Un nuovo episodio di potenziale gravissima crisi politica si sta verificando in Venezuela, dopo settimane di pseudo-tregua politica tra l’opposizione borghese golpista capeggiata da Juan Guaidó, autoproclamato “presidente incaricato” e il governo di Maduro.

L’opposizione aveva già chiamato lo scorso 18 aprile in un atto pubblico le forze armate a mobilitarsi per fare cadere Maduro, dopo i tentativi già falliti di golpe promossi con un importante appoggio delle potenze imperialiste.

“Convochiamo tutto il popolo del Venezuela il prossimo primo maggio alla più grande marcia di tutta la storia del Venezuela, a esigere la fine una volta per tutte dell’usurpazione [di Maduro], a esigere una volta per tutte che termini questa tragedia […] Per ottenere un successo, cosa deve succedere? A chi va posta questa esigenza? Già sappiamo che né Maduro né il regime hanno nulla da dare, in primis alle Forze Armate […] che accompagnino la legittima istanza di un popolo che desidera, che ha bisogno, che chiede di vivere” ha dichiarato Guaidó, chiaramente cercndo una sponda tra gli ufficiali e la truppa dell’esercito “bolivariano”. Una strategia golpista basata sull’agenda statunitense e del Fondo Monetario Internazionale per imporre tagli e austerità al popolo lavoratore e ai poveri di tutto il paese.

Nelle prime ore di stamane, Guaidó ha annunciato che “la vecchia famiglia militare ha fatto un passo” per unirsi alla sua causa e imporre “il termine definitivo dell’usurpazione”, chiamando dunque le Forze Armate a fare un colpo di Stato.

La chiamata al golpe è stata appoggiata rapidamente dal senatore repubblicano statunitense Marco Rubio, e dalla destra sudamericana con alla testa Colombia e Argentina.

L’appello golpista è stato lanciato con un video nel quale Guaidó compare insieme a un gruppi di una ventina di militari e al leader di destra Leopoldo López che è stato liberato “per l’occasione” dagli arresti domiciliari per mano di militari dissidenti.

Nel video, che è stato registrato presso la stazione emittente di Altamira, vicino alla base aerea di La Carlota, che funge da quartier generale per il Comando Aviazione Generale, Guaidó invita a portare avanti le mobilitazioni che sono state chiamate per domani.

“La cessazione definitiva dell’usurpazione, è iniziata oggi, per il primo maggio”, dice Guaidó, e continua: “ci sono molti militari … A tutti quelli che ci stanno ascoltando: è il momento, il momento è ora … Stiamo per recuperare la democrazia e la libertà in Venezuela”.

Una “liberazione” dove Guaidó conferma la sua volontà di rimanere alla testa: “Oggi, come presidente del Venezuela, come legittimo capo delle Forze Armate chiedo a tutti i soldati ad unirsi a noi in questa azione, come sempre abbiamo fatto nell’ambito della Costituzione, con una lotta non-violenta”.

Rapidamente il ministro delle comunicazioni, Jorge Rodríguez, ha emesso un comunicato dove afferma che il Governo Maduro “sta affrontando e disattivando” il piano golpista: “informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e disattivando un piccolo gruppo di militari traditori che si sono schierati presso la stazione Altamira per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”.

Si sono pronunciati allo stesso modo alti rappresentanti del governo come il ministro della difesa Padrino López che parlava di “normalità” nelle caserme, così come il procuratore generale della repubblica, mentre Maduro ha deciso di non prendere immediatamente posizione.

 

Gli Stati Uniti e la destra regionale mostrano il proprio appoggio al tentativo di golpe

Gli Stati Uniti ancora una volta hanno esortato le Forze Armate a sostenere la rivolta di Guaidó. Come fa fin dall’inizio, il governo di Donald Trump muove i suoi fili dietro questo tentativo di colpo di Stato.

