Pubblichiamo la corrispondenza operaia di Valentina, una lavoratrice del punto vendita Ottimax di Afragola (Napoli) di cui è stata annunciata l’improvvisa chiusura con trasferimento forzato della forza-lavoro… a Catania!


Molti nella provincia di Napoli, e non solo, hanno letto sui giornali o visto sui social che Ottimax, “il più grande brico italiano” ha annunciato la chiusura del suo punto vendita di Afragola per la fine del mese di febbraio. Io faccio parte dei 67 dipendenti che lavorano attualmente in questo negozio: un posto dove si lavora sei giorni alla settimana, dove si richiedono tranquillamente gli straordinari, come successo sotto Natale, quando l’azienda ci disse di non preoccuparci per tutte queste ore di lavoro (e noi, più che preoccuparci, accumulavamo stress da lavoro), che avremmo “recuperato” con l’anno nuovo. L’anno nuovo, però, ci ha portato un “regalo” molto diverso, cioè l’annuncio della chiusura imminente del punto vendita; a noi la scelta: per mantenere il posto di lavoro, si deve accettare il trasferimento nel punto di vendita di Catania, a centinaia di chilometri di distanza, in condizioni tali per cui è impossibile sia pensare di fare i pendolari, sia di poter vivere e lavorare a Catania e al contempo mantenere le nostre famiglie a Napoli.

Come dipendenti Ottimax di Afragola non avevamo una tradizione di lotta né sindacale: saputa la notizia, siccome si è presentata la UIL per darci sostegno, ci siamo tesserati un po’ tutti così da avere copertura sindacale, ma abbiamo anche formato un comitato di lotta nostro. Abbiamo chiesto all’azienda un tavolo che ci è stato sempre negato, o meglio ci si è solo offerto un incontro negli uffici aziendali a Roma, quando noi vogliamo un vero tavolo sindacale, qui da noi, con rappresentanti del comitato, del sindacato, delle istituzioni. Per avere anche solo la comunicazione ufficiale della chiusura, abbiamo dovuto lanciare lo stato d’agitazione e inviare diverse PEC, ricevendo paradossalmente l’accusa di azione strumentale da parte del sindacato. Al contempo, abbiamo lanciato un presidio giovedì scorso per far partire la nostra mobilitazione pubblica, aperta.

Devo dire che l’ultimo periodo è stato particolarmente controverso per l’Ottimax Afragola: da una parte sono stati praticati sconti del 50-70% (sconti, in effetti, da “fuori tutto”) senza nessuna comunicazione preventiva al Comune; dall’altra, c’è stata una sorprendente nonchalance di fronte al fatto che il negozio era stato rapinato durante la chiusura di inizio anno… che problema c’era: tanto deve chiudere!

Ad ogni modo, Ottimax e il suo presidente, che è anche presidente di Bricofer, ad ogni modo, si erano già distinti per una politica aziendale a dir poco disinvolta: da una parte, nel 2015, dopo 6 mesi dall’apertura del punto vendita, siamo stati messi tutti in contratto di solidarietà; dall’altra, il presidente spendeva e spandeva, aprendo Ottimax di qua e di là, acquistando altre catene di brico e pure la squadra di calcio di Ascoli.

Non è quindi assolutamente una questione di soldi, ma di ricerca sfrenata di profitti. Per questo rivendichiamo il mantenimento dei nostri posti di lavoro ad Afragola, rivendichiamo che nessuna di queste 67 famiglie perda la propria fonte di sostentamento per la fame di soldi dell’azienda.

 

Valentina Avino

La testimonianza di una lavoratrice del presidio Ottimax di Afragola.

Abbiamo portato, come compagni e compagne e con rappresentanti del Movimento di Lotta Disoccupati 7 novembre e del SiCobas, solidarietà e sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori della Ottimax, un magazzino presso il centro commerciale "Le Porte di Napoli" di Afragola, in sciopero a oltranza a seguito di 68 licenziamenti e dell'improvvisa chiusura.Una delle lavoratrici ci racconta le cause, il contesto dello sciopero e la grave situazione in cui si trovano. Licenziamenti, cassa integrazione, il terrorismo è quello del padrone.

Pubblicato da Laboratorio Politico Iskra su Sabato 12 gennaio 2019

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