– di Spartaco Calante

Parliamo un po’ del lavoro nero.

Cercherò di affrontare il tema in maniera leggera, parlerò dell’ovvio che a molti sta sfuggendo.
Voglio che si parli ancora di lavoro nero, perché questo esiste, ed ha dalla sua parte la peggiore delle armi.Nel 2017 sembra strano per le persone sentir parlare di questa realtà di sfruttamento analoga a quella che vediamo tutti i giorni nelle fabbriche, ma con un più ampio livello di ricattabilità.

Il lavoro, così come lo intendiamo, è “tutelato” (virgolette volute, e credo di non dover spiegare il perché) dalle leggi sul lavoro, dalla contrattualistica etc…
Mentre, nel caso in cui il padrone di turno violi questo o quel diritto del lavoratore, il sindacato è tenuto ad intervenire per difendere il lavoratore.

Adesso vi chiedo: cosa succede se nessuno di questi elementi è presente per tutelare il lavoratore?
Conoscete la risposta anche meglio di me: il lavoratore è alla completa mercé del padrone.

Chi lavora a nero vive sotto un costante ricatto, e spesso il padrone gioca sul più che famoso contratto che non giungerà. Ovviamente il lavoratore si sente costretto a fare qualsiasi cosa pur di difendere la sua unica entrata. Entrata che magari serve a mantenere la propria famiglia.

Questo cosa comporta?
Quello stesso lavoratore, magari anche isolato, non si sentirà in grado di reagire, ma non può mollare. Si sentirà di vivere una vita fatta di soli sacrifici, senza nessuna soddisfazione. Nei casi peggiori, non vorrà continuare.

Quello che intendo dire, ora, sembrerà retorico, scontato, ma è davvero l’unica soluzione: l’unione fa’ la forza.
Presi singolarmente, i lavoratori possono essere ricattabili, ma insieme, uniti, possono tenere stretti in una morsa d’acciaio chiunque.
Non lasciatevi illudere: preparatevi per la lotta.

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.