Pubblichiamo il comunicato del SI Cobas – Roma riguardo lo sgombero dell’occupazione di Via Scorticabove che da anni era autogestita a scopo abitativo da un centinaio di rifugiati sudanesi soggetti a protezione internazionale e che si sono visti sfrattati, su richiesta del padrone dello stabile, dalle camionette della celere la mattina di venerdì 5 luglio.
Nella mattina di ieri, 5 luglio, la Polizia del Commissariato San Basilio, rinforzata da alcuni blindati della squadra mobile, ha eseguito lo “sfratto” del Centro Rifugiati autogestito di Via Scorticabove (Roma, via Tiburtina, in piena periferia romana), dove abitavano circa 120 persone, per lo più sudanesi , tutti peraltro con lo status riconosciuto di rifugiato, tra cui tra parentesi alcuni operai dei magazzini della Logistica. Il centro di accoglienza rifugiati è stato gestito negli anni da una cooperativa entrata (manco a dirlo!) nello scandalo di Mafia Capitale e – di recente – allontanata dalla gestione del centro; cogliendo la ghiotta occasione il Comune ha abbandonato il Centro a se stesso, non rinnovando più il contratto di gestione (che peraltro immaginiamo essere stato molto lucroso sia per chi gestiva sia per il proprietario dell’immobile) e lasciando i rifugiati (dei quali evidentemente non gli interessava granché) abbandonati alla loro sorte. Di conseguenza il proprietario dell’immobile, non ricevendo più l’affitto, ha chiesto e grazie alla solerzia della Questura subito ottenuto uno sfratto esecutivo.
Di questo sfratto esecutivo era evidentemente a conoscenza la Cooperativa e probabilmente anche il Comune di Roma; non però i rifugiati i quali, all’improvviso, nelle prime ore della mattina di ieri, si sono visti i blindati davanti casa che li “invitavano” ad uscire immediatamente. A fronte di tanta arroganza del potere, gli abitanti della palazzina, costretti a lasciare senza preavviso la palazzina, e riuscendo a portare con se solo poche cose in improvvisate borse di plastica, sin da subito si sono riuniti in assemblea e si sono accampati davanti all’immobile, determinati a protestare contro questo trattamento bestiale e a far sentire la propria voce. Alcune di queste persone sono in Italia da decenni e già avevano fatto parte della prima esperienza di occupazione abitativa autogestita dai rifugiati politici africani. Il centro era uno dei simboli dello sfruttamento dell’immigrazione da parte delle classi dominanti di questo paese. In questi anni però la comunità di rifugiati ne aveva fatto la propria casa autogestendo la struttura e riuscendo a trovare degli spazi di ospitalità anche per altri ospiti nelle stesse condizioni. La Questura di Roma ha scelto di interrompere con la violenza dei blindati questo piccolo terreno di normalità conquistata.
Un segnale chiaro che indica da che parte sta il Questore di Roma: per la proprietà privata e la rendita dei palazzinari, difesa sempre e comunque anche contro le esigenze sociali. Un segnale che la stagione degli sgomberi continua all’insegna, se occorre, anche dell’odio razziale. In tutto questo la posizione della giunta comunale romana e della sindaca Raggi è quella già vista e rivista: gli sfratti e gli sgomberi vanno accettati, sempre e comunque, tanto per gli immigrati (anche se rifugiati protetti dalle leggi internazionali) quanto per gli italiani! Si ricorderà del caso tristemente famoso a livello internazionale dello sgombero di Piazza Indipendenza dello scorso agosto, quando persino il Fatto Quotidiano (di certo non un nemico giurato del Movimento 5Stelle) ha dovuto criticare la Giunta!
[Vedi Il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2017 – Migranti sgomberati a Roma, Campidoglio: “Assistenza per tutti”. Silenzio dall’assessorato Politiche sociali.]
L’amministrazione difende l’operato, mentre la titolare Laura Baldassarre risulta all’estero e rimanda all’ufficio stampa. La sua vice si rifiuta di commentare, mentre il vice-capo di gabinetto della Raggi non parla. Sul posto solo gli operatori della sala operativa sociale di Roma Capitale Raggi e Baldassarre L’Assessora Laura Baldassarre (Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale) a fronte della richiesta dell’assemblea degli abitanti della palazzina di trovare un’altra ed idonea soluzione abitativa, dichiarandosi disponibili anche a pagare un affitto proporzionato ai redditi, è venuta nella serata di ieri unicamente per offrire alcuni posti letto, provvisori, per tamponare l’emergenza creata dallo sgombero. L’aiuto concreto della Baldassarre (ex garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Unicef) è stato in buona sostanza: o questo o niente! Il solito gioco delle parti, con l’Assessora costretta a recitare la parte sempre meno credibile e più scomoda di chi, facendo pienamente ed organicamente parte di una giunta reazionaria e repressiva come l’attuale, giocare la parte del poliziotto buono, senza poter dare alcuna soluzione reale, in una commedia scritta dalla politica dei poteri repressivi cittadini col beneplacito di una sindaca che spera di giocare il ruolo dello Sceriffo per recuperare i consensi persi.
Da questa situazione se ne esce in un modo solo: con una mobilitazione cittadina che coinvolga tutte le organizzazioni realmente democratiche per dire basta agli sgomberi, spiegando ai tanti proletari e sottoproletari romani quali categorie sociali e quali forze politiche hanno la responsabilità della vita di miseria e sfruttamento che facciamo, chi è il nemico (i padroni) e chi sono i nostri (i proletari di ogni colore e provenienza). Ai lavoratori romani, ai quali la borghesia e le sue organizzazioni politiche, attraverso una feroce grancassa mediatica, vende la colossale balla che indica come nemico dei cittadini, o degli “italiani”, di volta in volta, a seconda della bisogna, il povero, l’immigrato, o il lavoratore che sciopera (magari autoferrotranviere, come dimostra anche l’ultima vicenda del tentativo di licenziamento della Quintavalle, attivista sindacale, da parte dell’ATAC), bisogna spiegare questa semplice verità; e si può farlo solo attraverso le mobilitazioni, attraverso le lotte, e con un lavoro certosino condotto giorno per giorno, condotto in primo luogo nei luoghi di lavoro, e in tutti i quartieri della città. Gli sfratti nei quartieri popolari o la disoccupazione, o gli affitti dai prezzi sempre più inaccessibili non cesseranno se gli occupanti di qualsiasi tipo perdono il diritto alla casa. Bisogna trasformare il vergognoso sgombero di via Scorticabove in una spinta per costruire una lotta cittadina contro l’attacco agli immigrati (che serve unicamente a rendere più ricattabili tutta la classe lavoratrice rendendola divisa e quindi più debole), per l’aumento dei salari e dei diritti sui posti di lavoro, per l’edilizia popolare contro i palazzinari (la speculazione immobiliare è vera colonna portante di tutte le giunte di questa città), per una Scuola, una Sanità ed un Trasporto Pubblico utilizzabili da tutti, al servizio dei cittadini e non del profitto dei privati.
LAVORATORI IMMIGRATI, LAVORATORI ITALIANI, PENSIONATI, LAVORATORI IN NERO, IN GRIGIO, DISOCCUPATI ED OCCUPATI: LA LOTTA DEGLI SFRUTTATI E’ UNA SOLA E SI PUO’ VINCERE SOLO CON L’UNITA’ DELLA INTERA CLASSE LAVORATRICE. LA LOTTA DEGLI SGOMBERATI DI VIA SCORTICABOVE E’ LA NOSTRA LOTTA. SOSTENIAMOLA IN TUTTI I MODI!