Con una serie di tweet minacciosi il presidente degli Sati Uniti ha posto al Canada un ultimatum che ha tutta l’aria di una messa in riga. Che il Canada accetti le condizioni di Washington o che sigli il NAFTA, l’accordo nord americano di libero scambio che unisce i due paesi al Messico dal 1994 può considerarsi archiviato. La guerra commerciale scatenata da Trump contro la Cina finisce per investire anche i suoi alleati più vicini: la politica estera americana continua ad attestarsi così su una linea estremamente aggressiva.Le ostilità si sono aperte venerdì scorso. Mentre nella capitale americana erano in corso i negoziati ufficiali col Canada, il Toronto Star ha pubblicato alcune frasi che Trump avrebbe pronunciato alla presenza di giornalisti dell’agenzia Bloomberg. Secondo quanto riportato dal giornale canadese Trump ha affermato che un accordo commerciale col Canada si sarebbe potuto concludere solo “alle condizioni dettate dagli Stati Uniti”. Non serviva altro per far sospendere i negoziati e rinviarli a mercoledì 5 settembre. “Il Canada sa cosa deve aspettarsi” afferma ancora Trump, certo di guidare il gioco.

Tweet dopo tweet, il presidente americano è tornato alla carica contro il suo alleato storico ed ha fatto nuovamente salire la tensione affermando che “il Canada resterà fuori, se non concluderemo un accordo soddisfacente dopo decenni di abusi”. Di fronte a queste intimidazioni, la ministra degli esteri cenadese Chrystia Freeland ha sottolineato che il Canada “cerca un buon accordo commerciale, e non un accordo ad ogni costo”. Il primo ministro Trudeau, cercando di smorzare la tensione e salvare i negoziati, ha sottolineato che “è certamente possibile raggiungere un accordo soddisfacente per tutti”. Ma ha anche aggiunto che “nessun accordo è pur sempre meglio di un cattivo accordo”. Ad un anno dalle elezioni politiche in Canada, il primo ministro Trudeau non può mostrare eccessiva debolezza difronte a Trump ma deve fare attenzione a non far precipitare i negoziati sul NAFTA.

Trump cerca ovviamente di approfittare della situazione politica ed economica del suo alleato canadese per imporre le proprie richieste in materia di commercio. Giovedì scorso è riuscito a influenzare i negoziati affermando in un discorso pubblico che i canadesi “devono sbarazzarsi di queste barriere e di questi dazi commerciali“. Pronto ad usare ogni mezzo, Trump non ha esitato a lanciare una fake news quando ha minimizzato il ruolo del Canada nelle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Lungi dall’essere solo un “piccolo segmento” per l’economia statunitense, il Canada è il terzo partner commerciale dopo l’Unione Europea e la Cina. Per il Canada, un’uscita dall’accordo commerciale sarebbe catastrofica poiché la sua dipendenza dall’economia statunitense è importante, e Trump si fa forte di questa situazione. Lo scorso marzo, la banca centrale canadese ha pubblicato un rapporto che indicava che quasi il 6% del PIL canadese sarebbe a rischio se l’accordo fosse risolto, e sarebbero soprattutto Quebec e Ontario a soffrirne. La minaccia di una recessione è tanto più scoraggiante considerando che il FMI ha avvertito il Canada riguardo all’elevato livello del proprio debito pubblico. A tale proposito, il Canada rimane in una posizione molto debole nei negoziati con gli Stati Uniti, nonostante il tentativo di diversificare i propri legami economici, in particolare avvicinandosi all’Unione europea.

Le minacce brandite da Trump non sono affatto parole al vento. Fanno parte della logica della guerra commerciale che il Presidente degli Stati Uniti ha avviato ripristinando le tariffe sull’acciaio e sulle automobili e puntano a riconfigurare a proprio vantaggio le relazioni di dipendenza economica che le sono essenziali per mantenere il proprio vantaggio sul resto del mondo, in particolare la Cina.

Come con l’Unione Europea, Trump chiede l’apertura di negoziati sull’agricoltura con il Canada. Il Canada ha una politica protezionistica nei confronti dei propri agricoltori, in particolare per ciò che riguarda il settore lattiero caseario. Questa politica è invece svantaggiosa per gli Stati Uniti che nel settore lattiero producono eccedenze che potrebbero trovare sbocchi nel mercato canadese.

Dopo la battuta d’arresto nei negoziati sul nucleare nordcoreano, Trump cerca di riaffermare la propria leadership a livello internazionale attraverso una guerra commerciale diffusa che colpisce sia i suoi avversari che i suoi stretti alleati come il Canada e l’Unione europea. Con le elezioni di medio termine in vista, Trump sa che sarà giudicato per la propria immagine internazionale ed il successo di un accordo commerciale favorevole si rivela di fondamentale importanza. Il NAFTA è un pilastro della politica estera statunitense, e se Trump gode del sostegno di gran parte dei repubblicani, alcune frange del suo partito sono scettiche circa la sua capacità di rinegoziare i trattati; se inoltre le elezioni di medio termine venissero vinte dai democratici, il Presidente avrebbe grandi difficoltà a rinegoziare il trattato. Ad un livello di analisi più profondo, questa guerra commerciale, condotta con un grado di aggressività mai visto in precedenza, lascia vedere in controluce il declino dell’egemonia americana, costretta ormai ad attaccare anche i suoi più stretti alleati.

David Labica

Traduzione di Ylenia Gironella da Révolution Permanente

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.