Sono “misure drastiche”, per usare le parole del presidente Sanchez, quelle annunciate lo scorso sabato dal governo Socialisti-Podemos. Lo stato d’allarme, in vigore per 15 giorni con possibili proroghe, dà facoltà al governo centrale e in particolare ai ministri della Difesa, dei Trasporti, degli Interni e della Sanità, di attuare misure di carattere straordinario. Tra queste ci sono una serie di restrizioni “all’italiana”, quali il divieto di spostarsi dalla propria abitazione se non per motivi di lavoro e di salute, per assistere persone a carico, per raggiungere la propria residenza abituale o, ancora, per l’acquisto di medicinali e cibo, anche per animali. Tali restrizioni si accompagnano alla chiusura di scuole e università e di tutte le attività commerciali salvo supermercati e farmacie, quindi anche dei luoghi destinati ad attività sportive, artistiche e di svago.
Ciò che può colpire maggiormente sono tuttavia misure di natura straordinaria quali la possibilità, da parte di governo e ministeri (ma lo stesso vale anche per alcune autonomie locali), di confiscare strutture della sanità privata, con relativo personale, e di metterle al servizio della sanità pubblica per contenere l’emergenza. Ciò si estende ad ogni tipo di spazio, bene o risorsa ad eccezione delle abitazioni private, quindi anche ad alberghi e strutture di vario genere. Alle aziende che possiedono o sono in grado di produrre equipaggiamento o presidi sanitari come ad esempio guanti, mascherine chirurgiche, farmaci e kit diagnostici è stato dato invece un termine improrogabile di 48 ore per informarne le autorità, pena sanzioni pecuniarie.
Un altro ordine di provvedimenti riguarda le assunzioni straordinarie di personale sanitario per compensare l’assenza dei lavoratori infetti o in quarantena ma anche, va detto, la fragilità di un sistema sanitario che, alla stregua di quello italiano, è stato colpito negli anni da tagli e austerity. Gli studenti che non hanno ancora conseguito l’esame di specializzazione potranno essere assunti, in via temporanea, assieme a chi ha conseguito un titolo di specializzazione al di fuori dell’Unione Europea.
Celebrate da parte della sinistra italiana come un modello da seguire, le misure spagnole portano in realtà alla luce molte contraddizioni. Da un lato Sanchez ha operato tagli alla sanità conformemente al trend degli ultimi quindici anni; dall’altro le assunzioni di nuovo personale hanno carattere temporaneo ed eccezionale. All’attuale emergenza, insomma, potrebbero non seguire politiche di ripotenziamento della sanità, nonostante anni e anni di tagli abbiano reso l’emergenza ancora più disastrosa e nonostante, anche prima del coronavirus, tali tagli provocassero morti e disagi.
Le stesse politiche di requisizione e “nazionalizzazione” provvisoria devono farci riflettere. Se davvero, per far fronte ad una crisi, bisogna agire in parziale contraddizione con i fondamenti del modello sociale e produttivo della nostra società, questo vuol dire che anche in tempi “di pace” tale modello è del tutto inadeguato a rispondere ai bisogni di una comunità. D’altra parte un dato politico importante sarà la corresponsione o meno di un indennizzo ai privati, che darebbe a queste politiche una connotazione molto meno radicale e anzi finirebbe per pesare sulle spalle dei lavoratori spagnoli con nuovi tagli.
La contraddizione forse più grande, del resto, riguarda la non sospensione delle attività lavorative, spesso anche di aziende che non producono beni e servizi di prima necessità. Se consideriamo che nei posti di lavoro le norme di sicurezza non vengono sempre rispettate pienamente e che, oltre a questo, per raggiungere il posto di lavoro spesso è necessario ricorrere ai trasporti pubblici, risulta evidente che l’intenzione di limitare i contagi a volte si può fermare laddove si presenta quella di garantire i profitti di quei padroni che sono, da sempre, i veri beneficiari delle istituzioni borghesi. D’altra parte pensare che possano essere i fondi pubblici a coprire una tale manovra vorrebbe dire, soprattutto in tempi di tagli e austerity, inaugurare una nuova stagione di tagli selvaggi, licenziamenti e attacchi al mondo del lavoro anche peggiore di quella che viviamo. Per evitare che questa crisi sanitaria siano i lavoratori a pagarla noi rivendichiamo invece la chiusura di tutte le attività economiche, a eccezione di quelle necessarie per i bisogni fondamentali della popolazione, con pieno pagamento del salario a tutti i lavoratori a spese delle aziende.
Alessandro Ventura
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