Cari compagni della FIR,

Con questo messaggio rispondiamo alla vostra Lettera aperta alla FT pubblicata nel vostro giornale online La Voce delle Lotte lo scorso 26 maggio, la quale è stata riprodotta in tutti i siti della rete internazionale La Izquierda Diario in castigliano (spagnolo) e inglese, e in seguito è stata tradotta dai compagni della FT in portoghese ed in tedesco.

Innanzitutto, vogliamo porgervi le nostre scuse per il ritardo nell’invio di una risposta formale. L’intensa attività politica dei diversi gruppi della FT tanto in Europa come in America Latina ci ha impedito di procedere con maggiore celerità, anche se non consideriamo in alcun modo ciò come una giustificazione.

La vostra lettera, che abbiamo ricevuto con grande soddisfazione, è stata la prima risposta formale al Manifiesto por un Movimiento por una Internacional de la Revolución Socialista (Cuarta Internacional) lanciato dalla FT-QI nel 2013. L’obiettivo di tale manifesto, approvato dalla VIII Conferenza Internazionale della FT nell’agosto del 2013, fu aprire un dibattito internazionale sulla necessità di lanciare un Movimento per una Internazionale della Rivoluzione Sociale, sottoponendo non un programma finito, ma quelli che intendiamo come i principali nuclei strategici e programmatici che, assieme alla prova della pratica politica e la lotta di classe, dovrebbero delimitare dal nostro punto di vista il campo della sinistra rivoluzionaria e stabilire il metodo per avanzare nella ricostruzione della Quarta Internazionale su basi rivoluzionarie.

Nel documento ci siamo appellati a tutte le organizzazioni della sinistra rivoluzionaria, o dell’avanguardia operaia e giovanile, che intraprendano un percorso verso la rivoluzione, nominando esplicitamente quelle organizzazioni con cui consideriamo sia possibile avanzare in questo dibattito. Per esempio, ai compagni del Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) della Francia, che allora costituivano con noi la Piattaforma 3 (attualmente raggruppati nella tendenza Anticapitalismo e Rivoluzione) e a tutti quelli che videro necessario affrontare la politica liquidazionista della direzione maggioritaria del NPA, cioè nello stabilire un blocco permanente con il riformista Jean-Luc Mélenchon, così come ai compagni e compagne del ex Secretariato Unificato di altri paesi che affrontavano l’orientamento maggioritario della generalizzazione di questi tipi di blocchi coi riformisti, come i compagni di OKDE-Spartakos, che resistettero alla politica di subordinazione a Syriza in Grecia. Al tempo stesso lanciammo l’appello ai compagni del Partido Obrero di Argentina, con cui dal 2011 costituiamo in Argentina il Frente de Izquierda y los Trabajadores (“Fronte di Sinistra e dei Lavoratori”) e abbiamo concordato su diversi fatti della lotta di classe nazionale e internazionale, così come al Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI), della quale come sapete faceva parte allora il PCL italiano.

Nessuna di queste organizzazioni, tuttavia, ha risposto a quell’appello, né con una risposta negativa né affermativa. Di fatto, tramite la vostra lettera sappiamo che nel maggio del 2016 il CC del PCL decise di dare una risposta al nostro Manifesto, la quale non solo non ha mai avuto luogo ma, quando avete insistito nel dare seguito a questa risoluzione, siete stati finalmente espulsi dalla organizzazione. Questo atteggiamento di fronte a una questione vitale come è la lotta per la costruzione di una direzione internazionale della rivoluzione socialista, è per noi il riflesso, nel migliore dei casi, di una concezione astratta e diplomatica dell’internazionalismo, come avete ben detto nella vostra lettera. Il risultato di questa politica solo può condurre alla degenerazione settaria e opportunista.

