiva di una situazione insostenibile, con pressioni internazionali e l’oggettivo stremo dei migranti e dell’equipaggio della nave spagnola e delle proteste che andavano a colpire la stabilità del governo.


Nelle giornate scorse Italia Viva oltre a PD e M5S si era pronunciata favorevole a mettere sotto processo il leader della Lega in una successione di scelte politiche tese evidentemente ad azzerare l’opposizione di destra al governo, renderlo più stabile (probabilmente in vista di un autunno un po’ più caldo dei precedenti) e aprire una crisi in quello che era ormai diventato il secondo partito in Italia. La scelta del Senato ha ovviamente scatenato una girandola di accuse alla “sinistra” di utilizzare la giustizia per togliere terreno alla destra e, addirittura, a recrudescenze ancor più reazionarie e nazionaliste su un presunto diritto a difendere i confini della patria da invasioni inesistenti.

E’ ovvio e incontestabile il peso reazionario che in quel periodo contraddistinse l’operato del capo della Lega, in una delle isterie reazionarie e xenofobe più violente degli ultimi anni, è quindi sacrosanto che anche in una logica semplicemente democratico borghese Salvini finisca in tribunale ma è anche ovvio che le responsabilità non furono affatto solo sue.

La storia, per come viene raccontata dai partiti borghesi sembra più lavare l’infamia di quelle settimane ricercando un capro espiatorio politico. Non è forse vero che Salvini fece quello che fece ricevendo di fatto l’appoggio dei suoi allora colleghi di governo del Movimento 5 Stelle? Non è forse vero che lo stesso presidente del consiglio Antonio Conte non si oppose, come pure il ministro degli esteri e vice di Conte, Luigi Di Maio? Non fu proprio quel governo, nella sua totalità a firmare i decreti sicurezza? E ancora prima non fu lo stesso Partito Democratico (che ancora conteneva i renziani di Italia Viva) a fare accordi con la Libia, a dare il via libera ai lager per migranti che tanta sofferenza e morti in mare e in terra hanno provocato? Non fu proprio il PD di Minniti, allora ministro degli Interni, a scatenare un’ondata reazionaria in direzione dei migranti con tanto di guerra interna fatta di sgomberi e incriminazioni per quei rifugiati politici che protestavano?

Come sempre il regime democratico borghese tenta di lavarsi le mani anche sacrificando propri strenui difensori fino al giorno prima, Salvini magari andrà a processo, possibile anche che venga incriminato, ma tutto ciò non cambierà effettivamente nulla della realtà dei fatti. Gli immigrati, i lavoratori e le masse povere non hanno alcun interesse reale all’incriminare questo o quel funzionario al servizio del capitale, ad essere sotto accusa, oggi come ieri c’è il razzismo di Stato, le leggi securitarie infami varate e portate avanti da tutti i partecipanti allo squallido balletto fra forze politiche di potere tutte inequivocabilmente reazionarie.

Alla sbarra deve andare un sistema intero basato sullo sfruttamento, sulla destabilizzazione di interi continenti per il profitto delle borghesie ricche di tutto il mondo alleate o in concorrenza tra loro. Ai lavoratori tutti non può bastare la rovina politica di Salvini, se mai ci sarà, ma devono attrezzarsi per combattere la discriminazione e il classismo insiti in questa società e pretendere giustizia, per tutti.

 

CM