Il governo polacco tenta ancora di negare il diritto all’aborto dopo il fallimento dello scorso aprile. Militanti femministe si sono già attivate in diverse città del paese, raccogliendo dietro di sé già ieri una più ampia platea di oppositori al nuovo progetto di legge.
Ci avevano già provato lo scorso aprile, approfittando della pandemia e del successivo lockdown in corso. Ora i membri della destra reazionaria al governo raffilano l’armamentario (giuridico-istituzionale, per adesso) e tentano un nuovo attacco al diritto all’aborto in un paese, come la Polonia, che negli ultimi due decenni è diventato tra gli ultimi in Europa per i diritti delle donne e per quelli LGBT+. In realtà il diritto all’aborto in Polonia è già un miraggio, garantito soltanto nei casi di stupro e malformazione incurabile del feto (tale da mettere a rischio la salute della donna).
L’attuale governo reazionario, però, vorrebbe andare oltre e eliminare persino queste due eccezioni. Questa volta lo strumento che intende usare non è una legge votata in Parlamento, come cercò di fare la scorsa primavera, quanto piuttosto una sentenza del Tribunale Costituzionale, che domani, 22 ottobre, si pronuncerà in merito alla compatibilità del ”motivo di salute” con la Costituzione. La mozione è stata presentata da 119 parlamentari ultra-conservatori nel Dicembre 2019. Tuttavia, come denunciano le attiviste e come già denunciato da diverse ONG, dalla ”Commissione di Venezia” e dall’UE, tale tribunale (corrispettivo polacco della ”Corte costituzionale” italiana) non rispetta il principio di indipendenza della giustizia, ma è invece un organo controllato dal governo (gran parte dei suoi membri sono direttamente o indirettamente collegati al Pis, Diritto e Giustizia, il partito di governo ultraconservatore).
Le attiviste denunciano l’ipocrisia di questa ulteriore limitazione e quasi-eliminazione del diritto all’aborto. Una simile decisione, osservano, non fermerebbe gli aborti, ma farebbe crescere il numero delle donne che abortiscono clandestinamente, rappresentando un rischio enorme per la salute e incrementando il potere maschile di decidere sui loro corpi. La gravità di un simile attacco risulta importante se si pensa che il 98% degli aborti attualmente ottenuti in Polonia sono riconducibili al ”motivo di salute”.

“Nel male non camminerai mai sola”, slogan della campagna in difesa del diritto all’aborto
Nella giornata di ieri, dopo essersi date appuntamento su Facebook, le attiviste di NBF Nowy Byt Feministyczny (traducibile come ”Per un Nuovo Essere Femminista”) si sono ritrovate nel centro di Poznań e di Toruń (entrambe città universitarie).
Foto della manifestazioni di protesta di Toruń e Poznań, scattate da Radosław Sto.
Le attiviste sono state raggiunte da coloro che, nonostante la pandemia e il clima neofascista che si respira nel paese, hanno deciso di non abbassare la testa di fronte alla pochezza e alla viltà di simili tentativi.
Di seguito, alcuni selfie scattati dalle attiviste polacche nella campagna in difesa del diritto all’aborto.
Matteo Iammarrone
Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.