A quattro anni della pubblicazione del Manifesto, tuttavia, consideriamo che la nostra proposta come i suoi fondamenti programmatici, strategici e metodologici non solo mantengano piena attualità, ma che la dinamica della situazione mondiale e la lotta di classe apra nuove opportunità di avvicinamento e dibattito internazionalista con compagne e compagni rivoluzionari da diverse parti del mondo. La vostra risposta, così come il fatto di avere iniziato discussioni anche con compagni in Perù e Costa Rica, ne sono una prova.

Una nuova tappa della situazione mondiale

La situazione politica internazionale ha cambiato radicalmente negli ultimi quattro anni. Per quello, come sapete, tra i giorni 6 e 11 di marzo la FT-QI ha realizzato una riunione straordinaria in Buenos Aires per attualizzare ed riaffermare i fondamenti strategici e gli assi programmatici del Manifesto che pubblicammo nel 2013.

Come presentiamo nella attualizzazione del Manifesto del 2013 pubblicata recentemente, la proliferazione dei nazionalismi di destra e, in particolare, l’ascesa di Donald Trump alla posizione più alta del potere mondiale, implica un cambiamento di grande portata rispetto alla situazione precedente e indica che si è aperto un periodo caratterizzato dalle tendenze al nazionalismo economico (che tendono a scontrarsi con la struttura fortemente globalizzata del capitalismo attuale), alleanze instabili, maggiori dispute e rivalità tra le grandi potenze, guerre commerciali e anche conflitti militari nelle quali sono coinvolte. In questo senso la guerra civile in Siria può essere un anticipo.

In questo scenario emerge Donald Trump alla testa di un governo con forte sembianze bonapartiste, seppur debole, come si è visto nei suoi primi 100 giorni di governo. In un contesto di profonde divisioni tra i capitalisti, cerca di fare da arbitro tra le diverse frazioni della borghesia, tentando perciò di appoggiarsi a una parte dell’apparato burocratico-militare. Tuttavia, non gode ancora di una base solida per le sue politiche, né tra settori borghesi né nel proprio partito, quello repubblicano.

Il nazionalismo economico di Trump, tuttavia, non implica un ripiegamento nazionale né una politica isolazionista, come sostengono alcuni analisti o governi come quello di Maduro. Al contrario, il nazionalismo economico di Trump comprende politiche imperialiste aggressive nel terreno commerciale e militare, come mostra la sua offensiva militarista in Corea, che possono portare ad una maggiore destabilizzazione a livello mondiale, così come una politica interna più reazionaria, come manifestato nella sua politica anti-immigranti, anti-sindacale e antidemocratica in generale. La recente uscita degli USA dall’accordo climatico di Parigi conferma le caratteristiche del trumpismo così come la battaglia interna nel seno della élite ed il fantasma crescente dell’impeachment mostrano le sue difficoltà per governare.

L’arrivo di Trump alla Casa Bianca non è un fenomeno isolato. La crisi storica che attraversa il capitalismo dal 2008 ha lanciato tendenze che Antonio Gramsci denominò “crisi organiche”, sia come tendenze in vari paesi centrali o in forma aperta in paesi semicoloniali e periferici importanti come il Brasile o il Messico, o in potenze regionali come Turchia, dove ci sono state “prove di forza” da parte della borghesia. Ci riferiamo alle crisi strutturali di insieme, che aprono un periodo di scissione di settori importanti delle classi sfruttate dai partiti tradizionali, crisi profonde dei regimi politici, e la emergenza di nuovi fenomeni.

A sinistra, la nascita di nuovi fenomeni politici si è espressa nella emergenza di formazioni “neo-riformiste” come Syriza in Grecia o Podemos nello Stato spagnolo, fenomeni come quello di Jeremy Corbyn nel laborismo britannico, etc. La coalizione greca, Syriza, unica ad arrivare al governo nazionale di un paese, ha mostrato in pochi mesi la sua bancarotta, diventando l’esecutrice dei piani di austerità e privatizzazione della Troika. Più recentemente in Italia sembra esserci un intento di sviluppare una tendenza di questo tipo nella politica lanciata dal governatore di Napoli, De Magistris.

