In Svezia, la festa dei lavoratori è stata celebrata dai nazisti con il permesso di sfilare e tenere un comizio pubblico. I più democratici direbbero che la socialdemocrazia svedese ha garantito la libertà di parola e di espressione anche ai nazisti, altri, concependo la sostanziale distanza ideologica tra i concetti di democrazia e di dittatura direbbero che “È facile essere nazisti in uno stato democratico! Prova ad essere democratico in uno stato Nazista!”.

Noi invece, concependo la prima come democrazia borghese, ossia dittatura falsamente democratica della classe dominante, e la seconda come estremo strumento della borghesia che si va scatenando quando più gli è comodo, non possiamo che opporci ad entrambe le idee, ad entrambe le sovrastrutture. Tant’è che il fantomatico stato democratico -seppur formalmente anti-fascista/nazista- sostanzialmente concede ai suoi figli reazionari tutto ciò che è possibile concedere in determinate fasi storiche: dal loro utilizzo contro i lavoratori nelle fasi di ascesa rivoluzionaria fino al loro ripudio quando il quadro economico è in ripresa ed occorrono le “libertà democratiche” come plebiscito nei confronti dei lavoratori, soggetti passivi che acconsentono democraticamente alle più reazionarie leggi antioperaie.

Quello del Primo Maggio svedese, dunque, è uno di quei casi emblematici in cui “democrazia e dittatura” si scambiano un segno di pace, di seguito descritta dal nostro corrispondente dalla Svezia.


I media hanno parlato di 250 nazisti e 500 contro-manifestanti. In verità le teste pelate vestite di un bianco imbarazzante erano, per fortuna, non più di 100/150 e i contro-manifestanti almeno un migliaio.

La parata neonazista del Nordiska Motståndrörelsen (”Movimento di Resistenza Nordico”), un movimento che si ispira al partito nazista degli inizi della carriera di Hitler, si è tenuta oggi a Kungälv, un piccolo comune a 20 km da Göteborg, sulla costa Ovest della Svezia. Un importante precedente della stessa pagliacciata era stato il Novembre di due anni fa, quando il NMR sfilò al centro di Göteborg, incontrando anche in quel caso una dura resistenza degli antifascisti. Questa volta però i neonazisti in cravatta hanno deciso di osare di più e scegliere, provocatoriamente, il primo maggio.

Mentre nel centro di Göteborg la sinistra riformista “mainstream” di Vänsterpartiet organizzava i suoi banchetti celebrativi, a Kungälv moltissimi attivisti e attiviste di un ampio spettro della sinistra radicale (con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni) si sono ritrovati per un corteo di resistenza, con lo scopo di impedire la marcia delle camice “bianche”. Il tentativo è in realtà fallito in quanto i nazisti hanno avuto il permesso di sfilare, difesi dalla polizia a cavallo.

La polizia non ha ceduto nemmeno quando i nazisti sono entrati nella piazza per tenere il loro comizio – “cerimonia”: alcuni antifascisti hanno tentato di sfondare il cordone entrando in contatto con la celere. Alla fine del comizio, quando i nazisti sono usciti dalla piazza in una seconda parata finale la polizia, che aveva abbassato la guardia nel frattempo sottovalutando la piazza antifascista, si è vista sfondare il debole cordone diverse volte e ci sono stati dei contatti tra gli antifascisti e i nazisti (lanci di petardi, bottiglie di plastica e acqua). Tuttavia in questa fase del corteo la polizia ha bloccato 25 persone.

Se i liberali osano equiparare i nazisti alla “violenza degli antifascisti” e i socialdemocratici li lasciano sfilare in grottesche parate per le città svedesi mentre li foraggiano indirettamente attraverso le loro politiche di attacco ai diritti dei lavoratori, i giovani, i precari, gli studenti e i lavoratori più combattivi non si lasciano intimidire e osano protestare contro l’esistenza dei nazifascisti nelle loro strade.

 

Corrispondente dalla Svezia
Matteo Iammarrone

Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.