La partita aperta in queste settimane per il rinnovo del contratto nazionale del settore Turismo e della Ristorazione Collettiva in particolare (in scia al biennio 2015-17 di rinnovo per i contratti, perlopiù scaduti da tempo, di parecchie categorie del lavoro in Italia) ha portato i sindacati confederali CGIL-CISL-UIL a far organizzare varie iniziative di lotta nei territori, scioperi a sorpresa compresi. Iniziative che stanno raccogliendo buona affluenza, come nel caso della Grande Cucina Camst di Castelmaggiore, giovedì scorso. Sempre in provincia di Bologna, però, si è verificato questo martedì un clamoroso episodio di crumiraggio a seguito dello sciopero del personale addetto alla ristorazione della Cir Food, che serve i dipendenti della GD all’interno del grande edificio del MAST. Lo sciopero a sorpresa di quasi tutti i dipendenti ha però visto, secondo le dichiarazioni dei sindacati (non smentite dall’azienda), l’impiego di uno stuolo di dipendenti di varie aziende operanti nel complesso (manutenzione, pulizie, maestre dell’asilo interno) e di un cuoco rimediato da un’altra azienda. Un episodio vergognoso di crumiraggio organizzato dalla proprietà di Gd e MAST (il gruppo Coesia, guidato dalla capitalista “illuminata” e “filantropa” Isabella Seragnoli) al quale molti operai della Gd hanno risposto rifiutandosi di consumare il pasto della mensa. La proprietà rischia peraltro sanzioni per violazioni delle norme igienico-sanitarie, dato che i crumiri sarebbero entrati nelle cucine con gli stessi abiti da lavoro utilizzati per tutt’altre mansioni.

La piena solidarietà attiva e il mutuo sostegno dei lavoratori ai loro compagni in lotta sono un’arma di lotta indispensabile anche soltanto per trattare i contratti nazionali da una migliore posizione di forza, e infatti nel caso della Gd l’hanno utilizzata limitatamente le stesse burocrazie sindacali che, come un disco rotto, firmano contratti a perdere e non sanno far di meglio che dar colpa della loro impotenza e del loro opportunismo ai lavoratori stessi, dipingendo la schiera dei lavoratori come una mandria di persone “impotenti, spaesate, insicure, frustrate, sole, disposte a perdere quel nulla che ritengono di avere” (così la CGIL al suo ultimo direttivo nazionale!!!). Ma se i lavoratori, spesso precari e malissimo pagati, non alzano la testa e partecipano persino a gravi episodi di crumiraggio come questo, è principalmente perché le organizzazioni sindacali si rifiutano di organizzarli e sostenerli sistematicamente nella lotta per migliori condizioni di lavoro, lasciandoli in situazioni di ricatto costante, deboli e isolati. Dare la colpa a una presunta frustrazione e accidia individuale è fare il gioco dei padroni, che puntano sempre a isolare e colpevolizzare i singoli lavoratori, così da non doverli affrontare uniti e determinati. Il sindacato nacque storicamente per questo: per far pesare la propria unità, il proprio numero contro il singolo padrone e poi contro i padroni coalizzati contro i lavoratori.

Recuperare fiducia in sé stessi e nelle proprie forze in quanto lavoratori organizzati, raccogliere attorno a sé tutti i settori sfruttati e oppressi della società per fare una lotta non solo contrattuale-sindacale, ma politica e generale ai padroni e al loro governo, è un compito che non sarà assolto dalle segreterie di CGIL-CISL-UIL; è un compito che solo una mobilitazione e una lotta diffusa, di massa dei lavoratori potrà affrontare, a partire dalla lotta in tutti i sindacati per renderli combattivi e indipendenti sul piano economico e politico dai capitalisti e dallo Stato, impegnandosi per rimuovere quanti più dirigenti opportunisti possibili con delegati combattivi e realmente rappresentativi dei lavoratori.

Ci serve un sindacato per la lotta di classe, non degli uffici parastatali!

 

Giacomo Turci

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.