L’estrema sinistra a livello internazionale, incluso gran parte delle organizzazioni che si rivendicano o provengono dal trotskismo, si è adattata a queste direzioni relegando la lotta per l’indipendenza di classe, e con quella qualsiasi influenza indipendente sui settori di massa che evolvono politicamente a sinistra.

Ma non si tratta solo dei fenomeni più sviluppati, come Syriza o Podemos. In Francia l’ufficializzazione –contro il proscrittivo regime elettorale– della candidatura presidenziale per il NPA di Philippe Poutou è stata parte di una dura lotta politica interna, in cui assieme ad altri settori ha avuto un ruolo particolare la Courant Communiste Révolutionnaire di cui fanno parte i nostri compagni della FT in Francia, che ha dovuto affrontare la resistenza dei settori della direzione del NPA che chiedevano di non presentare una candidatura indipendente. O nel Brasile, sulla fine del 2016, dove nel segno della crisi del PT, il Partito Socialismo e Libertà (PSOL) con Marcelo Freixo alla testa è arrivato al balottaggio delle elezioni al governo municipale di Río de Janeiro (nella scia di importanti lotte operaie), cercando accordi con imprenditori e promuovendo il rispetto della Legge di Responsabilità Fiscale, con un orientamento simile al cammino seguito da Syriza, invece che presentare la possibilità di un corso alternativo d’indipendenza di classe e rottura con il capitalismo.

Davanti a questo tipo di politiche, crediamo che il Frente de Izquierda y de los Trabajadores (FIT) d’Argentina rappresenti un fronte politico di indipendenza di classe, formato dal Partido de los Trabajadores Socialistas (PTS), il Partido Obrero e Izquierda Socialista, che ha potuto installare a sinistra nello scenario nazionale insieme al ruolo distaccato del PTS nella lotta di classe. Il FIT mostra che i rivoluzionari possono avere tattiche di intervento (in questo caso politico-elettorale) ampie e a loro volta principiste, un cammino inverso alla subordinazione al neoriformismo.

I nuovi fenomeni politici che stiamo osservando sono una espressione politica derivata dalla crisi economica capitalista aperta quasi un decennio fa. Come diceva Lenin, “la politica è economia concentrata”. E sono, innanzitutto, espressione del modo in cui i capitalisti hanno gestito questa crisi, con attacchi generalizzati al movimento di massa e con un maggiore intervento statale per evitare un crack aperto, che solo ha rimandato la crisi in avanti senza eliminare dello scenario la probabilità di nuove catastrofi. Ciò ha provocato una stagnazione prolungata dell’economia, una crisi profonda e lacerante, che ha eroso le basi di dominio dei regimi democratico-borghesi in vari paesi. Il fenomeno Trump, il naufragio del vecchio sistema dei partiti in Francia e l’ascesa di Macron che ha sfruttato la paura degli estremi tanto di destra come di sinistra e, da sinistra, la ascesa dei neo-riformismi, non possono intendersi se non in questo quadro.

Tuttavia, ciò che prima a livello internazionale era la “crisi di quelli dei piani alti”, si stia sviluppando un lento ma sostenuto processo di ricomposizione nella soggettività del movimento operaio e di settori giovanili. Esempi di questo sono state le lotte contro la Loi Travail in Francia nel 2016 e l’esistenza di un’avanguardia disposta a combattere Macron dal primo giorno del suo insediamento. E’ espressione di questo processo anche l’evoluzione a sinistra di settori di lavoratori e di gioventù in paesi di Europa che, anche con illusioni riformiste, rifiutano i partiti tradizionali e si rivolgono a formazioni come Podemos nello Stato spagnolo o a Jeremy Corbyn nel Regno Unito, con l’aspettativa di porre fine ai piani di austerità e in rifiuto alla “casta politica” dell’establishment. Lo vediamo anche nel Brasile, dove veniamo da uno sciopero generale del proletariato continentale più grande dell’America Latina e attualmente in una congiuntura di crisi di regime all’interno del blocco golpista, stiamo assistendo alla persistenza di un movimento di masse che resiste agli attacchi della borghesia. Come succede in Argentina, con lo sciopero generale contro Macri e l’appoggio di migliaia di lavoratori al FIT.