Così ha fatto il Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, invitando l’esercito a difendere “istituzioni legittime contro l’usurpazione della democrazia”, ore dopo che il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha annunciato che “la famiglia militare” aveva preso posizione in suo favore.

Inoltre, il Segretario di Stato, Mike Pompeo, ha sottolineato in un altro tweet che gli Stati Uniti “assolutamente sostengono il popolo venezuelano nella sua ricerca di libertà e democrazia”.

Sia Bolton che Pompeo sono i principali funzionari di Trump incaricati di promuovere il colpo di Stato, con il quale gli Stati Uniti cercano di riaffermare la propria influenza sulla regione: la destra sudamericana si è rapidamente manifestata a sostegno del nuovo tentativo di colpo di Stato. I governi di Colombia, Argentina, Panama e il Segretario generale dell’OAS (Organizzazione degli Stati Americani) sono stati i primi a inviare il loro sostegno a Guaidó, mostrando il loro allineamento con le politiche dettate da Washington fin dal primo momento. Il presidente colombiano Iván Duque ha chiesto ai venezuelani di unirsi alla “ricerca della libertà” per sfrattare Nicolás Maduro dal potere. “Chiamiamo i militari e il popolo del Venezuela a stare dalla parte giusta della storia, rifiutando la dittatura e l’usurpazione di Maduro”, ha detto Duque sul suo account Twitter.

Dal governo argentino, l’uscita di Leopoldo López è “accolta con aspettativa”. Il ministro degli Esteri argentino Jorge Faurie ha affermato che “l’Argentina saluta con aspettativa” la liberazione del leader dell’opposizione venezuelano Leopoldo López da parte dei soldati contrari a Nicolás Maduro.

Da parte sua, il segretario generale dell’OAS, Luis Almagro, ha sostenuto oggi “l’adesione” dell’esercito venezuelano a Guaidó. Almagro ha reagito così alla “definitiva cessazione dell’usurpazione” annunciata da Guaidó, il quale assicura che i militari hanno deciso di unirsi a lui per ripristinare la democrazia in Venezuela.

“Accogliamo con favore l’adesione dei militari alla Costituzione e al Presidente in carica del Venezuela”, ha detto Almagro su Twitter, “Abbiamo bisogno del massimo sostegno per il processo di transizione democratica in modo pacifico”.

Dall’Unione Europea, che ha ripetutamente espresso il proprio sostegno al colpo di Stato promosso dagli Stati Uniti e della destra venezuelana, ha affermato di seguire gli eventi e ribadire la propria richiesta di nuove elezioni.

“Ribadisco la posizione che abbiamo tenuto per molto tempo perché si tengano nuove elezioni presidenziali in Venezuela”, ha detto la portavoce della comunità Maja Kocijancic alla conferenza stampa quotidiana della Commissione europea.

Al momento l’azione non sembra avere avere per davvero una maggioranza nelle caserme, e gli stessi soldati che circondano Guaidó nel video hanno le divise della Guardia Nazionale e non dell’aviazione, come ci si aspetterebbe nel caso di truppe stanziate alla base aerea di La Carlota.

Mentre Guaidó ha chiamato al golpe da una base militare per lui “sicura”, il governo ha radunato contingenti per difendere il palazzo presidenziale, prendendo evidentemente sul serio la minaccia di golpe.

La sinistra indipendente dal chavismo rivendica il ripudio del tentativo di golpe. Ángel Arias, leader della LTS venezuelana, ha dichiarato: “Rifiutiamo questo nuovo tentativo di colpo di Stato, senza implicare alcun sostegno per Maduro; respingiamo il colpo di Stato pro-yankee che cerca di imporre un piano di ricolonizzazione, abbiamo bisogno di un’alternativa dei i lavoratori”.

Ancora una volta dobbiamo ripudiare e respingere questo nuovo tentativo di colpo di Stato, che non implica il sostegno o l’appoggio politico di Maduro, come ha indicato la Frazione Trotskista nella sua presa di posizione contro i tentativi golpisti.

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.