Hal Ashby è sicuramente tra i registi holliwoodiani uno dei più bistrattati e anche ignorati post mortem. Questo lo si deve a molti fattori, non ultimi quelli derivati dalla sua vita psicologicamente devastata dall’uso delle droghe, ma soprattutto dalla sua inconfondibile scomodità per il sistema filmico di quegli anni di Holliwood comandato dalle grandi “Majors”.

Il suo talento di montatore e sceneggiatore vicino alla cultura “hippy” di quegli anni , diventa però genio assoluto in uno dei suoi ultimi film di un qualche successo, ”Oltre il giardino” (1979) con una interpretazione leggendaria di un già vecchio Peter Sellers che in quel ruolo ottenne la nomination all’oscar per il miglior attore.

Cosa c’è di geniale in quella commedia stralunata che narra in chiave di triste favola la vicenda di un anziano giardiniere analfabeta e mentalmente ritardato?

Tutto.

Innanzitutto la sua incredibile vena profetica sulla gestione dell’incomunicabilità e sul potere che su di questa ha il sistema mediatico gestito da chi detiene i mezzi e i profitti della produzione.

E’ così che Chance Giardiniere, semi analfabeta con comportamenti autistici che ha vissuto metà della sua vita allevato nel giardino di casa di in vecchio possidente che forse non ne ha nemmeno denunciato la nascita, passando una vita unicamente in compagnia delle piante e del televisore, si trova dopo la morte di quest’ultimo, per eventi fortuiti a conoscere le persone influenti del paese a cui risponde a monosillabi e citando frasi sentite in televisione o che si riferiscono alla sua attività di giardiniere. Frasi che vengono scambiate per intelligentissimi doppi sensi fino a favorirgli quasi un approccio al trono della Casa Bianca. Un uomo fuori dal sistema e che il sistema quindi non può capire se non relazionandolo al proprio meccanismo di sopraffazione. Un uomo, venuto dal nulla, senza convinzioni politiche apparenti, che sta per diventare un capo-partito.

Un uomo di cui tutti tentano di servirsi per i propri fini di potere. Ricorda scenari di qualche decennio dopo.

Non ci sono effetti speciali e azioni travolgenti in questo film, eppure la pellicola scorre cristallina.

Il finale molti lo sanno e qui non lo racconto. Interpretatelo voi, se volete, andando a rivedere una storia che a parer mio è uno dei capolavori assoluti della cinematografia mondiale.

Paolo Bartoli

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.