Anche in USA, Trump ha provocato un forte movimento di protesta che, sebbene subisca l’influenza dei Democratici e, in termini generali, possa essere capitalizzato da un fronte popolare “antitrump”, pone in prospettiva l’emergenza di fenomeni progressivi della lotta di classe e politici.

Un altro nuovo fenomeno è l’ emergenza di un grande movimento progressivo di donne a livello internazionale, come si dimostrò nelle massive mobilizzazioni del 8 marzo del 2017, attuando come cassa di risonanza dei malesseri dei settori oppressi e sfruttati e dove si manifestano settori da sinistra che mettono in discussione il femminismo liberale per l’élite del 1%.

In questo scenario, la crisi del 2008 ha approfondito tutte le contraddizioni dell’Unione Europea, come lo dimostra la Brexit. Sebbene il trionfo di Macron e l’allontanamento nell’immediato del panorama più scuro de una vittoria del “populismo di destra” in un paese centrale come la Francia ha dato una nuova fiducia alla borghesia dei principali paesi imperialisti europei, le ragioni strutturali che hanno dato origine a questo fenomeno e alla crisi del progetto borghese europeo sono lontane dall’essersi risolte. La prospettiva di un miglioramento economico nella zona euro, sostenuta dal cambio di prospettive politiche e fai risultati dei brutali “tagli” nei paesi del sud d’Europa, con anni di austerità brutale, favorisce il ritorno di certo ottimismo borghese.

Tuttavia, dietro a questo scenario più fiducioso della borghesia, nei lavoratori e oppressi si conserva o si aggrava una marcata crescita dell’euroscetticismo. Cioè, con lo scoppio della crisi, le istituzioni europee e i governi imperialisti hanno cercato di scaricarne i costi sulla classe lavoratrice, mentre si si sono salvate le banche con un nuovo ciclo d’indebitamento degli Stati. La capitolazione di Syriza davanti alla troika ha mostrato i limiti del neo-riformismo nell’affrontare queste politiche che scaricano la crisi sulla classe lavoratrice.

I flussi migratori che prima hanno portato benefici ai capitalisti si sono ristretti per espellere mano d’opera, innalzando nuovi muri e controlli di frontiera, provocando la morte di decine di migliaia d’immigranti, mentre li si stigmatizzava come i “colpevoli” della crisi, incentivando la xenofobia ed il razzismo. Gli attentati reazionari dello Stato Islamico in città europee sono strumentalizzati dai governi per potenziare il discorso sulla sicurezza, xenofobo, islamofobo e guerrafondaio, mentre si continuano i bombardamenti in Siria o Iraq. Una politica che, a sua volta, favorisce il reclutamento di nuovi seguaci dello Stato Islamico nella loro ‘crociata antioccidentale’.

Davanti alla crisi della UE, a sinistra si presentano due grandi posizioni ugualmente borghesi. Da un lato, i settori come Podemos, Syriza, Die Linke ed altri presentano la strategia di “democratizzare” l’Europa dal capitale con tiepide misure per fare più “trasparenti” istituzioni reazionarie come il Banco Centrale Europeo. Lo strepitoso fallimento di Syriza dimostra che nell’ambito della UE del capitale non c’è soluzione progressiva per i lavoratori. Da un altro lato, c’è chi scommette su alternative “sovraniste” di sinistra, sostenendo l’illusione che può esistere un’uscita “nazionale” favorevole ai lavoratori.

