Il contesto storico

Tra il 1936 e il 1943 sentir parlare di telefoni bianchi era la quotidianità, soprattutto per i lettori di riviste come Cinema o Bianco e nero. Perché un’intera corrente cinematografica dovrebbe identificarsi in un comunissimo oggetto come un telefono bianco? Storicamente parlando, negli anni ’30 il telefono bianco era sinonimo di benessere economico, era un prodotto sempre presente nelle case dell’alta borghesia. Negli anni ’30, mentre in Italia l’onda fascista si prefissava di ricostruire “l’impero”, negli USA i produttori di Hollywood tentavano di cacciare via gli spettri del crollo finanziario del 1929, portando sui grandi schermi la Screwball commedy (in Italia tradotta come commedia sofisticata). Questo rinomato filone cinematografico diviene l’erede delle slapstick commedy, un erede il cui scopo è quello di eliminare i canoni creati dal filone precedente, per far nascere nuovi eroi e, soprattutto, nuove eroine. Se nel genere screwball il perno centrale dell’interno film era la gang o il linguaggio del corpo (soprattutto maschile), nel genere slapstick la protagonista assoluta è colei che Scott Fitzgerald battezzerà come flapper. La flapper è una donna indipendente, regina assoluta dell’alta borghesia americana, libera (ma non troppo) dalle asfissianti catene dell’amore coniugale. Ovviamente la figura femminile è strettamente collegata con il secondo elemento che caratterizza il genere screwball: il glamour. Le donne borghesi americane, possono permettersi abiti costosi e case arredate con un mobilio che assume le forme della nascente arte del design.
In Italia, invece, la cinematografia stava rinascendo lentamente e non disponeva dell’ingente capitale che possedeva Hollywood. Tuttavia, da sempre la cultura di massa europea ha spiato e tentato di imitare un certo tipo di cultura americana. Nel 1936, l’Italia investe le prime somme di denaro per produrre una screwball commedy all’italiana, il cui seguito viene da subito denominato
cinema dei telefoni bianchi. Questo tipo di commedia era, tuttavia, opera di sceneggiatori ungheresi e anche le riprese stesse della pellicola avvenivano in Ungheria. I temi trattati nel cinema dei telefoni bianchi comprendevano l’adulterio, pratiche di divorzio e altre dinamiche sentimentali e di relazione. Si tratta della prima commedia all’italiana, che mette in scena argomenti vietati dalla censura fascista. Allora perché questo genere cinematografico risulta essere un tipo di cinema fascista? Sfortunatamente, per quando concerne l’utilizzo sfrenato dei media, Benito Mussolini si è sempre dimostrato un professionista, o meglio, un uomo che aveva ben fiutato le potenzialità del cinema, anche di una singola scena. I film dei telefoni bianchi, soprattutto quelli diretti da Camerini e Blasetti, furono finanziati dal regime, non girati in territorio italiano, ma pregni di una falsa realtà. Dalle screwball commedy, Camerini e Blasetti rubano le scenografie e l’utilizzo del design, spostando l’attenzione dalla figura femminile al rapporto uomo-donna e alla gestione di giornate tipo della ricca borghesia italiana. Lo scopo principale di queste produzioni era quello di negare la povertà in cui viveva la gran parte della popolazione italiana. L’universo ricreato in questo tipo di pellicole è solo un’utopia il cui compito era solo quello di convincere i più poveri (quindi la maggior parte della popolazione) che le scelte politiche del regime avevano abolito la povertà per gran parte delle persone.

 

I nuovi telefoni bianchi

Al giorno d’oggi, ovviamente, non possiamo più parlare di telefoni bianchi e non possiamo nemmeno più analizzare una specifica corrente cinematografica. Il cinema ha subito varie fasi storiche e sviluppato tecniche differenti, pronte per essere applicate a temi sociali che si riferiscono a questo nostro ventunesimo secolo. Dopo l’avvento della televisione e dello streaming, il cinema ha iniziato a ricoprire un ruolo differente, e la grande influenza ideologica che avrebbe potuto avere fino a quarant’anni fa oggi non è più possibile: televisione e siti di stream-tv sono i media più utilizzati e ricercati. Concentrandoci sul panorama cinematografico e televisivo del “contemporaneo italiano”, possiamo affermare di aver passato un altro ventennio (quello del berlusconismo) che ha anestetizzato la gran parte degli spettatori, proponendo programmi di scarsa qualità e producendo film demenziali che in molti hanno osato definire “nuova commedia all’italiana”. Nel 2019, a quasi dieci anni dalle dimissioni di Berlusconi e nel contesto di un più basso share di molti programmi Mediaset, possiamo guardare indietro e valutare i risultati avuti sul presente. Negli anni ’90 del secolo scorso non abbiamo avuto telefoni bianchi in raffinate camere e nemmeno quel tipo di borghesia “acculturata” che, in definitiva, ne garantiva quel famoso discreto fascino. I protagonisti delle commedie demenziali erano (e, ahimè, sono) quella fetta di popolazione di borghesi arricchiti da poco o possidenti medio-piccoli che investono denaro in vacanze lussuose, in donne o in scommesse sportive. Il senso di raffinatezza che pervadeva le pellicole dei telefoni bianchi viene meno, perché i ricchi delle contemporaneità eccedono in tutto fino alla nausea e fino a toccare un “lusso” che di artistico non ha più nulla. Quando si parla di un “lusso artistico”, ci si riferisce all’utilizzo di un tipo di design che negli anni ’30 ha origine da una delle più grandi e note scuole d’arte del ‘900: le Bauhaus. La scuola fondata da Walter Gropius aveva lo scopo di unire arte, architettura e artigianato per distruggere un certo divario artistico e sociale storicamente esistente tra artista e artigiano. Di conseguenza i lavori di design creati fondevano questi due mondi, abbattendo ogni divario sociale. L’artigiano entrava prepotentemente anche nelle case dei ricchi, donando a quel tipo di lusso un senso di raffinatezza e riservatezza, ma, soprattutto, con una carica di contestazione rispetto agli steccati di classe tradizionali nell’arte. Nel nostro 2019, in cui si tende ad eccedere in tutto, la timidezza e la raffinatezza paiono essere morti, poiché ogni situazione (che sia storica, politica o privata) portata fino al suo limite, finisce per mutare in qualcosa di incontrollabile e orribile. Oggi non abbiamo telefoni bianchi, ma abbiamo reality show, talk show e film a basso costo (se non economico, sicuramente per quanto riguarda lo sforzo artistico-intellettuale) pieni di mille oggetti costosi e cibi raffinati, abbiamo quella pervasiva società dei consumi che ha preso il posto di un piccolo telefono bianco.

 

Sabrina Monno

Nata a Bari nel febbraio del 1996, laureata presso la facoltà DAMS di Bologna e studentessa presso Accademia Nazionale del Cinema, corso regia-sceneggiatura. Lavora prevalentemente in teatro, curando reading di lettura e sceneggiature.