Lo scorso Sabato 24 Marzo qualche migliaio di manifestanti si sono ritrovati alle ore 13 a Norra Bantorget, piazza storica del movimento operaio scandinavo, a pochi passi dalla stazione centrale di Stoccolma, per esprimere la loro solidarietà ad Afrin e per denunciare il “silenzio complice” dei Paesi occidentali sugli attacchi delle forze militari turche. L’iniziativa è stata promossa da organizzazioni filo-curde come Kurdistan Free Life Party e Rojavakommitéerna e da alcune realtà militanti attive in città (come il collettivo filo-autonomo Allt åt Alla e il partito riformista Vänsterpartiet). Gli organizzatori e tutti coloro che hanno mostrato solidarietà hanno voluto esprimere la loro indignazione per quanto è avvenuto e continua ad avvenire ad Afrin: dal 20 Gennaio 2018, infatti, l’esercito turco ha proseguito senza interruzioni i bombardamenti sulla popolazione civile. I curdi di Afrin sono vittima di una vera e propria pulizia etnica da parte dell’esercito turco e dei loro alleati jihadisti di Al Qaeda e dello Stato Islamico. A dispetto della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu gli attacchi delle forze militari turche si sono intensificati. La risoluzione dell’Onu è stata dunque solo un fatuo soffio di speranza esauritosi con grande fretta e rimasto lettera morta. La Turchia ha utilizzato armi chimiche contro i civili, ha attaccato diversi centri abitati impiegando armi vietate. Dall’entrata in vigore del “cessate il fuoco” 50 civili sono stati uccisi e dall’inizio dell’aggressione (20 Gennaio) ci sono stati 280 morti e 747 feriti. Le intenzioni di Erdogan sono da lui state esplicitate dalla dichiarazione di voler “restituire Afrin ai suoi legittimi proprietari”. A dispetto del fatto che i Curdi costituiscono la maggioranza della popolazione nella regione.
Il comunicato degli organizzatori si conclude con i seguenti punti-chiave:
“- Ieri era lo Stato Islamico a Kobane, oggi è lo Stato Islamico, supportato dallo stato turco, ad Afrin.
– Mentre la Turchia provoca morti ad Afrin, l’Europa, la Nato, la Russia e le Nazioni Unite si limitano a guardare.
– L’invasione turca implica una pulizia etnica”.
Come Redazione La Voce delle Lotte, abbiamo nelle ultime settimane abbondantemente scritto, tradotto e segnalato analisi e commenti sulla questione di Afrin e sull’avanzata della Turchia in Medio Oriente. Come risulta evidente dai toni e dai contenuti delle rivendicazioni, una delle più gravi ambiguità di questo, e di molti altri simili proclami di solidarietà, non è soltanto la perenne assenza di una prospettiva più ampia (mancanza di inserimento dei singoli punti di denuncia in una prospettiva anticapitalista), ma l’esplicita richiesta di intervento (militare) delle potenze occidentali, il quale non sarebbe affatto privo di conseguenze nefaste, come la Storia recente e meno recente, e la stessa caduta di Afrin, ci autorizzano a pensare. Le alleanze con gli Usa (per essere usati e successivamente “scaricati”) non coincidono con il percorso che conduce all’emancipazione dei popoli, questo vale per il popolo curdo così come per la classe operaia in genere. A tal proposito è stato già tradotto un ottimo articolo da “Revolution Permanente”.
Articolo di Matteo Iammarrone.
Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.