Contro l’utopia della democratizzazione della UE, contro la demagogia della estrema destra e le false illusioni dei “nazionalisti di sinistra”, la classe lavoratrice ha bisogno di levare un programma di indipendenza di classe, unificare i ranghi dei lavoratori e e reclamare che i capitalisti paghino per la crisi. Contro le politiche dei governi d’austerità e le istituzioni imperialiste della UE, è necessario pianificare la rottura con tutti i patti reazionari della UE e la lotta per governi di lavoratori, nella prospettiva strategica degli Stati Uniti Socialisti di Europa. Questa è l’unica uscita progressiva per la classe lavoratrice del continente.

La nuova tappa internazionale aperta partendo dall’insediamento di Trump, le tendenze al nazionalismo reazionario, la xenofobia e lo sciovinismo delle grandi potenze imperialiste, insieme all’approfondimento dei processi di crisi organica e lo sviluppo di nuovi fenomeni politici, apre la possibilità di salti nelle risposte del movimento di massa e l’apertura di situazioni più classiche di scontro tra la rivoluzione e la contro-rivoluzione. Perciò è più importante che mai alzare con decisione le bandiere dell’anti-imperialismo e dell’internazionalismo proletario.

Convergenze politiche

Compagni, l’insieme dei gruppi che compongono la FT-QI ha seguito con grande interesse e simpatia vostra battaglia politica dentro il PCL, così come vostri sforzi per rompere l’isolamento nazional-trotskista che caratterizzava la vostra antica organizzazione, ed avanzare nel compito di diffondere le idee e i metodi del marxismo rivoluzionario tra la classe lavoratrice, le donne e la gioventù d’Italia.

Come parte di quel processo, tramite la lettura dei vostri documenti e comunicati pubblici, così come gli incontri che abbiamo sostenuto, specialmente la vostra partecipazione come invitati nel Congresso fondativo della CRT dello Stato Spagnolo, abbiamo trovato importanti punti di convergenza.

In primo luogo, concordiamo in una questione fondamentale, il considerare l’internazionalismo non come un principio astratto ma come una questione strategica. La nuova tappa storica nella quale siamo entrati presenta la necessità ogni volta più incalzante dell’internazionalismo rivoluzionario. L’internazionalismo ha un fondamento profondo nelle contraddizioni del capitalismo imperialista: la socializzazione crescente della produzione capitalista, mentre un pugno di grandi gruppi economici e miliardari si appropriano delle ricchezze sociali, così come lo scontro, che segnalò Marx, tra lo sviluppo delle forze produttive e la esistenza delle frontiere nazionali. Ha il suo fondamento anche nel carattere internazionale della classe lavoratrice, ogni volta più estesa e internazionalizzata al suo interno.

Per quello concordiamo nel dire che l’internazionalismo è una questione strategica, perché non è possibile pensare nella lotta per il comunismo e per superare al capitalismo se non in scala internazionale. E come parte di questa lotta strategica si incontra in primo luogo il compito di costruire partiti rivoluzionari in tutti i paesi e un’Internazionale della rivoluzione socialista che alzi le bandiere delll’antimperialismo e dell’internazionalismo proletario. Al servizio di questo obbiettivo ribadiamo la nostra proposta di costruzione di un Movimento per una Internazionale della Rivoluzione Socialista (Quarta Internazionale), perché il compito di mettere in piedi un’Internazionale della rivoluzione socialista è uno dei principali doveri dei rivoluzionari per affrontare la nuova tappa che si apre. Come ha dimostrato tutta l’esperienza del secolo XX, non c’è partito rivoluzionario “nazionale” separato della lotta per la costruzione di un partito rivoluzionario internazionale.

Su questa base di accordo, siamo completamente d’accordo con la vostra caratterizzazione politica del PCL come un’organizzazione sottomessa da anni ad un isolamento nazional-trotskista. Allo stesso modo, coincidiamo nella vostra definizione del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI) come una “organizzazione” internazionale “che non ha funzionato mai nella pratica sulla base del centralismo democratico, che non ha conquistato alla causa del marxismo rivoluzionario nessun nuovo settore di avanguardia di classe nel mondo (…), che ha replicato in varie forme e misure molti tare di gruppi protagonisti della degenerazione e dissoluzione della Quarta Internazionale come partito mondiale della rivoluzione socialista –burocratismo, settarismo, federalismo, nazional-trotskismo, eclettismo teorico, lassismo organizzativo”.

