Dauno Tótoro, storico e dirigente del Partido de Trabajadores Revolucionarios (PTR) del Cile, invita a confrontarsi con la politica del governo di Gabriel Boric di riconciliazione e unità nazionale di fronte alla commemorazione del colpo di Stato dell’11 settembre, di cui oggi cade il cinquantesimo anniversario.


Il governo di Gabriel Boric ha pubblicato la sua agenda politica e legislativa per il 50° anniversario del colpo di Stato militare. Siamo critici nei confronti di questa agenda, perché in termini di diritti umani è insufficiente, non cerca di rompere i patti di silenzio, non fa progressi sulla chiusura della prigione di Punta Peuco, dove i repressori condannati per crimini contro l’umanità godono di una detenzione privilegiata.


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Ma l’aspetto più preoccupante della politica del governo in vista del 50° anniversario è che sta facendo un vero e proprio lifting alla destra.

Tutto questo accade mentre la destra è all’offensiva, proponendo il suo bilancio storico e cercando di far ricadere la responsabilità per il colpo di Stato sulla sinistra, i lavoratori e l’organizzazione popolare, parlando di “rottura istituzionale”, ponendosi demagogicamente come difensori della democrazia. In cambio, nonostante la coalizione di destra Chile Vamos si sia rifiutata di firmare la dichiarazione e ne abbia pubblicata una di proprio pugno, il governo ha offerto loro il modo di continuare a lavare la propria immagine e li ha invitati a La Moneda, la sede dell’esecutivo, per commemorare questa data.

Nessun accordo o dichiarazione potrà cancellare la storia e il ruolo politico svolto dalle destre: sono state complici del colpo di Stato, hanno pianificato, insieme alle grandi imprese, all’imperialismo e ai militari, il freddo e metodico massacro della classe operaia organizzata più avanzata e consapevole dell’America Latina dell’epoca.

Offrire loro oggi di firmare una dichiarazione di accordo comune non è altro che permettere loro di cancellare le proprie responsabilità. Ma non si tratta solo della loro storia, bensì del presente, di ciò che la destra rivendica oggi. Quando il 22 agosto i Repubblicani, la formazione di estrema destra di José Antonio Kast, e Chile Vamos, la tradizionale coalizione di destra guidata da Sebastián Piñera, hanno letto la bozza dell’Accordo che fu votato 50 anni fa e che servì come giustificazione politica per il colpo di Stato, il messaggio della destra è stato chiaro. “Questo è ciò che abbiamo fatto, lo rivendichiamo e siamo pronti a ripeterlo”, hanno detto a tutto il paese.

Non per niente il consigliere costituzionale dei repubblicani, Luis Silva, considera Pinochet uno statista, non per niente hanno cercato di giustificare il colpo di stato militare e persino di rivendicare la nefasta eredità della dittatura stessa. Di fronte a questo scenario, ci chiediamo: cosa pensa il Partito Comunista del suo governo, del suo ruolo 50 anni dopo il colpo di Stato, della linea che sta seguendo?

Vogliono ora la riconciliazione? La riconciliazione con la destra criminale? Con i militari, che mantengono i loro patti di silenzio, i cui generali vanno a trovare gli assassini di Victor Jara, come è successo con il generale Iturriaga? Vogliono ora l’unità, un “paese unito”?

Questa dichiarazione e questa farsa di discorso di unità che hanno sollevato, non è altro che una farsa di fronte a un paese che è diviso! Questa divisione esiste e non cesserà di esistere! È una divisione profonda che non finirà con una firma, una dichiarazione o delle buone intenzioni.

Questa divisione esiste fino a quando ci sarà l’impunità per i criminali, fino a quando rimarrà in vigore l’opera economica e sociale della dittatura, fino a quando i grandi imprenditori che si sono arricchiti saccheggiando le aziende pubbliche, mentre venivano torturati, giustiziati e fatti sparire, continueranno a godere dell’impunità e a trarre profitto dalla ricchezza del paese.

Continuerà a esistere finché una piccola minoranza vivrà a costo dello sfruttamento e dell’oppressione della grande maggioranza, saccheggiando l’ambiente, in questa pantomima della democrazia in cui il popolo lavoratore può dire la sua solo una volta ogni quattro anni alle urne, mentre i grandi imprenditori e i loro politici legiferano ogni giorno. La destra continuerà a difendere questa divisione. Ecco perché non ci può essere alcuna riconciliazione con loro.

D’altra parte, per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, è chiaro che i patti di silenzio sui crimini della dittatura servono a proteggere i criminali. Ma servono anche a nascondere le modalità di funzionamento del terrore di Stato, che verrà applicato nuovamente quando il suo potere e l’ordine del grande capitale saranno messi in discussione dalla forza e dall’organizzazione dei lavoratori. Non possiamo essere ingenui. Finché esisterà lo Stato capitalista, l’amministratore delle grandi imprese, e finché questo ordine verrà messo in discussione, cercheranno di applicare nuovamente il terrore.

E questa repressione, su una scala diversa e con un’intensità diversa, ha continuato ad essere applicata durante la transizione e continua ad essere applicata oggi con la militarizzazione del territorio Mapuche, al confine settentrionale, nella legge del grilletto facile.

In questo contesto, a 50 anni dal colpo di Stato, rivendichiamo l’intera generazione di lavoratori che si sono messi a lottare per il socialismo, come i lavoratori dei cordones industriales, molti dei quali hanno iniziato a vedere come la strategia di Allende e dell’Unione Popolare stesse portando a un vicolo cieco, cercando un accordo con i democristiani e i militari e disarmando e reprimendo il popolo. Rivendichiamo quella generazione di giovani, donne, abitanti dei quartieri popolari e lavoratori che abbracciarono la militanza rivoluzionaria e diedero la loro vita per affrontare la dittatura.


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Non accettiamo la farsa della conciliazione sociale. Non ci riconciliamo. Non perdoniamo e non dimentichiamo. Affronteremo gli eredi di Pinochet nelle strade, riprendendo il meglio della tradizione combattiva e libertaria della classe operaia e del popolo. Questo è il nostro più grande omaggio, a 50 anni dal colpo di stato, ai caduti.

 

Dauno Totoro

Dauno Totoro

Dirigente del Partido de Trabajadores Revolucionarios (PTR), vive a Santiago del Cile.