– di Rosa Scamardella
È stato definitivamente approvato il decreto Minniti-Orlando che prevede un incisivo intervento di modifica delle procedure inerenti alle richieste d’asilo e la riorganizzazione dei centri di smistamento per i migranti che devono essere rimpatriati.
La millantata razionalizzazione dei rimpatri, in ogni suo punto, si rivela per quel che realmente è: una trasposizione in chiave PD di quel razzismo che tutte le forze politiche attualmente in gioco provano ad accaparrarsi, chi sbandierandolo chi, ancor meno dignitosamente, mascherandolo.
Le modifiche agli attuali regolamenti apportate del decreto sono le seguenti:
-L’istituzione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio, i quali andranno a sostituire i Centri di Identificazione ed Espulsione.
Si parla quindi non più di “espulsione”, ma di “rimpatrio”, come se l’impiego di un termine meno distaccato potesse attenuare il dramma di quelle migliaia di persone che non riescono a trovare un’adeguata protezione nella ragnatela burocratica imbastita dall’UE, per la quale ormai l’accoglienza ha assunto la forma di un privilegio.
Sono decine di migliaia i profughi le quali vite, non rientrando negli standard di tragicità dell’Unione Europea, si sono trovate in questi anni in un drammatico limbo. Esempio lampante fu quello di Idomeni, in Grecia, che suscitò la classica ondata di indignazione a memoria breve dei media di tutto il mondo.
Ebbene, sono loro i soggetti interessati: i migranti sopravvissuti ai viaggi nei quali hanno rischiato la vita per raggiungere le coste europee, i quali, tuttavia, hanno avuto non solo la sfortuna di sopravvivere, ma anche quella di non essere abbastanza disgraziati da rientrare negli standard UE.
Ebbene il decreto Minniti dispone di piazzarli in questi centri per poi rispedirli nelle terre dalle quali sono scappati, con ogni probabilità, per sottoporli alla prospettiva di nuovi tragici tentativi.
Le condizioni dei CIE, secondo quanto denunciato dalle associazioni che vi lavorano, sono pericolosamente lesive della dignità umana: si tratta di posti nei quali risulta impossibile introdurre la minima attività sociale, abitati da persone tormentate dai fantasmi dei loro viaggi di morte e dolore e dalla paura per il futuro, le quali- secondo quando raccontato- spesso sono costrette ad assumere psicofarmaci anche per dormire. Secondo queste stesse associazioni, oltre ad essere inutili per il contrasto all’immigrazione irregolare, i nuovi centri rappresenteranno solo uno spreco di fondi che potrebbero essere meglio destinati nello stesso ambito.
Il ministro Minniti però rassicura: “Saranno centri con una capienza di massimo 100 persone, vicini agli aeroporti e lontani dalle città”. Rassicurazioni che paiono più rivolte alla destra xenofoba ed atte a tranquillizzare un paese drammaticamente lacerato dal razzismo, che non incentrate sulla risoluzione del problema o su una reale preoccupazione per le condizioni di chi dovrà abitare questi mattatoi.
-L’introduzione del lavoro volontario per i richiedenti asilo presso enti non solo statali ma anche privati. Una bella svolta, quella di cancellare l’essenza stessa del diritto d’asilo. L’impiego potrà durare fino a due anni, mettendo sul mercato del lavoro un vero e proprio esercito di manodopera gratuita, aggiungendo competizione in un mondo già dilaniato da Buona Scuola e Jobs Act ed, inutile dirlo, creando ulteriore diffidenza, alimentando l’odio verso i migranti che staranno solo guadagnandosi sul campo quello che invece dovrebbe essere riconosciuto loro come un diritto.
– L’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego e l’abolizione della contestuale udienza.
Nella fattispecie, è stato introdotto una sorta di potenziamento del primo grado di giudizio durante il quale il giudice avrà la possibilità di guardare una videoregistrazione del colloquio del migrante dinnanzi alla Commissione Territoriale. Esclusa l’udienza, la possibilità del contraddittorio, così come il ricorso in appello in caso di diniego.
Assistiamo quindi alla lesione del diritto ad un giusto processo, del diritto di difesa ed al contraddittorio. È terribilmente ironica la nuova modalità di assicurare giustizia ai richiedenti asilo: costretti ad una videoregistrazione durante quale non potranno neanche guardare negli occhi chi deciderà del loro destino, non potranno difendere la propria posizione, aggiungere alcunché, ricorrere in appello qualora questa sommaria giustizia disponga per il loro ritorno in una patria dalla quale sono scappati rischiando la vita.
Si è inoltre criticato l’impiego di questa tipologia di decreto per promulgare quella che è una profonda modificazione del trattamento dei richiedenti asilo: non sussistono urgenza e necessità, requisiti necessari per la promulgazione di un decreto legge ai sensi dell’art. 77 della Costituzione.
È però dal punto di vista umano che si fa maggiormente fatica a giustificare quello che è un vero e proprio atto di resa al razzismo di tutte le forze politiche attualmente rilevanti in questo paese.
Non sono più solo i giorni del becero farfugliare xenofobo di Salvini. Sono anche i giorni in cui Di Maio si scaglia contro il “40% di criminali romeni importati in Italia”. Sono i giorni del decreto Minniti-Orlando.
Bisogna ormai prendere coscienza che la diffidenza e l’odio verso lo straniero si siano fatti strumenti di governo, contesi, in quanto tali, da ogni parte. Di assoluta necessità è informarsi ed informare per sottrarsi a questo gioco che non ci riguarda se non come pedine e, da lì, organizzarsi per resistere.
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