Nel 2005, una importante delegazione della FT-QI si recò all’unico congresso della CRQI realizzato dalla sua fondazione nel 1997 (allora era il Movimento per la Rifondazione della Quarta Internazionale), tenuto a Buenos Aires, con la proposta di convergere in un’organizzazione comune che lottasse per la ricostruzione della Quarta Internazionale, alla quale fu fata una tassativa risposta negativa, nonostante l’accordo su una molteplicità di questioni programmatiche. Posteriormente, il PTS ha fatto diverse proposte al Partido Obrero in Argentina, specialmente dopo aver formato il FIT nel 2011, senza ottenere nessun progresso. In Europa abbiamo invitato la direzione del PCL in diverse attività della FT-QI (e nello stesso modo siamo stati invitati ad una attività del PCL in Italia), esprimendo ogni volta la nostra intenzione di fare passi verso un’organizzazione internazionale comune per la ricostruzione della Quarta Internazionale, senza ottenere la minima risposta alle nostre proposte, come voi sapete perfettamente.

Consideriamo che la vostra volontà di superare l’isolamento nazional-trotskista, così come il metodo del internazionalismo astratto e le relazioni diplomatiche, è un aspetto fondamentale di convergenza politica che salutiamo vivamente.

Allo stesso tempo, consideriamo una scelta azzeccata da vostra parte il lancio del giornale online La Voce delle Lotte, in un ambito molto difficile di lotta di frazione e poi di espulsione dalla vostra antica organizzazione, il quale per quel che sappiamo in pochissimo tempo sta conquistando una piccola ma significativa influenza tra settori dell’avanguardia operaia e giovanile italiana.

Come sapete, nel 2014 la nostra corrente internazionale lanciò la prima Rete Internazionale di giornali digitali di sinistra a livello mondiale, attualmente composta da 11 giornali in 5 lingue (spagnolo, inglese, portoghese, francese e tedesco, con una sezione in turco), che tutti i giorni pubblicano centinaia di articoli a disposizione di milioni di lettori, combinando gli sforzi militanti di organizzazioni di differenti paesi, con contenuti dalla più ampia varietà.

Il lancio di questa rete internazionale, che consideriamo una novità storica assoluta per la sinistra è, da un lato, espressione di nostra volontà da mettere a disposizione i mezzi tecnici più avanzati al servizio dello sviluppo di un’agitazione sistematica dalle idee e del programma marxista rivoluzionario. Ma allo stesso tempo, la rete di giornali è per noi un “organizzatore collettivo” internazionale nel senso leninista del termine. Ogni giornale cerca di dare voce e rafforzare un progetto politico ambizioso: la costruzione di partiti rivoluzionari, la fusione con i settori avanzati della classe lavoratrice e la gioventù, e la lotta per la ricostruzione della Quarta Internazionale.

Crediamo che l’importante sforzo della vostra giovane organizzazione nel lancio de La Voce delle Lotte non mostri soltanto una grande audacia e volontà rivoluzionaria, ma anche un’importante convergenza con questa prospettiva.

Per ultimo, nella limitatezza della nostra conoscenza della situazione italiana, salutiamo la vostra decisione di intervenire audacemente nel movimento operaio, nella gioventù, tra le donne e gli immigranti, come abbiamo potuto leggere nei vostri documenti ed articoli, proponendovi di costruire frazioni rivoluzionarie nei sindacati e nei diversi movimenti di lotta con un programma di transizione rivoluzionario, come una via di intervento rivoluzionario nella lotta di classe e, al tempo stesso, di selezione cosciente di nuovi militanti per la costruzione della vostra organizzazione. Un metodo che si oppone alla politica di adattamento passiva e conservatrice ai movimenti così come sono che, combinata con interventi sporadici nelle elezioni in chiave elettoralista, è propria della maggioranza delle organizzazioni centriste.

