La Tribuna elettorale di lunedì 19 febbraio 2018, trasmessa su una delle TV pubbliche nazionali, ha dato spazio a Casapound Italia, partito che ha apertamente dichiarato davanti a milioni di persone di rappresentare“l’eredità del fascismo” e di voler attuare le politiche del ventennio, senza che questa abbia smosso o creato imbarazzo nei “democratici” organi inquirenti di polizia giudiziaria, oppure creato un certo malcontento nelle forze che si richiamano alla legalità borghese. Quelle stesse forze che ogni giorno si dimostrano molto solerti e pignole quando si tratta di denunciare manifestazioni non autorizzate degli antifascisti.

I solerti democratici borghesi avrebbero potuto utilizzare ciò che è scritto nel Codice Penale, rispetto alla ricostruzione del Partito fascista; sia servirsi di quanto stabilito nella Legge Scelba; sia di quanto riportato nella Carta costituzionale, in particolare nella XII disposizione transitoria, che espressamente vieta la ricostruzione del Partito fascista sotto qualsiasi forma; ma quando si tratta di fascisti succede che i più intransigenti difensori della legge fanno finta di niente e diventano improvvisamente garantisti.

CasaPound non è una confraternita di amici oppure un circolo dove si ritrovano dei bocciofili – e neanche una mera associazione filantropica a cui si può tranquillamente dare agibilità politica e sociale. Essa ha avuto rapporti, attraverso suoi militanti, sia con la mafia romana che con quella del basso Lazio e molti suoi iscritti sono stati responsabili di assassinii, tentate stragi ed aggressioni. Dare spazio televisivo ad una organizzazione con un tale “curriculum vitae” significa affermare che il fascismo – al di là delle leggi vigenti – può benissimo operare come meglio crede e collaborare con organizzazioni criminali.

Questo chiarisce, se ancora ce ne fosse bisogno, che la richiesta dell’applicazione della Legge e della Costituzione, sia per quanto riguarda il rispetto dei “diritti dei cittadini” – con tanta enfasi dichiarati e mai realmente praticati – sia per quel che riguarda le disposizioni sul fascismo e della sua illegalità nella Repubblica parlamentare borghese, sono solo dei compassionevoli e penosi desideri di chi crede ancora nello Stato borghese e nel suo essere “super partes” nello scontro politico.

Il fascismo è apertamente sdoganato ed accettato dalla borghesia, che lo considera una libera manifestazione del pensiero e questo è oltremodo stabilito in una recente e vergognosa sentenza della Corte Costituzionale, mentre le sue pratiche violente sono apertamente giustificate perché considerate una reazione all’aggressività dei centri sociali e dei comunisti. Il fascismo è non solo libero di essere professato e praticato, perché “legittima celebrazione dell’intelletto umano”, ma anche una “giusta reazione” alle politiche delle organizzazioni comuniste ed antifasciste.

Il leader di CasaPound, Di Stefano, ha quindi il “diritto” di presentare alle prossime politiche un partito apertamente fascista e razzista, proprio perché questo gli viene concesso direttamente dalla classe dei padroni, che lo hanno generato e finanziato.

Dopo le leggi razziali volute dal fascismo; dopo i processi e le torture da parte dell’OVRA; dopo le sentenze dei Tribunali fascisti contro i partigiani; dopo le guerre coloniali ed i crimini commessi in Libia ed in Etiopia; dopo i crimini contro le popolazioni slave; dopo i campi di concentramento in Italia (Risiera di San Sabba), le deportazioni degli ebrei e degli oppositori politici verso i campi di sterminio in Germania e Polonia; dopo i milioni di morti della seconda guerra mondiale; ritroviamo in prima serata su RAI 2 il fascismo in giacca e cravatta.

Il rappresentante di CasaPound intervistato dalla giornalista – che gli chiedeva se il suo movimento fosse fascista – apertamente rivendicava quella storia e quel marchio, dichiarando non solo di essere erede del fascismo in un tutt’uno con la Repubblica di Salò, ma di volerne attuare le pratiche politiche ed economiche.

Sulla questione dei migranti, CasaPound propone come soluzione finale “la deportazione di tutti i migranti verso l’Africa e l’occupazione della Libia da parte dell’esercito, per creare in questa regione un protettorato italiano” (Di Stefano su Tribuna elettorale, Rai 2, ore 22:20), chiarendo così non solo i propositi criminali e guerrafondai di questa organizzazione, ma anche il suo razzismo.

Per evitare la sostituzione etnica degli italiani, questa organizzazione indica la strada delle deportazioni di tutti i migranti presenti in Italia, da qualunque parte del mondo essi provengano: siriani, iracheni, indiani, pakistani, marocchini, algerini, etiopi etc.; tutti spediti verso l’Africa con navi della marina militare ed obbligati a sbarcare in zone di fame e guerra.  Per ottenere questo folle risultato non si nasconde il proposito che l’Italia entri in guerra, sia contro l’attuale governo libico sia contro le bande militari che stabilmente operano in quel territorio.

Lo “spazio vitale” di hitleriana memoria, per l’Italia, secondo quanto affermato da CasaPound, si estende in Africa a difesa degli interessi dell’ENI e per sostenere le politiche di rapina dell’imperialismo. La deportazione dei migranti, sempre secondo le parole di Di Stefano, avverrebbe in violazione di ogni accordo internazionale sui rifugiati politici, in quanto sarebbero prioritari gli interessi della Nazione, la lotta all’invasione ed alla sostituzione etnica.

La conseguenza di queste politiche razziste sarebbe la cancellazione di ogni richiesta di asilo politico e l’espulsione di esseri umani – che scappano da persecuzioni e guerre – in zone dove molto probabilmente troverebbero la morte. Non è difficile immaginare quale potrebbe essere la sorte destinata ai migranti che farebbero resistenza allo sbarco (magari gettati in mare oppure scaraventati giù da qualche aereo, come già è successo agli oppositori politici nei paesi dove ci sono state, non tanto tempo fa, le dittature militari di stampo fascista).

Un ulteriore punto del programma elettorale di CasaPound sui migranti prevede la spoliazione dei beni di questi prima dell’espulsione dal territorio nazionale (“Esproprio immediato di beni immobili concessi in uso/affitto a immigrati senza valido titolo che ne giustifichi la presenza sul territorio nazionale” – punto 3. del programma elettorale di CasaPound), riproponendo le stesse politiche che i nazisti attuarono contro gli ebrei in Germania.

La revoca della cittadinanza per quegli migranti che da molti anni sono cittadini italiani, fino alla terza generazione, siano essi bambini, vecchi, malati, donne incinte ecc., per reati ritenuti “gravi”, in modo da dare corso fino in fondo alla pulizia etnica (“Revocare, a seguito di reati gravissimi  – terrorismo, omicidio, stupro – , la cittadinanza per i neo italiani che siano di 1°, 2°, o 3° generazione – Riforma Costituzionale – Punto 3. del programma elettorale di CasaPound).

Un disegno politico – riproposizione moderna delle leggi razziali del periodo fascista – il quale prevede la totale espulsione di tutti i migranti, dei loro figli e dei nipoti; un progetto criminale che se attuato sarebbe da considerare un vero e proprio crimine contro l’umanità. Così di seguito il Di Stefano intervistato propone lo “Ius sanguinis” da inserire nella Carta costituzionale per riaffermare lo spirito razzista del suo programma.

Per attuare questo massacro, diventa necessario però uscire dalle regole e dai trattati europei, che regolano l’immigrazione; uscire dalla zona euro; ridare potere alla Banca d’Italia, che dovrà sostenere l’economia ed in particolare dovrà essere di aiuto alle piccole e medie imprese; riaffermare la sovranità nazionale; sottomettere ogni principio ed ogni individuo all’interesse supremo dello Stato e della Patria.

Inoltre il programma dei “fascisti del terzo millennio” prevede accordi economici privilegiati con la Russia, a dimostrazione di quale sia il suo sponsor economico, tanto per non smentire le sue simpatie per Putin – che molti nella sinistra nazionalista e stalinista considerano quasi alla stregua di un compagno o di un antimperialista (“Accordi bilaterali forti con le nazioni fuori dalla Unione Europea, con assoluto riguardo alla Russia – partner strategico per le risorse – e al Giappone (partner strategico tecnologico” – Punto 2. Del programma elettorale di CasaPound).

Per la difesa delle aziende nazionali, come è prassi per tutte le destre nazionaliste, è previsto il protezionismo sul modello dell’America di Trump, propedeutico a guerre commerciali e successivamente militari. Per le teorie economico-sociali CasaPound si ispira quelle dell’Umanesimo del lavoro di Giovanni Gentile, comunemente definito “il filosofo del Fascismo e del manganello”, che nel 1943 aderì alla R.S.I.

Un misto di becero nazionalismo, sovranismo, di “spazio vitale”, razzismo e populismo, sono le teorie di CasaPound e di una parte della destra che si va man mano diffondendo in gran parte dell’Europa; che ama parlare alla “pancia” della popolazione ed indicare nei migranti i responsabili delle difficoltà economiche in cui versano operai, pensionati e ceto medio.

Una situazione economica e politica molto simile a quella che si verificò in Europa alla fine degli anni ‘30 dopo la crisi del ’29, che puntò sullo sciovinismo nazionale ed indicò negli ebrei i responsabili dei mali del mondo e che portò ad una guerra dalle conseguenze catastrofiche con milioni di morti.

Dopo ogni crisi mondiale, soffiano forti i venti del nazionalismo, dell’odio razziale, del populismo e da lontano si sentono … tamburi di guerra!

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