La classe lavoratrice italiana, specialmente i suoi settori avanzati, ha sofferto per decenni le conseguenze della bancarotta del vecchio PCI prima, così come dei suoi epigoni di Rifondazione Comunista poi. In questo contesto, la “estrema sinistra” italiana ha navigato tra la Scilla del settarismo e la Cariddi dell’opportunismo. La necessità di gettare le basi di un’organizzazione rivoluzionaria internazionalista e principista è il principale compito del momento. Ragione di più per la quale abbiamo ricevuto con piacere vostra lettera e seguiamo con simpatia i vostri sforzi militanti.

Il nostro metodo e la nostra proposta

Il ritorno del nazionalismo imperialista, così come la possibilità dello sviluppo dei processi di lotta di classe ogni volta più acuti e di radicalizzazione politica, rendono sempre più urgente lo sviluppo dell’internazionalismo proletario e dell’anti-imperialismo, e l’affermarsi di forti partiti rivoluzionari per intervenire negli eventi e di una Internazionale della rivoluzione socialista.

Come dicevamo nel Manifesto del 2013, ed è un importante elemento di convergenza, il raggruppamento rivoluzionario che oggi ci occorre non può basarsi solo su principi generali (né su quattro punti elementari, come ha sostenuto a suo tempo il CRQI), ma deve partire dall’accordo di fronte alle grandi questioni strategiche che già la crisi capitalista ha posto all’ordine del giorno nel dibattito nella sinistra mondiale. Per quello il Manifesto non è né pretende d’essere un programma finito, ma un contributo dei principali nuclei strategici e programmatici sui quali consideriamo possibile avanzare nel dibattito e nell’azione pratica comune nella lotta di classe.

Noi ci riferiamo, tra essi, alla necessità di lottare per un programma di rivendicazioni transitorie per affrontare la crisi, articolato coerentemente in una prospettiva anticapitalista, anti-imperialista rivoluzionaria. Come parte dello stesso, l’integrazione di rivendicazioni democratico-radicali orientate ad accelerare l’esperienza delle masse rispetto alle proprie illusioni democratiche mediante lo scontro col regime politico e con lo Stato borghese, per facilitare il cammino al potere operaio.

Un programma che sia la base per costruire partiti rivoluzionari e internazionalisti, e sviluppare frazioni rivoluzionarie nei sindacati, per il fronte unico operaio e la auto-organizzazione delle masse.

Come parte indissolubile della lotta della classe operaia per conquistare l’egemonia nella lotta contro la dominazione borghesia, facciamo riferimento anche alla necessità di sviluppare audacemente la lotta contro l’oppressione di genere, l’omofobia, il razzismo e la xenofobia, e contro tutte le forme di oppressione e discriminazione. Attualmente ci sono non meno di 3,2 miliardi di persone che si vedono obbligate a vivere della vendita della propria forza-lavoro, una classe operaia più estesa mondialmente, più femminile e multietnica, che può attuare come soggetto egemonico, facendo proprie le istanze di tutti i settori oppressi, come parte di un programma rivoluzionario.

Siamo agli antipodi delle organizzazioni che, incluse quelle che si rivendicano marxiste rivoluzionarie, si sono dedicate negli ultimi anni a costruire “partiti ampi” senza radici nella lotta di classe né delimitazione strategica, o ad adattarsi a direzioni nazionaliste borghesi come il chavismo, o varianti riformiste come Podemos o Syriza, sostituendo la prospettiva del “governo operaio” con quella di “governi di sinistra” o “anti-neoliberali”, cioè, un governo di gestione del capitalismo all’interno dello Stato borghese. Niente hanno a che vedere questi discorsi con la tattica del governo operaio (come massima espressione del fronte unico) come consegna anti-capitalista legata ad una strategia operaia insurrezionale che rivendicano i rivoluzionari, e che è indissolubilmente legata alla nostra prospettiva strategica: la distruzione dello Stato borghese e la conquista del governo rivoluzionario dei lavoratori basato su organismi di auto-organizzazione di massa per avanzare verso il comunismo.

Una prospettiva che noi ci poniamo da un punto di vista strategicamente internazionalista. Il carattere nazionale per la sua forma ma internazionale per il suo contenuto della rivoluzione socialista, e quindi per la conquista del potere in un paese non come fine in se, ma come mezzo strategico per la lotta per la rivoluzione internazionale, condizione indispensabile per avanzare verso la conquista di una società di “produttori liberi e associati”, il comunismo.

Siamo coscienti che nessuna delle organizzazioni che attualmente si definiscono rivoluzionarie può risolvere con le proprie forze un compito di portata storica come è ricostruire la Quarta Internazionale. Perciò, contro qualsiasi auto-proclamazione settaria, sosteniamo che la costruzione di partiti operai rivoluzionari e la messa in piedi di un’internazionale della rivoluzione sociale non sarà il prodotto del semplice sviluppo e dell’espansione delle nostre organizzazioni, né della nostra tendenza internazionale, ma del risultato della fusione delle ali sinistre delle organizzazioni marxiste rivoluzionarie e settori dell’avanguardia operaia e giovanile che si orientino verso la rivoluzione sociale.

In questa prospettiva si inseriscono le battaglie portate avanti dalle distinte organizzazioni che formano la FT-QI in diversi paesi e su questa base noi ci proponiamo di approfondire il dibattito con voi e l’azione pratica comune nella lotta di classe per mettere in piedi un grande Movimento per un’Internazionale della Rivoluzione Socialista, la Quarta Internazionale.

Una proposta pratica per avanzare

Compagni, nella vostra lettera, così come nei documenti pubblici, abbiamo identificato un ampio margine di convergenza programmatica e strategica, e concordiamo che “la restaurazione del metodo marxista di costruzione della direzione politica rivoluzionaria del movimento operaio a partire dall’analisi scientifica del capitalismo, dai compiti strategici che ne derivano per la classe lavoratrice e per i comunisti, da un programma e da un’organizzazione politica che seguano queste premesse” è un compito fondamentale.

Con questo obbiettivo, consideriamo di dover avanzare in un cammino che ci permetta di approfondire questo processo, per tanto la nostra proposta è quella di stabilire un Comitato di collegamento, di esplorazione programmatica e di azione politica comune, con rappresentanti della FIR e della direzione così come di diversi gruppi della FT-QI, mediante il quale al tempo stesso continuare nell’approfondimento di accordi e divergenze programmatiche, e promuovere campagne politiche comuni e, nella misura del possibile, esperienze comuni d’intervento nella lotta di classe.

Allo stesso tempo, come FT-QI continueremo sostenendo per fare passi in avanti insieme ad altri gruppi che difendono la prospettiva di ricostruzione della Quarta Internazionale, come i compagni della sinistra dell’ex Segretariato Unificato, che anche voi menzionate nella vostra lettera, con l’obbiettivo di avanzare verso la formazione di un grande Movimento per una Internazionale della Rivoluzione Socialista, la Quarta Internazionale ricostruita su basi rivoluzionarie.

Con la convinzione di poter approfondire ulteriormente le nostre convergenze, speriamo di concordare con voi nel procedere rapidamente su questo terreno pratico, con l’obiettivo di ottenere risultati nella grande opera di ricostruzione del Partito Mondiale della Rivoluzione Sociale, che è il compito storico più importante della nostra epoca.

Saluti comunisti internazionalisti,

Frazione Trotskista – Quarta Internazionale (FT-QI)

15/06/2017

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
Sito informativo della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR).